DIVERSO PARERE - Mondo Voc febbraio 2011 Torna al sommario
Non di solo web vive l’uomo
Il web va bene ma accanto ci sia anche il rapporto nella vita fisica, ci sia anche un’attività sportiva, ci sia anche lo studio, ci sia anche il gioco fatto attorno a un tavolo.
di Aldo Maria Valli
All’interno della mia grande famiglia (papà, mamma e sei figli, dai venticinque agli undici anni) le due creature più esposte al fascino ed ai richiami del web sono le gemelle Anna e Paola, di quattordici anni. Lo dico sottovoce, e a patto che la cosa resti tra noi, perché se venissero a sapere che sto parlando di loro mi scomunicherebbero all’istante (eh sì, a volte i figli possono scomunicare i padri, nel senso letterale di metterli fuori dalla comunità e tagliare i ponti).
Dunque, le suddette gemelle trascorrono molte ore al giorno davanti al computer, soprattutto con facebook. Il problema riguarda in particolare Paola, che ha stretto amicizia con una ragazza di quindici anni e con lei si intrattiene moltissimo sulla rete.
In linea di principio, come ha detto anche di recente Benedetto XVI, questi strumenti vanno considerati con senso di apertura e fiducia, per le grandi opportunità che offrono nell’accrescere la possibilità di conoscenza reciproca, ma ovviamente est modus in rebus. Il Papa ci ricorda che lo schermo del computer non può sostituire la vera vita di relazione. Ma quando io faccio questa osservazione, Anna e Paola ribattono pronte: “E chi l’ha detto che la nostra vita di relazione non è vera solo perché avviene attraverso il computer?”.
Qui si apre un bel dilemma circa il vero e il falso e ciò che è più vero e ciò che è meno vero. Per me, nato nella metà del secolo scorso, il vero consiste nella realtà fisica che mi sta attorno, mentre avverto istintivamente come meno vero tutto ciò che è frutto di una mediazione che nasce dagli strumenti del comunicare. Ma per una quattordicenne di oggi non è affatto così. Per un’adolescente il rapporto di amicizia coltivato attraverso facebook è verissimo, e anzi lei non vede alcuna distinzione o frattura fra l’incontro che avviene dentro la realtà virtuale e quello che si realizza nella realtà fisica: il primo è solo un prolungamento del secondo, o viceversa!
Credo che qui bisognerebbe lasciare la parola agli esperti. Come papà di Anna e Paola posso solo osservare che, nei loro confronti, porre la questione in termini di verità non porta da nessuna parte.
In passato ho provato a proporre un ragionamento circa l’idea di comodità, facendo presente che tenere un rapporto con qualcuno attraverso il web è molto più comodo (nel senso di troppo comodo) che mantenere un rapporto nella vita fisica, perché la rete elimina in partenza una serie di ostacoli.
Le mie figlie hanno però obiettato che non è così, che la rete non è di per sé più comoda, ma è invece più grande. Cioè: permette di mantenere una molteplicità di rapporti e di scambiarli più rapidamente e più velocemente di come potrebbe avvenire nella vita fisica.
Allora mi sono interrogato su questo concetto della grandezza e ho capito che il problema sta proprio qui. È vero, la rete è grande, ma proprio perché è così grande ci puoi finire dentro (nel senso di irretito, di prigioniero) senza che nemmeno te ne accorgi. Il problema, come nelle diete, è dunque quello di garantire la varietà.
Non di solo web può vivere l’uomo, così come non di sola carne o di sola pasta! Se si vuole crescere bene, occorre una dieta equilibrata e bilanciata. Non si tratta di demonizzare facebook e i vari social network: si tratta di variare. Accanto al web ci sia anche il rapporto nella vita fisica, ci sia anche un’attività sportiva, ci sia anche lo studio, ci sia anche il gioco fatto attorno a un tavolo.
L’uomo non è tagliato per vivere in una sola dimensione. Un sociologo mio amico dice che noi oggi viviamo tutti un po’ rattrappiti, ripiegati su noi stessi, senza respiro. Ecco: il rischio è proprio quello del rattrappimento. Il web va bene, ma per prendere respiro ci vuole anche altro.
Mentre stavo scrivendo questo articolo, ogni tanto ho dato un’occhiata alla posta elettronica. Ho visto così che la mia figlia più grande, Giulia, che si è sposata e vive a seicento chilometri di distanza da noi, mi ha mandato due e mail e ho potuto stare un po’ con lei, sia pure in modo virtuale. Poi, essendo stufo di stare seduto, sono andato a vedere se era arrivata anche la posta non virtuale, quella portata dal signor postino, ed effettivamente ho trovato un bel po’ di lettere e buste varie. Tra le altre, anche una lettera di Giulia indirizzata alla sua sorella più piccola, Laura. Le due infatti si cambiano lettere vere, di carta, e sono entrambe molto contente di poter testimoniare così il loro affetto reciproco. Ecco, tutto questo spiega ciò che volevo dire a proposito della varietà. E mi convince sempre di più che viviamo in un’epoca davvero bellissima.
Copyright © La riproduzione degli articoli di MONDOVOC richiede il permesso espresso dell'editore.