STORIE DI VITA - Mondo Voc giugno - luglio 2012 Torna al sommario
Tedesco, Le Pera, Tirrito
Le stagioni del sacerdozio
“Neanche un prete per chiacchierar”, cantava negli anni Sessanta Celentano che, come milioni di altri giovani italiani, trovavano nell’oratorio parrocchiale un luogo per socializzare e chiarire i propri dubbi adolescenziali. Dal 2010 in poi, l’annus horribilis del clero cattolico, dei preti si è parlato tanto. Tre diversi sacerdoti: uno che ha appena iniziato il suo cammino sacerdotale, un altro che festeggia i 25 anni di ordinazione, e un altro ancora che neha fatto 50, dicono cosa si prova ad abbracciare una vita che, quando va sotto ai riflettori dei media, non sempre appare compresa.
di Vito Magno
Don ALFREDO TEDESCO, 28 anni è tra i nove sacerdoti ordinati il 29 aprile 2012 dal Papa nella Basilica Vaticana.
Quali pensieri e propositi ha un giovane fresco di sacerdozio?
Sicuramente il fatto forte di trovarsi di fronte a una cosa nuova e avere a che fare con le persone, essere segno per loro, segno di Gesù Cristo, e quindi ritenersi davvero troppo piccolo di fronte alla missione grande che il Signore gli affida. Il Signore è lui a scegliere ed è lui ad imbattersi nella nostra umanità, che è sempre un po’ fragile e un po’ anche infedele.
E così molte cose sono cambiate nella sua vita!
Certo, il fatto stesso di adoperare le parole di Gesù, poterle ripetere affinché siano efficaci, è il primo cambiamento grosso. Poter dire “questo è il mio corpo”, poter dire “io ti assolvo” nel suo nome è qualcosa che fa tremare le gambe.
Cosa si augura per il suo domani?
In un tempo in cui le scelte di vita sono in crisi, diventare sacerdote è andare veramente controcorrente: diventare sacerdote per Dio e per gli uomini, per poter dare speranza alla gente, per essere segno vivo di Gesù Cristo e per essere felici.
Ma come si sente chi, come don DONATO LE PERA, parroco a Roma alla chiesa di Santa Bernadette, di anni di sacerdozio ne ha 25?
E’ bellissimo, è bellissimo essere prete ed è bellissimo essere così.
Qualcosa, però, è cambiato nella Chiesa rispetto a quando è stato ordinato sacerdote!
Sì, però, il cuore delle persone è rimasto lo stesso con le attese, le debolezze, la sete di felicità, la sete di Dio.
A proposito di debolezze, ha mai provato un senso di insufficienza di fronte ai problemi dei suoi fedeli?
Di insufficienza ogni giorno, però, il fatto di aiutare le persone a portare la Croce è la cosa più bella che ho sperimentato in questi 25 anni
Cosa cerca la gente da un prete?
Cerca un Dio che sia compagno di viaggio e che sia consolatore.
E lei, come risponde alle attese?
Ogni mattina è l’altare il luogo nel quale intercedo per i miei parrocchiani, e poi chiedo a Dio di stare in mezzo alla gente.
Conosce la solitudine?
No, al contrario, perché è talmente tanta la gente che cerca il prete che alla fine non resta neanche lo spazio per pensare a se stessi, e questo è bello.
Il celibato le è mai pesato?
No, ho trovato tanta gente, tante famiglie, che aiutano il sacerdote a capire meglio il dono del celibato, che è a favore degli uomini, a favore delle persone e non di se stessi.
Che cosa la gente non perdona a un prete?
Il fatto di essere dei funzionari, delle persone che fanno un lavoro come un altro.
Andando avanti negli anni, cosa capisce di più del sacerdozio?
Il sacerdozio è un dono e un mistero. E’ un dono perché non dipende dai nostri meriti e rimane un mistero anche a me stesso.
Alter Christus , fare le veci di Cristo!
E’ proprio questo il bello del sacerdozio, e la gente se ne accorge. Essa vuole preti santi. Dire “sono tutto tuo” ogni giorno è importante.
“Totus tuus” – “Tutto tuo” è anche il motto di un prete, a dir poco in gamba, di nome Karol Wojtyla. Ma è anche il motto di don GINO TIRRITO, salesiano, che quest’anno festeggia 50 anni di sacerdozio, parroco a Modica, in Sicilia. Che senso ha per un sacerdote dire ogni mattina “sono tutto tuo”.
Il momento più bello per me è la Santa Messa, ma tutta la missione sacerdotale mi riempie l’animo, non lascerei mai questa mia missione per nessun altra. Ringrazio il Signore che mi ha chiamato, mi sono realizzato pienamente con essa.
Quando iniziava il suo ministero sacerdotale negli oratori e nelle scuole, a Roma si svolgeva il Concilio Vaticano II; dopo tanti anni, stando ancora in mezzo ai giovani, non si sente un po’ datato?
Stare in mezzo ai giovani rende ancora più giovani; mi aggiorno, mi diverto con loro. Si cambia stando tra i giovani, non so se in bene o in male, però è necessario fare le esperienze che fanno i giovani, vivendo i loro drammi, le loro gioie, le loro avventure, in questo modo ci si realizza in modo sereno.
Se ne accorgono gli abitanti di Modica vedendola girare in moto e tifare per la Ferrari.
Sono appassionato di questo sport! Quest’anno però non possiamo gioire troppo. Quando la Ferrari vinceva suonavo le campane, mettevo la bandiera sul campanile; lo facevo per creare un clima festoso!
Ha mai provato in 50 anni un attimo di pentimento per avere scelto il sacerdozio?
Non ho mai avuto un ripensamento di questo genere dal momento in cui ho scelto il sacerdozio. Posso dire che sono cresciuto in questa vocazione. Se dovessi rinascere farei altre mille volte il sacerdote, perché sono felice di esserlo stato e di esserlo ancora.
Ha un desiderio che vorrebbe vedere realizzato?
Desideri particolari non ne ho, spero di vivere sempre con l’entusiasmo e la gioia che ho ora.
Si sente di dare un consiglio a chi ha appena intrapreso il servizio sacerdotale?
Gli consiglio di essere sincero con se stesso, di amare veramente il Signore, vivendo i problemi della gente e testimoniando la gioia. Tutti mi dicono che sono sempre allegro, anche quando accuso malanni. Sono felice perchè vivo sempre in armonia con il Signore.
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