LETTERE - Mondo Voc gennaio 2013                                                               Torna al sommario

 

 

perrone

 

 

Ancora sul “femminicidio”


 


Democrazia e competizione elettorale

 

 

Risponde Padre Sandro Perrone

 

 

Ancora sul “femminicidio” 

Caro Padre, vorrei riprendere molto brevemente l’argomento che Lei ha trattato il mese scorso, a proposito del cosiddetto “femminicidio”. Vorrei chiedere il suo parere sulle manifestazioni che stanno accadendo in India, per lo stesso motivo e, all’opposto, sulle “accuse alle donne” fatte dal parroco di Lerici.

(Rosangela M., Desenzano del Garda, Brescia)


Cara Rosangela, sull’India ho poco da dire, perché si parla di una nazione - continente - immensa, con circa un miliardo e 200 milioni di abitanti, lanciata a diventare una delle grandi potenze economiche mondiali - ma, sembra, ancora molto legata ad una cultura e una mentalità - vecchie di millenni e dunque difficili da cambiare con la stessa velocità dei processi economici. Non solo in India, la violenza sulle donne, anche piccolissime, è un fenomeno vecchio come il mondo ed altrettanto diffuso. Se in alcuni Paesi sono stati fatti dei grandi passi in avanti, questo non è dovuto solo all’opera di leggi molto severe al riguardo (ma anche!), quanto soprattutto all’evolversi di una mentalità che ha acquisito, finalmente, il concetto di pari dignità, pari valore, pari rispetto. L’esperienza dell’Italia dimostra quanto possa essere lento e ritardato questo processo.

Proprio legato a questo concetto, di difficile comprensione anche per uomini di Chiesa, non devono meravigliare le reazioni di quella gente che, paradossalmente, getta la croce sulla vittima e non sul carnefice. Il parroco di Lerici, da te citato, si è “limitato” a copiare un testo da un sito “ultracattolico”, esponendo il suo “manifesto”  sulla porta della chiesa. Ribaltando le accuse, il testo puntava il dito su certo abbigliamento e costumi (femminili), che sarebbero i veri responsabili della violenza sulle donne, accendendo desideri e impulsi  (maschili) non facilmente controllabili. Ora, stigmatizzare un certo modo di presentare l’universo femminile solo attraverso uno spiccato marchio sessuale (ma sexy fa più fine), non solo non mi sembra sbagliato ma francamente lo sottoscrivo volentieri. Tuttavia da qui a voler “giustificare” la violenza e la brutalità fino all’uccisione, ne corre parecchio. Sicuramente avrai notato quanto la pubblicità di un’automobile punta sulla velocità, potenza, prestazioni, ecc. Ma sta al guidatore condurre la macchina secondo le norme del codice della strada, senza mettere in pericolo la vita propria e altrui. Se si guida in maniera spericolata, l’incidente che ne segue è unicamente colpa della stupidità e dell’incoscienza, non della pubblicità.

 

 

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Democrazia e competizione elettorale

Caro Padre, e così siamo arrivati ad un’altra tornata elettorale che non mi sembra lasciar presagire niente di buono. Non mi dica anche lei che ognuno ha i politici che si merita, perché non è assolutamente vero. Siamo presi in giro da demagoghi e imbonitori che pensano sempre e solo ai propri interessi e mai al bene comune. Ancora una volta sono tentato di disertare l’urna elettorale, per poter dire chiaramente: io non vi ho scelti e in voi non mi riconosco!

(Mario M., Roma)


Caro Mario, se ti basta così poco per essere felice e sereno, persegui pure il tuo intento e non recarti a votare. Solo vorrei ricordarti che non votare non significa non essere governato. Chiunque vinca, prende decisioni per te, ti piacciano o non ti piacciano. Per questo motivo è necessario votare per coloro nei quali ci riconosciamo meglio; e questi sicuramente non mancano. Peraltro, non votare significa anche lasciare il campo libero a quelli che votano (in qualunque direzione) e, francamente, non credo che sia troppo intelligente lasciare che gli altri scelgano per te. In democrazia, è noto, non vince il migliore ma il più votato. É necessaria dunque una mobilitazione in favore di quelli “più meritevoli” (che non mancano, lo ripeto). Non bisogna cedere alla tentazione dello scoraggiamento né a quella del qualunquismo. Alcune reazioni sono comprensibili ma non per questo diventano anche intelligenti e condivisibili. Su certi punti - non si può cedere - e ci sono valori e punti irrinunciabili, per i quali lottare e battersi fino alla morte. Forse ci si è abituati, come cattolici, ad identificarsi con un certo partito che faceva (anche) i nostri interessi; quel partito non c’è più (così sembra) e i nostri interessi non possono identificarsi con quelli personali ma unicamente e solo con quelli di Cristo, altrimenti è meglio non dirsi cristiani. Sant’Ignazio di Antiochia, morto martire a Roma nel 107, affermava: “É meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo”. Alcune scelte costano care, molto care: forse lo abbiamo dimenticato.