ATTUALITÀ - Mondo Voc maggio 2012 Torna al sommario
Testimonianze di giovani che hanno incontrato Dio in momenti difficili delle proprie vite.
Ecco come ho trovato Dio
Riemergere dopo una lunga apnea e riprendere finalmente fiato. Per molti giovani incontrare Dio ha significato proprio questo. Nelle loro storie non c’è retorica né vergogna, ma solo la gioia di avercela fatta e di aver dato alla propria vita un orizzonte più ampio.
di Stefania Careddu
Marco ha 28 anni ed è di Roma. Si allontana dalla Chiesa subito dopo la prima comunione e inizia a frequentare ragazzi più grandi, subendo spesso atti di bullismo prima di divenirne lui stesso esecutore. “Abituato a consumare le persone come le cose - confida - ho accresciuto la mia lontananza da Dio scoprendo l’alcool, di cui ho spesso abusato, le droghe leggere e soprattutto la musica satanica, che tanto solleticava la mia passione per il macabro e che mi ha ispirato spesso comportamenti estremi, blasfemi e violenti”. Non solo: “la pornografia - aggiunge - era entrata nella mia vita, per essere alimentata con quotidiana ‘devozione’, mettendo radici profonde e distorte nel mio modo di amare e avvelenando ognuna delle mie relazioni”. Marco disprezza in ogni modo quel Dio che “non si degnava di manifestarsi” fino a quando, “nel colmo del mio delirio di onnipotenza”, muore la mamma e contemporaneamente perde molti soldi in borsa. “Lì Dio mi ha ‘sussurrato’ la prima volta ed ho cominciato a mettermi in dubbio”, racconta il ragazzo che un giorno decide di partecipare ad un incontro di preghiera della Comunità “Gesù Ama”, del Rinnovamento Carismatico. “In quel momento - sottolinea - è stato come svegliarsi da un incubo durato vent’ anni: le mie schiavitù si sono sciolte come neve al sole e ho riscoperto la gioia di essere amato dal Signore; ho capito che ai suoi occhi ero solo un bambino smarrito e che non era troppo tardi per cambiare”.
È stato così anche per Myriam che ha ritrovato la fede in mezzo alle umiliazioni degli eccessi e al dolore sordo della morte. La spensieratezza dell’infanzia si interrompe dopo la nascita del suo fratellino: i genitori cominciano a litigare finché decidono di separarsi. “Mio padre andò via con un’altra donna, mia madre cadde in depressione ed io mi sentivo delusa e abbandonata da coloro che dovevano proteggermi”, spiega. La situazione non cambia neppure quando i suoi tornano insieme, “più per convenienza che per amore”. “Passai da timida e silenziosa a ribelle e apparentemente menefreghista”, dice Myriam che pur frequentando la parrocchia continua ad avere nel cuore “una ferita aperta”. A 17 anni, mentre sta tornando a casa da una festa, l’uomo che la accompagna abusa di lei. “Fu l’inizio della caduta in un abisso ancora più profondo: mi sentivo sporca e terribilmente in colpa, non avevo nessuno con cui parlare e l’odio per gli uomini aumentava”, rivela. “Presto scoprii che il sesso poteva essere un’arma potente per distruggere gli uomini e così cominciai ad usarla, di me non m’importava, ero già morta nell’anima”, continua Myriam che comincia ad avere una vita sessuale sempre più disordinata. A 20 anni incontra un ragazzo e se ne innamora: “attraverso il suo amore e il suo rispetto Dio iniziò ad entrare nella mia vita”. Poco tempo dopo però quel ragazzo muore e Myriam si sente di nuovo terribilmente sola. “In quel dolore così grande – dice - ho gridato a Dio, nelle lacrime cominciai a sentire una grande pace, Dio c’era e mi amava, da quel momento non mi sono più sentita sola. Oggi vivo in pienezza perché tutto l’odio, la rabbia e il dolore che c’erano nel mio cuore sono state vinte da Cristo”.
Parla di “grande cambiamento” pure Manuela che per sette anni ha lottato contro la bulimia. “Quando ho incontrato Dio – confida - mi sono resa conto che il cibo, il mio corpo, la mia mente sono doni preziosissimi. Ho cominciato a ringraziarlo per tutto questo e lentamente sono stata liberata dai pensieri legati al cibo, al peso, fino a dimenticarmene completamente”.
“Tutti mi hanno abbandonato e mi sono trovato da solo. Proprio in questa solitudine ho visto il primo segno di Gesù: mi ha fatto incontrare un gruppo di preghiera che conosceva la Comunità Cenacolo e mi hanno portato a fare un colloquio”, racconta Michele a cui Gesù si è rivelato nel volto dei ragazzi che lo hanno aiutato ad uscire dal tunnel della droga.
“La fede è entrata qualche anno fa nella mia vita e l’ha cambiata: la prospettiva con cui avevo fino ad allora guardato a Dio, a me stessa, agli altri, al mondo si è trasformata. L’angoscia e la mancanza di senso avevano lasciato il posto ad una serenità nuova, a una gioia della quale mai prima di allora avevo fatto esperienza”, gli fa eco Caterina che nella sofferenza per il fallimento del suo matrimonio ha trovato la forza per “aggrapparsi” a Dio. “Affidarmi a Lui – osserva - non è stato fatalismo, né rassegnazione, né un rifugio, ma un grande dono. Spesso cerchiamo di fuggire la sofferenza e qualche volta non vogliamo proprio guardarla in faccia. Scegliamo altre scorciatoie”. “Nella mia esperienza di dolore – conclude - io ho incontrato Dio. Si rinasce davvero a nuova vita se si accetta di fargli spazio, di lasciarsi condurre dalla sua bontà e misericordia”.
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