STORIE DI VITA - Mondo Voc ottobre 2013 Torna al sommario
PUNTO E A CAPO. UN’ESPERIENZA DI PARTECIPAZIONE ALLA VITA SCOLASTICA
Un tempo provvidenziale per costruire il futuro
Il sapere apre sempre nuovi orizzonti
La storia di Mara e della sua iniziativa di animazione a scuola: “Punto e a capo” che, attraverso momenti significativi di aggregazione, ha interessato prima due amiche e poi ha finito per coinvolgere tutta la classe, compresi alcuni insegnanti. Il fine? Acquisire un bagaglio di conoscenze, ma anche un’identità sapienziale per cominciare a cambiare la realtà cominciando da se stessi.
di Michele Pignatale
Preparare alla vita
Incontro Mara all’uscita della Messa domenicale e, dopo la domanda di rito sulle vacanze passate, le chiedo dell’inizio dell’anno scolastico. Mara ha 18 anni e questo è l’ultimo anno al Liceo scientifico, quello della maturità. È un anno importante, che chiude un percorso e ne prepara uno più impegnativo, l’universitario. È anche un anno in cui si fanno i primi bilanci di un’esperienza che ha accompagnato la crescita personale attraverso fasi molto difficili e problematiche.
Mara mi sorride e racconta: “Devo dire di essere fortunata, perché ho sempre avuto molto entusiasmo nel frequentare la scuola fin dalla materna. Sono cresciuta col desiderio di capire, conoscere e ho attraversato le varie fasi scolastiche senza mai aver patito per lo studio. Anzi, quando ero costretta a saltare le lezioni, mi intristivo e chiedevo alla mamma di fare il possibile per farmi ritornare a scuola. Avevo un sincero desiderio di vivere pienamente la mia età e il mio tempo. Ed era anche il frutto dell’attenzione che mio padre mi rivolgeva, ricordandomi che accanto alla spensieratezza, c’era anche il dovere di prepararsi alla vita. Devo ammettere di essere stata fortunata ad avere in casa una presenza così significativa e gioiosamente esigente. Questo, insieme ad altri piccoli insegnamenti, è stato per me un bagaglio valido per affrontare anche le situazioni più difficili”.
Genitori attenti
Certo, l’esperienza di Mara si colloca in quei casi - ormai eccezionali - in cui la famiglia svolge il suo compito educativo di accompagnare i figli nelle fasi della crescita, offrendo quegli elementi necessari a vivere responsabilmente la loro età.
“I miei genitori – racconta Mara – pur con i loro limiti culturali, ma ricchi di esperienza di vita, non hanno lesinato a somministrare a noi figli orientamenti utili per affrontare le diverse esperienze. E lo hanno fatto sempre con pacatezza, disponibilità e qualche volta con ragionevole durezza. Non voglio dare l’impressione della mia famiglia come il “paese delle meraviglie”, ma sento che è giusto sottolineare questo aspetto perché ho davanti a me diverse situazioni dei miei compagni di classe in cui la famiglia è totalmente assente o perché i genitori sono separati o perché l’interesse familiare è rivolto in maniera decisa ad avere uno status ragguardevole. Così mi ritrovo compagni di classe che hanno tutto, ma sono indifferenti e incapaci a vivere pienamente la loro vita scolastica.
Credo, e me lo ripeto spesso, che il sapere e il non sapere non siano la stessa cosa, perché il sapere apre sempre nuovi orizzonti e il non sapere conduce ad una povertà che si riflette anche nelle scelte future”.
Una insolita iniziativa
Da questa convinzione è partita Mara per realizzare un desiderio interiore: creare nell’ambito della sua classe un’esperienza di partecipazione alla vita scolastica che permettesse, a chi lo desiderasse, di approfondire la propria condizione di studente rispetto alle prospettive della crescita personale e culturale. In poche parole aiutare gli amici a considerare il tempo scolastico come provvidenziale per la propria vita e il proprio futuro. A prima vista poteva sembrare presuntuoso questo desiderio, ma Mara si è immersa con tutta se stessa in questa esperienza.
“L’iniziativa è stata condivisa subito da due compagne di classe – dice Mara. Abbiamo denominato la nostra iniziativa “Punto e a capo”, ricordandoci dei consigli della nostra prof di Italiano che, quando trovava pensieri troppo lunghi nei nostri temi, ci ricordava di usare il punto e a capo, per dare fluidità al testo.
Attraverso “Punto e a capo” volevamo ridare vita e interesse ai compagni che ci stavano accanto e con cui condividevamo metà della nostra giornata, per dieci mesi all’anno. Il passo da compiere era quello di mettere amore in qualunque cosa facessimo e in qualunque momento. Prima di entrare in classe, durante la ricreazione, durante una lezione, approfittando dei momenti di studio insieme. E questo nostro modo di vivere ha portato presto dei risultati”.
Una ricchezza che si rivela con passione
Così facendo Mara e le sue amiche erano riuscite a conoscere le storie e le situazioni di vita dei compagni di classe. Da quel momento sono partite diverse iniziative per far conoscere il significato di “Punto e a capo” come i pomeriggi dell’ascolto, una corsa in libreria per la caccia al libro, l’incontrarsi in un posto particolare ricco di fascino e di storia, le feste di compleanno con proposte a tema.
“Sono solo alcune delle iniziative proposte, che hanno visto la partecipazione progressiva di tutta la classe – continua Mara - con un desiderio crescente, da parte di tutti, di essere parte di questa curiosa avventura. Anche alcuni prof si sono lasciati coinvolgere, rivelando qualità nascoste in termini di relazioni personali e disponibilità. Il nostro progetto, partito dal mettere amore sempre e in tutte le cose, a cominciare dalla realtà che ci circondava per penetrarla con la nostra intelligenza, appropriarcene ed elaborarla, si sviluppava attorno temi che costringevano continuamente a confrontarsi con la propria vita. Tra questi: recuperare lo stupore per le nuove scoperte, prendendo coscienza che anche il nostro tempo riserva la rivelazione di nuovi orizzonti e ha bisogno di intelligenze nuove; accorgersi che ogni momento incameriamo informazioni, conoscenze, nozioni, viviamo esperienze, che non sono fine a se stesse ma rappresentano la nostra valigetta per l’ esistenza; essere affascinati dal conoscere e dal sapere, per costruirsi una identità sapienziale come ricchezza per la nostra comunità civile, per il mondo e per tutta l’umanità. Certo ci vuole passione e disponibilità al sacrificio, ma iniziamo questo nostro ultimo anno di liceo con la convinzione che la scuola può essere cambiata anche a partire da noi”.
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