veglia_missionaria28 ottobre 2012

Il Vicario Generale Delpini ha consegnato il Crocifisso a diciotto partenti

Missionari ambrosiani «Conquistati dall’amore»

 

La Giornata Missionaria, nell’Arcidiocesi di Milano, non viene celebrata la terza domenica di ottobre, in quanto coinciderebbe con la Dedicazione della Chiesa Cattedrale, ma la settimana successiva; per questa ragione, slitta anche la Veglia Missionaria Diocesana, che quest’anno si è tenuta sabato 27 ottobre e aveva come titolo «Conquistati dall’amore».
È stata una celebrazione vissuta nel segno della “pluriformità nell’unità” più volte auspicata dall’Arcivescovo, il cardinal Angelo Scola, assente a causa degli ultimi lavori del Sinodo dei Vescovi. I fedeli delle sette zone pastorali in cui la Diocesi è divisa si sono ritrovati, intorno alle 19:45, in tre chiese del centro di Milano (Sant’Alessandro, Santa Maria della Scala in San Fedele e la Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore), dove hanno ascoltato le testimonianze di alcune persone che si sono lasciate interrogare la vita dall’incontro con l’amore di Dio incarnatosi in Gesù e hanno vissuto su di sé le esortazioni che l’apostolo san Pietro rivolge nella sua prima lettera (1 Pt 3, 8-18). Questo primo momento si è concluso quando i presenti sono stati invitati a mettersi in cammino verso la Cattedrale, simboleggiando così i credenti in cammino per la “città dell’uomo” per la quale la Chiesa ha da sempre provato simpatia, come ribadito durante il Concilio Vaticano II.
Quando tutti i partecipanti hanno preso posto nel Duomo, alcuni rimasti perfino in piedi, ha avuto inizio il momento comune, presieduto dal Vicario Generale, Sua Eccellenza monsignor Mario Delpini. Dopo la festosa intronizzazione dell’Evangeliario, con una colorata processione, è stato proclamato il brano che racconta l’incontro fra Gesù e la donna samaritana (Gv 4, 5-42). Il brano non è stato scelto a caso: papa Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, lo cita come esempio di come gran parte dell’umanità «debba essere invitata e condotta al pane di vita e all’acqua viva, come la Samaritana che si reca al pozzo di Giacobbe e dialoga con Cristo».
Monsignor Delpini, nella sua riflessione, ha ripreso il Vangelo esprimendo la propria gioia nell’avere, di fronte a sé, delle persone che non si sono fermate alle domande e non hanno avuto paura di annunciare il dono che avevano ricevuto. Si trattava dei diciotto missionari partenti: quattro sacerdoti “fidei donum”, due sacerdoti religiosi di Istituti Missionari, tre religiose e altrettante coppie e donne laiche. Tutti loro, mentre il coro «Elikya» del Centro Orientamento Educativo (COE) di Barzio intonava un particolare arrangiamento dello «Shemà Israel», il canto con cui si apre la liturgia dello “Shabbat” ebraico, hanno ricevuto il Crocifisso, che il rito del Mandato Missionario definisce suggestivamente «il compagno indivisibile delle vostre fatiche apostoliche; il vostro sostegno nei pericoli e nelle difficoltà; il vostro conforto nella vita e nella morte; l’Amore della vostra vita».
Proprio l’Amore ha spinto, ad esempio, don Giacomo Pezzoni a partire per il Nicaragua dopo quattordici anni già trascorsi in terra di missione; le Piccole Apostole di Gesù suor Faustine Bahayimana e suor Denise Barembemba, che poco meno di due mesi fa avevano compiuto la loro Professione Perpetua in quello stesso Duomo, a dirigersi rispettivamente verso il Brasile e il Nepal; don Maurizio Cuccolo, uno dei “fidei donum”, che ha dichiarato ai microfoni del magazine d’informazione religiosa “La Chiesa nella città” di essere deciso a partire non per fuggire, ma per servire.
Così, dunque, i missionari s’impegnano a vivere pienamente il dono della fede. Ad accompagnarli, l’amicizia di quanti restano nelle loro terre d’origine e che pregano sicuramente con parole simili a quelle citate dal Santo Padre e composte dal Beato John Henry Newman: «Accompagna, o Signore, i tuoi missionari nelle terre da evangelizzare, metti le parole giuste sulle loro labbra, rendi fruttuosa la loro fatica».

(Emilia Flocchini)