ORIENTARSI - Mondo Voc febbraio 2013 Torna al sommario
FRANCESCO
«il povero che arricchì il mondo»
Una figura di perenne attualità che ha saputo incarnare l’umano in maniera originale e rivoluzionaria, tanto da segnare l’immaginario collettivo di tanti Paesi e culture, non solo occidentali. Una presenza che ancora oggi interroga le menti e inquieta i cuori delle persone.
di Luciano Cabbia
«Nacque al mondo un sole». Con queste parole, nella Divina Commedia (Paradiso, Canto XI), Dante Alighieri allude alla nascita di San Francesco di Assisi.
Il manoscritto di Galàtone (seconda metà del XV secolo) che viene utilizzato nell’Ufficio liturgico italogreco per Francesco di Assisi, recita: «Venite a vedere ora Francesco il santo, / che accolse in modo ospitale i poveri, / venite a vedere il ricco sposo della povertà ».
Una reale spoliazione
Benedetto XVI, ha dedicato l’Udienza generale di mercoledì, 27 gennaio 2010 alla figura di San Francesco, mettendo in evidenza gli elementi di perenne attualità del santo. Nel gesto simbolico di spogliarsi dei suoi abiti, Francesco intende rinunciare non solo all’eredità paterna, ma a ogni altra cosa. In questo senso Francesco rappresenta un’icona viva di Cristo, il quale «da ricco che era, si è fatto povero, per arricchire noi con la sua povertà» (2 Cor 8, 9). In effetti questo era il suo ideale: essere come Gesù; amare il Cristo del Vangelo, imitarne le virtù. In particolare, la povertà interiore ed esteriore. La testimonianza di Francesco – esorta il Papa – continua ad essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali.
Benedetto XVI conclude così la sua riflessione: dall’amore per Cristo nasce l’amore verso le persone e anche verso tutte le creature di Dio. Ecco un altro tratto caratteristico di Francesco: il senso della fraternità universale e l’amore per il creato, che gli ispirò il celebre Cantico delle creature. È un messaggio molto attuale. Francesco ci ricorda che nella creazione si dispiega la sapienza e la benevolenza del Creatore. La natura viene vista come un linguaggio nel quale Dio parla con noi, e con il quale noi possiamo parlare di Dio e con Dio.
Si può rinunciare a qualcosa oggi?
«Desidero poco e quel poco che desidero lo desidero poco» diceva San Francesco. Concetto chiaro ed essenziale che oggi suona come una salutare provocazione, in una società e cultura nelle quali imperano l’ipertrofia del desiderio e la mancanza di ogni limite nel consumare le cose e nell’usare le persone. Il gesto di Francesco non significa solo la rinuncia a ogni possesso e a ogni potere; non si tratta solo di una scelta di sobrietà, pur così importante e necessaria soprattutto in un tempo di crisi: il gesto di Francesco rivela una logica che appare sovversiva rispetto agli arrivismi e alle avidità che governano il mondo. Non è l’audience o il gradimento che contano, né il successo o il denaro, ma la nuda verità di ciò che siamo davanti a Dio e gli altri. Ed è proprio questa libertà dell’essenziale che lo avvicina a tutti, e induce ciascuno a interrogarsi.
Come interpretare San Francesco oggi?
Nella pubblicistica e nell’immaginario collettivo San Francesco è descritto come un giovane ribelle, un pacifista hippy, un no global, un ecologista radicale, mentre la storia ci descrive una persona umile, ubbidiente, innamorata di Cristo, animato da un incendiario fervore missionario, un radicale sostenitore dell’Eucaristia. Papa Benedetto XVI il 31 agosto 2006, parlando ai sacerdoti della Diocesi di Albano, ha detto che San Francesco «non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito». Rifuggendo da facili slogan, per Francesco d’Assisi – come lui stesso scrive nel suo Testamento – centrale è la misericordia intesa come partecipazione dell’amore misericordioso di Dio. Ogni amore al povero, nasceva in Francesco dall’amore alla povertà crocifissa del Figlio di Dio.
Tanto che questa è diventata una costante culturale in grado di influenzare la stessa arte figurativa nei secoli. L’esempio francescano che sottolineava la compassione verso la sofferenza di Cristo ha imposto una nuova raffigurazione del Crocifisso: non più il Cristo triumphans, cioè trionfante (con gli occhi aperti e in una ieratica assenza di dolore), ma il Cristo patiens, cioè sofferente, col capo reclinato in una smorfia di dolore e il corpo devastato, morente. Il cosiddetto Maestro bizantino del Crocifisso di Pisa fu forse il primo artista ad introdurre in Italia questa rappresentazione, che venne poi sviluppata, su commissione dei frati francescani stessi, da Giunta Pisano, da Cimabue, da Giotto e i suoi seguaci.
L’attualità di San Francesco
“Francesco d’Assisi figlio del Dio dalle braccia larghe” di Matteo Pugliares è un libro che mostra l’intramontabilità della figura di Francesco. L’attualità del santo sta nella radicalità della sua scelta. Francesco parla a tutti, perché in definitiva la sua attualità è l’aver scelto Cristo e il Vangelo in una forma che proietta la sua luce anche sui profondi bisogni dell’uomo del nostro tempo, in particolare dei giovani.
Lo storico non credente Jacques Le Goff afferma che San Francesco è l’esempio sorprendente di un uomo aperto verso la nuova società, con tutti i suoi mali e le sue contraddizioni. Un uomo che osserva con simpatia, con amore, gli uomini del suo tempo, pieni allo stesso tempo di peccati e di bellezza creaturale. È un apostolo della nuova società. Ma, nel medesimo momento, predica anche – soprattutto con la vita – la “resistenza” nei confronti di una società che si stava costruendo sulla vittoria del “regno del denaro”.
Sta qui l’elemento della denucia profetica del Santo di Assisi, non solo nei confronti della Società, ma anche della Chiesa. E sta qui la sua “utopia” come molla e dinamismo della storia, il suo grande sogno di una maniera differente di essere cittadini e cristiani.
Diceva Pascal: «Il mio posto al sole è il principio dell’usurpazione di tutta la terra». San Francesco ha vissuto per dare a tutti un posto nel banchetto comune dell’umanità, perché non tutti hanno un posto al sole sulla terra, i poveri per esempio non ce l’hanno, dal momento che non abitano la terra, ma il sottosuiolo, i bassifondi dell’umanità, e così non possono mai sedersi a tavola con gli altri. La profezia di Francesco oggi è il nome della comune fraternità umana, della convivenza gratuita e festosa di tutti gli esseri umani, non solo di pochi puri o eletti; in cui tutti sono servi di tutti, e la vita di ciascuno è dono prezioso da amare, senza pretendere di possederlo.
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