ATTUALITÀ - Mondo Voc dicembre 2013 Torna al sommario
I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA VITA DI OGNI CRISTIANO
Tra i due Concili… il catechismo gode
Dal Tridentino al Vaticano II, breve storia della dottrina cattolica
Spiegare ed insegnare ciò che Gesù ha comandato è l’obiettivo che ogni Catechismo, nella storia della Chiesa, si è posto. Due momenti in particolare hanno avuto una forte influenza su questo cammino di fede: il Concilio tridentino e quello Vaticano II, che ha permeato – col suo spirito rivoluzionario – i recenti Catechismi della Chiesa Cattolica. Ma possono dirsi ancora attuali i suoi frutti spirituali?
di Novella Caterina
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente” (Mt 28,19 - 20). Questo è l’invito che Gesù, rivolgendosi ai suoi discepoli, ha indirizzato anche a ciascuno di noi. “Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef. 4, 11 – 13). Così scriveva san Paolo nella lettera agli Efesini, introducendo di fatto il concetto di catechismo, parola che etimologicamente contiene il riferimento all’inculturazione.
Sin dai primi anni dopo Cristo dunque - in modi diversi e con diversi gradi di approfondimento - è esistito il catechismo dapprima solo in forma orale poi, a cominciare dal medioevo, anche attraverso una sistematizzazione scritta.
Il Catechismo tridentino
Un punto di partenza significativo per raccontare brevemente la storia dei catechismi è legato al Concilio di Trento (1545-1563). Il Catechismo tridentino, detto anche romano, voluto da Pio V e scritto da quattro teologi sotto la supervisione di san Carlo Borromeo, si poneva come strumento di contrasto delle derive protestanti. Il XVI secolo fu segnato dai movimenti eretici che, grazie anche all’avvento della stampa, riuscivano a divulgare con maggiore facilità le proprie tesi, in aperta e aspra polemica con la dottrina della Chiesa. Basti pensare in proposito a quanto aveva fatto Martin Lutero, pubblicando il suo catechismo per bambini.
La redazione di un catechismo ufficiale della Chiesa tentava così di arginare il pericoloso fenomeno in atto, offrendo uno strumento valido ai tanti parroci che, non essendo sempre teologicamente all’altezza, non riuscivano a contrapporsi all’imperversare del protestantesimo.
Si legge infatti nel testo datato 1566: “Perché il fedele possa avvicinarsi ai sacramenti con maggior reverenza e devozione, il Santo Sinodo incarica tutti i vescovi che li amministrano di spiegare i gesti e le usanze in modo adatto alla comprensione del popolo; devono inoltre osservare che i propri parroci osservino la stessa regola con pietà e prudenza, facendo uso per le loro spiegazioni, dove necessario e conveniente, della lingua volgare”.
Il Catechismo di Pio X
Accanto a questo, che rappresenta una pietra miliare nel panorama dei Catechismi, altri testi erano comunque diffusi ed usati all’interno della Chiesa, sia in Italia che nel mondo, come quello- ad esempio – di san Roberto Bellarmino. Per questa ragione, all’inizio del XX secolo, fu avvertita l’esigenza di unificare, almeno a livello nazionale, i vari catechismi.
Un impegno significativo in tal senso lo prese Pio X che scrisse di suo pugno un Catechismo, pubblicato in due edizioni, la prima delle quali conosciuta con il nome di Catechismo Maggiore, la seconda, del 1912, con quello di Catechismo della dottrina cristiana.
Con queste parole il Santo Padre spiegava le ragioni di quell’intervento: “La necessità di provvedere, per quanto è possibile, alla religiosa istituzione della tenera gioventù Ci ha consigliato la stampa di un Catechismo, che esponga in modo chiaro i rudimenti della santa fede e quelle divine verità, alle quali deve informarsi la vita d'ogni cristiano”.
Catechismo e spirito conciliare
Il Concilio Vaticano II ha segnato un altro snodo importante nella storia dei Catechismi. L’evangelizzazione, ritornata centrale nella missione della Chiesa ed innovata profondamente nei metodi e nei contenuti alla luce della nuove istanze sociali, ha trovato uno spazio di azione anche attraverso la redazione del Direttorio per l’istruzione catechistica del popolo cristiano.
Approvato definitivamente nel 1971 da Paolo VI, fu promulgato con il titolo di Direttorio Catechistico Generale.
Così vi si legge: “Poiché la preoccupazione fondamentale della Chiesa è quella di annunciare e promuovere la fede nella società degli uomini del nostro tempo, sottoposta a profonde trasformazioni socio-culturali, è utile - avendo presente quanto ha esposto il Concilio Vaticano II - descrivere alcuni tratti specifici della situazione attuale, indicando le ripercussioni che essi hanno nella vita spirituale e gli impegni nuovi che propongono alla chiesa.”
L’inizio di una nuova era
L’impronta lasciata dal Concilio ha segnato i Catechismi che sulla base dei suoi principi sono stati emanati nei quarant’anni successivi. “Dopo la sua conclusione, il Concilio non ha cessato di ispirare la vita della Chiesa […] – ha scritto il Beato Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica Fidei depositum del 1992 - In questo spirito, […] ho convocato un'Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi [con lo scopo] di celebrare le grazie e i frutti spirituali del Concilio Vaticano II, di approfondirne l'insegnamento per meglio aderire ad esso e di promuoverne la conoscenza e l'applicazione. In questa circostanza i Padri sinodali hanno […] espresso il desiderio che venisse composto un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica […]. Questo Catechismo apporterà un contributo molto importante a quell'opera di rinnovamento dell'intera vita ecclesiale, voluta e iniziata dal Concilio Vaticano II”.
Principi ancora attuali?
Quello che c’è da chiedersi è se, a distanza di 50 anni, possano dirsi ancora attuali le istanze che hanno dato vita ai documenti conciliari. Quelli del 1965 hanno interpretato magnificamente lo spirito dei tempi e la natura della società, profondamente diversa da quella di inizio secolo e del dopoguerra. Ma anche oggi viviamo in un epoca di profondi cambiamenti socio culturali, che ancora non sono stati opportunamente tradotti in testi ufficiali di portata ultranazionale. Ed ecco che a 20 lustri dalla chiusura del Vaticano II si torna a domandarsi se sia tempo di aprire un nuovo confronto che sappia dare anche ai Catechismi un’intonazione diversa.
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