ATTUALITÀ - Mondo Voc gennaio 2014                                           Torna al sommario

 

 

CELEBRARE CANTANDO, Sì … MA BENE

Errori ed orrori dell’animazione liturgica musicale

Cosa non fare quando si canta la messa


Non tutti forse ne sono consapevoli, ma l’animazione musicale durante le celebrazioni è spesso, in molte parrocchie italiane, costellata di pecche che rischiano di impoverire il rito e renderlo inadeguato. Non basta la buona volontà per cantare e suonare durante la messa. Servono competenza e preparazione perché quell’animazione è preghiera ed è per Dio.

 

di Novella Caterina


coro_e_chitarrePer molti l’Ave Maria di Schubert intonata in chiesa durante un matrimonio, al momento della comunione, è imprescindibile. Altri ancora, nella Messa, giudicano coinvolgenti le canzonette accompagnate con la chitarra e i battiti di mani, stile scout intorno al fuoco nei campi estivi. Questa però non è animazione musicale liturgica. Sono solo errori, frequenti e da penna blu, che sarebbe il caso evitare perché la musica che si suona durante una celebrazione non è un semplice riempitivo, non è spettacolo, ma preghiera. Ecco perché un’Ave Maria durante la comunione non ha senso (ma non è escluso che la si esegua ad esempio al momento delle firme degli sposi e dei testimoni).

 

Come può un canto dedicato alla Madonna dare rilievo al mistero eucaristico? Sarebbe come cantare il “Tu scendi dalle stelle” a Pasqua.

 


Ad ogni rito il suo canto

coro_polifonicoLa questione va affrontata su un duplice fronte. Da un lato, quello della pertinenza dei canti scelti ai vari momenti dell’anno liturgico. Dall’altro, quello dell’adeguatezza ai diversi momenti del rito.


Così, l’Alleluia che si intona a Pasqua, festa di rinascita, di gioia, non può essere uguale a quella delle celebrazioni in tempo ordinario, ma deve avere un impatto simbolico ed emotivo diverso, più festoso.


Allo stesso modo, come ogni tempo dell’anno liturgico ha le sue prerogative che vanno sottolineate anche musicalmente e non solo con i paramenti e con i simboli, anche all’interno della celebrazione ogni momento del rito ha un significato preciso e i canti usati per accompagnare ciascuno di essi devono essere appropriati.

 


Le competenze in campo

Scegliere dunque i canti per la Messa non è un compito semplice, da affidare a qualcuno di buona volontà che non abbia competenze liturgiche e musicali specifiche. Le prime servono perché il canto e la musica nella celebrazioni non sono facoltativi, ma essenziali al rito cristiano – come evidenziato dal Concilio Vaticano II – non sono ancillari a questo, ma segno sacramentale. Le competenze musicali occorrono invece perché l’animazione non sia sciatta, non sia improvvisata né modesta. Quella musica e quei canti sono per Dio, per questo devono essere i migliori e i più belli che sia possibile eseguire.

 


Non è un concerto

coro_parrocchiale_3Ben vengano dunque nelle parrocchie “gli esperti”, persone che hanno studiato canto o strumento in Conservatorio e i liturgisti, che offrono le rispettive competenze per animare musicalmente le celebrazioni. Attenzione però a non creare accentratori, né impropri palcoscenici su cui far esibire prodigi. Il rischio è quello di avere solisti che anziché essere strumentali al rito con la propria voce confondono la celebrazione con un’esibizione canora o strumentisti che fanno sfoggio dei loro virtuosismi e cori che monopolizzano le funzioni religiose.


Ma allora, quale deve essere il compito dei musicisti professionalmente e spiritualmente preparati? In poche parole devono lavorare (si tratta proprio di un lavoro, impegnativo e di responsabilità, anche se purtroppo non è mai riconosciuto come tale né mai compensato per il suo valore) per rendere bella, ricca e corretta la celebrazione. In più parole, devono prepararla musicalmente, scegliendo i canti adatti alle domeniche ordinarie e alle solennità, devono pianificare e coordinare gli interventi dei diversi animatori musicali (coro, solista, organista, altri strumentisti se presenti, salmista, assemblea), preparare opportunamente ciascuno di essi con le prove, specialmente i fedeli che hanno diritto ad avere i loro spazi per imparare i canti (non solo le parole, ma la giusta esecuzione) ma anche i loro momenti di formazione all’ascolto e alla comprensione della musica. In Italia infatti la mancanza di educazione musicale costituisce un forte ostacolo, in campo liturgico musicale, alla partecipazione consapevole e dignitosa.

 


sito_uff_liturgicoFormazione e retribuzione: le parole vincenti

Quali azioni dunque per ovviare agli errori più frequenti e diffusi?
In primis, sicuramente la formazione, da rivolgere sia agli animatori che ai fedeli. Se per i primi occorrono iniziative mirate (l’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana ne mette in campo diverse e di diverso livello; sul sito http://www.chiesacattolica.it/liturgia/ maggiori informazioni in proposito) per i secondi basterebbe organizzare qualche concerto di musica spirituale – propedeutico alla celebrazione - ma anche sacra, da svolgere in parrocchia, in orari diversi da quelli  riservati alle messe.


Sarebbe poi opportuno prevedere una retribuzione per l’animatore musicale della parrocchia che mette la propria competenza e il proprio tempo a disposizione e non deve essere considerato un semplice volontario, ma essere riconosciuto nella sua professionalità e ministerialità.


Non sono obiettivi impossibili. Basterebbe fermarsi un attimo a pensare qual è il ruolo della musica e del canto nella celebrazione per capire che, lesinando risorse (umane ed economiche) in questo ambito, si impoverisce il rito. Un rito che si officia per Dio.

 

 


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