MEDIAEDUCATION - Mondo Voc gennaio 2011 Torna al sommario
I miti costruiti dalla tv e dal cinema.
I finti talenti diventano star
Creare miti; ecco il potere dei media visivi. Gente comune, senza particolari doti artistiche, che grazie alla televisione acquisisce lo status di divo. I trucchi del quarto potere.
di Stella F.
Di casi se ne annoverano decine. Gente comune, senza particolari doti artistiche, che grazie alla televisione acquisisce lo status di divo.
Il fenomeno è ormai una prassi in alcuni programmi, pensati appositamente per creare miti, per verificare empiricamente quale sia il potere dei media nel manovrare i gusti e le opinioni del pubblico e assaporare il gusto e l’onnipotenza di aver generato fenomeni.
Questo vale per la televisione in modo particolare. Non per internet dove i miti approdano con la loro già consolidata notorietà solo per amplificare la propria portata (si badi bene, anche internet è un mezzo idoneo a creare miti; si pensi ai blogger più seguiti, a quelli che partendo da un diario online hanno pubblicato libri o ispirato film. Si tratta però di persone capaci che, con le proprie doti, riescono ad attirare su di sé interessi e curiosità, a mobilitare seguaci, fare proseliti, generare contatti).
Non per i giornali, che i miti li celebrano ma non hanno la forza di generare (pubblico più esiguo e tendenzialmente dotato di capacità critica autonoma). Non per la radio, dove la mancanza di immagini si presta poco ad enfatizzare i personaggi.
La telecamera invece è perfetta per far vedere ciò che si vuole; grazie al taglia e cuci delle immagini riprese, alla efficacia delle scenografie, alla sagacia dei copioni studiati a tavolino per far presa sui sentimenti della gente, si mostra una finta realtà, si costruiscono personaggi, si creano mode, si dà eco al nulla. È successo tante volte, accadrà ancora.
Non si tratta tuttavia di un fenomeno recente. Precorse i tempi, tanti anni fa (una ventina circa), il regista Gianni Boncompagni con la seguitissima trasmissione Non è la Rai, con la quale sono state lanciate diverse attrici, conduttrici, cantanti, ragazze immagine. Alcune dotate, altre semplicemente fenomeni mediatici, inventate da qualche abile mago della televisione, capace di tirar fuori dal cilindro il personaggio dell’anno, osannato per un periodo di un lustro al massimo e poi finito nel dimenticatoio, come è normale che accada per chi non ha i numeri. Ma non è importante questo; non lo è per coloro che di mestiere fanno i “costruttori di miti ".
È accaduto anche nel cinema. Non una volta certo, ma tra i tanti torna alla mente il caso di un’abile produttrice che creò un mito sul nulla, prendendo un film italiano, di un giovane regista esordiente, non particolarmente talentuoso; film simpatico sì, ma non geniale, e lo rese campione d’incassi con un battage indovinato e martellante, lanciando contemporaneamente tra le stelle del firmamento cinematografico il suo autore, divenuto da allora uno che vive di rendita, uno che è diventato parecchio famoso ma che non è certamente il nuovo Fellini.
Creare miti; ecco il potere dei media visivi. Perché accade questo? Perché le immagini suggestionano molto più delle parole. Attraverso esse è facile affascinare il pubblico. I suoni, i colori, le espressioni rubate dal passaggio di una telecamera, un bel paesaggio come contesto, sono elementi che suscitano emozioni molto più di quanto non sappiano fare le parole, anche di un bravo oratore.
Quello della televisione e del cinema è un linguaggio più completo, più affascinante, che può contare su plurime possibilità di impressionare lo spettatore; è un linguaggio più immediato, un linguaggio comprensibile a tutti, capace di imprimesi nella memoria con una forza che è maggiore rispetto al semplice parlato. Queste caratteristiche rendono debole lo spettatore, poco vigile o poco critico.
Davanti alla tv o allo schermo cinematografico l’utente non deve fare sforzi selettivi, interpretativi, concettuali, critici. Guarda rilassato ciò che gli viene proposto, diventa ricettore passivo di input diversificati, che interiorizza inconsapevolmente e acquisisce come parte del proprio patrimonio culturale, arrivando a credere che, sì, quel personaggio o quel film siano davvero “mitici”.
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