ORIENTARSI - Mondo Voc novembre-dicembre 2014                                        Torna al sommario

 

 

UNA CHIESA DI PIETRE VIVE

«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»

Una riflessione dal Vangelo di Matteo


La professione di fede la può fare solo un discepolo. Ma la fede è dono del Padre. Pietro, per mandato di Cristo, è la pietra che dà solidità alla Chiesa


di Graziano Ghisolfi

 

Ges_e_i_discepoliÈ certamente curioso che Gesù scelga Cesarea di Filippo, una città pagana del nord, praticamente ai margini d’Israele, per porre ai suoi discepoli una domanda cruciale: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Risposero: Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti» (Mt 16,13-14).

Sembra che Gesù conosca già il risultato del sondaggio, che cioè la gente non riconosce in Lui il Figlio dell’uomo. Ai nostri occhi potrebbe sembrare uno smacco. Con tutto quello che aveva già fatto (miracoli, guarigioni, predicazione) si sarebbe già dovuto capire che Lui non era un uomo qualunque. Ma quello che gli sta veramente a cuore non è tanto il pensiero del popolo, quanto quello dei “suoi”: «Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,15-16)».


 

La fede dei discepoli

Ecco quello che interessa veramente a Gesù: la professione di fede (perché di questo si tratta) dei suoi discepoli. Lo spazio in cui poteva risuonare una simile dichiarazione non poteva essere quello della gente comune, che oggi ti ascolta e domani ti volge le spalle (non sarà forse questo il motivo per cui Gesù se ne allontana fisicamente andando in una città pagana?). Questa professione di fede la può fare solo un discepolo. Questo è lo spazio vero del credere: quello in cui c’è la possibilità di ascoltare e capire non con le proprie forze, ma con l’aiuto di Gesù Maestro e con l’aiuto del Padre che i rivela ai piccoli.

 

 

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La fede della Chiesa

In Mt 11,25-26 possiamo trovare questa preghiera di Gesù: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza». Ora ne abbiamo la conferma in un fatto concreto. Le parole «che ha pronunciato Simone, figlio di Giona … le ha espresse con la propria lingua, con una profonda e sentita convinzione, ma esse non trovano in lui la loro fonte, la loro sorgente … perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli (Mt 16,17). Queste erano parole di fede» (Giovanni Paolo II).


 

La fede non nasce dalla debolezza umana, senso dell’espressione né carne né sangue. La fede è un dono del Padre. Con le proprie forze si può constatare e dire qualcosa su Gesù, ma si è Chiesa solo quando si è parte di quella comunità in cui si rivela il Padre, nella quale con Pietro si può dire a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Quel popolo che si dice “Chiesa” non si definisce in base a un territorio, a una razza o a una ideologia, ma unicamente in base alla fede in Gesù.


 

«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»

consegnachiavi3Senza accorgercene siamo passati da un discorso cristologico a uno ecclesiologico. Sono così legati che non si può parlare di Gesù senza parlare della Chiesa e viceversa. In Matteo, poi, il discorso sulla Chiesa è qui legato alla funzione di Pietro. Le parole di Gesù dicono così: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa (16,18a)». Pietro appare come un masso roccioso messo a fondamento e Gesù come il costruttore. A questo punto possiamo chiederci in che cosa Pietro diventa pietra, fondamento dell’edificio costruito da Gesù, perché la Chiesa non è opera dell’uomo, ma di Dio (Mt 21,42). Ebbene, non lo è per la sua debolezza umana che, certo, non può offrire garanzie, ma nella confessione della fede che si manifesta in lui come dono del Padre. Quella di cui parla Gesù non è una pietra qualsiasi, ma di quella roccia su cui poggia l’edificio, senza la quale sarebbe come una casa costruita sulla sabbia, destinata alla rovina (Mt 7,26-27). A Pietro è quindi affidata una missione che serve alla solidità, alla sicurezza della Chiesa.


 

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Gesù costruisce la Chiesa

Ma quale sicurezza abbiamo noi che Pietro in questa sua missione non agirà secondo la debolezza umana? L’Evangelista Matteo riporta la promessa di Gesù: «A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli (Mt 16,19)» cioè da Dio. La nostra sicurezza è pure nelle parole di Gesù: «e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa (Mt 16,18b)». È chiaro, perché la morte non ha più potere su Gesù Risorto (Rm 6,9), e perciò non può distruggere quello che egli fa. Gesù, infatti, è sempre in azione come costruttore della Chiesa, come continuatore dell’annuncio del Regno, a cui ora in modo visibile si affianca Pietro, al quale vengono affidate le chiavi del Regno, cioè (è il senso dell’immagine “chiavi”) un potere decisionale nella missione di quell’annuncio che è di tutta la Chiesa.


 

Il grande edificio della Chiesa

Pietro, dunque, è il primo dei discepoli, il primo di quella piccola cerchia di persone che hanno investito tutta la loro vita nel seguire Gesù di Nazareth. Di questo gruppo Pietro è la pietra che dà solidità a tutte le altre pietre del grande edificio che è la Chiesa: pietre vive che ancora oggi scelgono con determinazione e perseveranza di seguire il Maestro, costi quello che costi.

 

 

 

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