LETTERE - Mondo Voc dicembre 2013 Torna al sommario
√ Santo Natale
√ L'abbraccio di Papa Francesco
Risponde Padre Sandro Perrone
Santo Natale
Caro Padre, chi le scrive è una persona anziana, anche vecchia, se vogliamo. Come tutti i vecchi, mi capita sempre più spesso, e a volte nemmeno me ne accorgo, di rimpiangere i “vecchi tempi” (naturalmente!) e di trovare sempre più vuota e più stupida la società di oggi. Probabilmente si tratta soltanto di presbiopia senile: il passato è tutto bello e roseo, mentre il presente appare scialbo e insignificante e non ne parliamo nemmeno di quello che mi sembra il futuro. Ma non è per farle la solita lamentela che le scrivo. Il fatto è che da qualche anno (parecchi anni, devo dire), l’avvicinarsi del Santo Natale mi mette addosso un’angoscia indicibile. Sarà, le ripeto ancora, che paragono questi Natali a quelli della mia infanzia, ma lo squallore del consumismo commerciale dei Natali di oggi mi mette addosso una tristezza infinita. Lei saprà certamente che una volta il Natale si celebrava veramente come la nascita del Bambino Gesù e ci si preparava con una Novena bellissima che, al mio paese, ma so essere stata pratica diffusa, si celebrava al mattino prestissimo, in piena notte si può dire, per venire incontro ai contadini che poi dovevano andare al lavoro, in campagna. Per i bambini, la Novena era di pomeriggio e non c’era uno che mancasse. La preparazione aveva qualcosa di magico e di favoloso, che continuava in famiglia con la costruzione del presepe. Oggi tutto questo è scomparso: il presepe è stato sostituito dall’albero di plastica comprato al supermercato e la Novena è frequentata solo da quattro vecchi (me compreso) che sembra non abbiano dove andare. Perché tutto questo? Sono davvero amareggiato.
(Pasquale B., Palermo)
Caro Pasquale, al netto di molta nostalgia per i “bei tempi passati” e ormai irrimediabilmente finiti, la tua lettera coglie nel segno nel denunciare la progressiva “commercializzazione” del Natale (e di altre feste), ridotte ormai ad essere soltanto le occasioni per spendere quei pochi soldini che sono rimasti ancora nelle tasche e nel portafoglio. I doni li porta Babbo Natale con la sua slitta tirata dalle renne (a Palermo?!), l’albero si compra già fatto e corredato di lampadine, il presepe è troppo complicato da fare (e poi a casa non c’è spazio) e tutto il resto. C’è da dire, però, a riscontro di tutto questo, che oggi c’è una maggiore sensibilità “natalizia” in coloro che celebrano la nascita di Cristo a Betlemme: la riscoperta, cioè, dei valori teologici, biblici, liturgici, pastorali della festa del Natale. Cristo nasce ogni giorno e muore ogni giorno nel cuore dei suoi discepoli che, come i pastori, si recano alla grotta a vedere “questo meraviglioso segno”, il Bambino e la Madre; e riscoprono ogni giorno, non solo a Natale la meravigliosa notizia che un “Salvatore è nato per noi”, un Redentore che libera l’uomo da peccato, dall’angoscia e dal buio. Natale è proprio questo: la celebrazione dell’amore di Dio, che si fa carne in un piccolo Bambino e viene a provare le gioie e i dolori dell’uomo, di ogni uomo, di tutti gli uomini. Il resto, caro Pasquale, è poesia e folclore: se c’è, bene, ma se non c’è, non vale la pena di farsi il fegato amaro. Già ci sono tanti guai nella vita, vogliamo aggiungerci anche il Natale? Per carità!
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L'abbraccio di Papa Francesco
Caro Padre, sono una ragazza letteralmente innamorata di Papa Francesco: la sua figura, le sue parole, i suoi gesti mi sembrano proprio quelli di Gesù! E devo dire che anche in classe, dove abitualmente si parla male della Chiesa e dei preti, da qualche tempo si respira un’aria nuova. Anche quelli che si dicono non praticanti o addirittura atei rimangono senza parole e non sanno che cosa dire quando il discorso cade sul Papa. Quello che mi affascina è la sua semplicità e la bontà che esprime in ogni gesto. Ho visto una fotografia che mi ha profondamente commossa: l’abbraccio del Papa a un povero uomo affetto da una malattia “brutta”: quest’uomo era pieno di cisti che lo avevano deformato nel fisico e che facevano davvero impressione. Il Papa lo ha abbracciato pieno di affetto e di carità: nessun’altro lo aveva mai fatto, tratta la mamma e la sorella, anche essa affetta dalla stessa malattia. Mi è venuta in mente spontanea l’immagine di Francesco che abbraccia il lebbroso! Siamo veramente fortunati ad avere Papa Francesco!
Cara Marcella, posso assicurarti che siamo tutti innamorati di Papa Francesco, soprattutto per il magnifico esempio che ci sta dando. Vorrei soltanto accennare ad un rischio: quello di proiettare su di lui le nostre speranze e le nostre attese, quasi che Lui possa fare tutto da solo. É esattamente il contrario: Papa Francesco ci invita con molta forza, e continuamente, a testimoniare la nostra fede nel Signore Gesù. Nelle Udienze del mercoledì, ha parlato diffusamente del Sacramento del Battesimo e poi della Confessione; tutti siamo deboli e peccatori, ha detto il Papa, e tutti bisognosi della misericordia di Dio, “anche il Papa si confessa ogni quindici giorni” , ha aggiunto, ma questo non ci impedisce di compiere il bene, in qualunque circostanza della vita. Un’ammirazione fine a se stessa è sterile, cara Marcella, è necessario passare poi all’azione e fare quello che il Papa ci dice, soprattutto in ordine ai comportamenti ordinari della vita. Solo chi ha fatto una scelta radicale e definitiva per Cristo, anche se non priva di cadute e di peccati, può allora testimoniare con forza e con coraggio l’amore di Dio, buono e misericordioso verso tutti. Auguri, cara Marcella, il prossimo Natale sia davvero di pace e di serenità!
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