ORIENTARSI - Mondo Voc aprile 2014 Torna al sommario
Un modo concreto per sostENERE lE vocazionI
La Vocazione è… saper “Sovvenire”
Una lettura etimologica del messaggio promozionale legato all’8x1000
Un’inedita lettura in prospettiva vocazionale dell’8xmille, con la parabola del Buon samaritano a fare da guida e “dieci nuovi comandamenti” a illuminare la solidarietà dei credenti.
di Nico Dal Molin
Un aiuto importante per capire la ricchezza di parole che spesso noi usiamo e di cui non sempre apprezziamo la preziosità e la ricchezza di significato, ci può venire dalla ricerca della loro etimologia, facendo emergere il loro primitivo e originario significato. È il caso della Parola “sovvenire”. Essa deriva dal verbo latino “subvenire”, che significa «venire in aiuto, soccorrere; sopraggiungere»; quasi un curvarsi, un andare sotto, per fare da spalla a qualcuno che ha bisogno di essere sorretto e accompagnato.
C’è poi un secondo significato, assai interessante da recuperare: la parola “sovvenire” può significare anche «venire in mente, tornare alla memoria», dove l’accostamento alla parola francese «souvenir», cioè «ricordo», è davvero immediato.
Questi due aspetti, profondamente connessi tra loro, sono anche due interessanti opportunità per interpretare, in chiave vocazionale, l’impegno della promozione del “sovvenire”, attraverso la raccolta delle adesioni all’8xmille a favore della Chiesa Italiana. Questa quota, stabilita in base alle scelte dei contribuenti, è stata introdotta da una legge del 20 maggio 1985, in attuazione del Concordato del 1984 tra Repubblica Italiana e la Santa Sede.
“Venire in aiuto”
Come non fare riferimento alla parabola, molto vocazionale, del “buon samaritano”? (Lc. 10,30-37).
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico...” Seguono poche righe, in uno dei racconti più brevi al mondo e forse più belli, in cui è condensato il dramma e la soluzione di tutta la storia umana. Un uomo: non sappiamo il suo nome, ma possiamo immaginare il suo volto: ferito, colpito, con i segni del terrore e del sangue, la faccia a terra. Questo è il volto dell’uomo di sempre. Il mondo intero passa per quella strada che va da Gerusalemme a Gerico e nessuno può dire: io faccio un'altra strada; nessuno può dirsi estraneo alle sorti dell’umanità.
In questo racconto l’evangelista Luca intesse una trama composta da dieci verbi, che sono una reale “full immersion” nelle dinamiche dell’Amore, che sa prendersi cura di qualcuno: “Lo vide, si mosse a pietà, si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò... fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò..”. Sono questi i dieci nuovi comandamenti che Gesù propone, perché l’uomo sia veramente uomo e la terra possa essere abitata da “prossimi” e non da nemici o avversari da combattere.
Sovvenire e Vocazione: il senso del ricordo e della memoria
Uno dei drammi del nostro tempo, ben presente anche in tanta parte della letteratura contemporanea, è il vuoto disorientante del non sapere più chi sono Io. Il filosofo Martin Heidegger (1889-1976) definiva tutto ciò con l’immagine della “spaesatezza”.
Questo comporta una modalità di vita condizionata da una costante “amnesia”, vissuta come dissociazione in vari aspetti della vita stessa: tra pensare e sentire; tra ambiti di vita percepiti come rigidi compartimenti stagni; tra IO e l’ALTRO in una frattura profonda tra la propria storia personale e la tradizione culturale in cui siamo cresciuti e alla quale dovremmo attingere.
Sono questi momenti di sofferenza e di profonda confusione interiore, dove risulta difficile riannodare le fila della propria esistenza, in cui diviene un evento di Grazia incontrare qualcuno che si prende cura di noi e ci “sovviene”, ci aiuta a fare memoria dell’entusiasmo della partenza o – come direbbe il libro di Apocalisse 2,4 nel messaggio alla chiesa di Efeso – a ritrovare “la gioia del nostro primo Amore!”.
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