STORIE DI VITA - Mondo Voc giugno-luglio 2013 Torna al sommario
Aprirci al dialogo per scoprirci fratelli
Esistono valori universali, scritti nel cuore di ogni essere umano. L’esperienza missionaria ci mostra che possiamo ritrovarli anche nella saggezza di un popolo lontano. Il caso dei Missionari della Consolata in Mozambico, a contatto con la grande ricchezza umana e spirituale del popolo Macua.
di Carlo Climati
Non basterebbe un miliardo di pagine web per raccontare tutta la bellezza, l’umanità, il valore delle tante esperienze missionarie dei religiosi nel mondo. In quest’articolo vorrei provare a raccontarne una che mi ha colpito profondamente: l’opera preziosa svolta dai Missionari della Consolata in Mozambico, con il popolo Macua. Il messaggio che trasmette quest’esperienza è particolarmente bello e attuale, soprattutto per i giovani, perché mette in luce l’importanza del dialogo tra culture solo apparentemente diverse. Un dialogo che può portare frutti meravigliosi e diventare un esempio per tutti.
L’orrore del pregiudizio
Nella società di oggi, sempre più multiculturale, uno dei gravi rischi che si corrono è certamente la trappola del pregiudizio. È quella sensazione che ci spinge a non comunicare con gli altri perché, dentro di noi, li abbiamo già giudicati, “catalogati”, scartati, messi da parte. Capita spesso di avere questo tipo di atteggiamento di chiusura nei confronti del prossimo. Non lo avviciniamo perché ha idee politiche diverse dalle nostre, il colore della pelle diverso dal nostro o chissà quale altra cosa che ci spinge ad avere un pregiudizio nei suoi confronti.
Il pregiudizio è una cosa terribile, perché, come dice la parola stessa, è un “giudizio dato prima”. Prima di conoscersi realmente, di dialogare, di guardarsi negli occhi. A volte, questo giudizio può diventare una sentenza di morte, perché uccide la comunicazione, il dialogo, la possibilità di trovare un nuovo amico. Ed è proprio così che nascono le guerre, i silenzi, gli odiosi muri della vita quotidiana.
L’esperienza dei Missionari della Consolata in Mozambico è particolarmente bella perché è la storia di alcuni missionari che si sono avvicinati ad un popolo senza pregiudizio, con grande spirito di accoglienza e di amore, cercando strade di unione e di dialogo. E non è proprio questo ciò che tutti noi dovremmo fare nella vita quotidiana, quando ci avviciniamo ad una persona che ci sembra “diversa”?
Il Vangelo è in grado di parlare a tutti
L’esperienza dei Missionari della Consolata è stata raccontata anche in una mostra, “Il popolo Macua e la sua visione del mondo, e in un affascinante libro: “Yesu Atata Ni Namuku. Gesù mediatore e medico”, con prefazione del Cardinale Ersilio Tonini. Il Cardinale ha spiegato che l’inculturazione della Buona Novella “non è semplicemente un tentativo di far crescere una cultura, di portare delle conoscenze matematiche, geografiche, tecnico-artistiche, ma la notizia di un evento che riguarda tutti, che risponde alle domande fondamentali sul senso della vita, le scelte di campo e le conseguenze delle nostre decisioni nel contesto degli eventi del mondo”.
“Inculturare il Vangelo – ha spiegato il Cardinale Tonini – è portare la Buona Novella, sapendo che si tratta della verità, che rimane tale per tutti i secoli ed è in grado di penetrare nelle coscienze attraverso i modi, le espressioni e le esperienze proprie di ogni popolo. Compiere questa azione offrendo, assieme alla verità, la capacità di colloquiare con il resto del mondo e di entrare in una specie di parentela con l’intera comunità universale della Chiesa, in modo tale da rendere la Buona Novella non solo accettabile, ma quasi connaturale e arricchente è l’impresa più straordinaria che si possa compiere nella storia”.
Una mostra per capire l’anima di un Popolo
La mostra presenta pannelli con proverbi e detti del popolo Macua, l’etnia più numerosa del Mozambico, riportati in lingua tradizionale e tradotti in italiano, accompagnati da disegni di artisti locali. Tali proverbi, nella loro estrema sinteticità, comunicano vivacemente il sentire di questo popolo.
La mostra si basa sul lavoro di Padre Giuseppe Frizzi, missionario della Consolata, biblista e antropologo. Anni di ascolto e di ricerca con un’équipe di missionari e collaboratori locali lo hanno fatto entrare nel mondo Macua e stabilire con esso uno “scambio” di doni.
I proverbi e il Vangelo
In un intervento all’Università Cattolica di Milano, il 5 marzo 2013, Padre Giuseppe Frizzi ha spiegato: “Il popolo Macua è un popolo rurale, ecologico che rispetta e vive in sintonia con la natura e i suoi ritmi. Quando entra nella foresta, non vi entra da turista spensierato in cerca di avventure venatorie, ma vi penetra con timore reverenziale, da homo religiosus ben cosciente che varca i confini dell’altro emisfero della sua vita e della sua esistenza; vi entra perciò chiedendo il dovuto permesso e dando la dovuta giustificazione, pregando, invocando e ringraziando”.
È meraviglioso vedere quanti punti in comune ci siano tra la visione del mondo cristiana e quella del popolo Macua. Il libro e la mostra, non a caso, mettono a confronto i proverbi locali con parti del Vangelo. C’è, ad esempio, Gesù che dice all’uomo ricco: “Va’ e vendi tutto”. Ma egli rattristatosi se ne andò afflitto perché aveva molti beni. Il proverbio dice: “Chi vuole le due cose, ne perde una”. E ancora, il momento della lavanda dei piedi: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dove lavarvi gli uni con gli altri”. Il proverbio dice “Comandare è servire”.
I valori alla base della fraternità umana
C’è molto da imparare da questa esperienza. Entrando a contatto con la saggezza di questi proverbi si ha una sensazione di grande fratellanza e si comprende, concretamente, che alcuni valori siano scritti nel cuore di ogni essere umano, al di là di ogni confine. È quel senso di parentela di cui parlava il Cardinale Tonini e che tutti possiamo cominciare a cercare nella nostra vita quotidiana, aprendoci di più agli altri e seguendo l’esempio che ci viene dato dai missionari.
Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore