preti_11_gennaio_con_vescovo23 Gennaio 2014

 

Boniface Nkruziza novello sacerdote della Diocesi di Trapani

 

«Io, scampato al genocidio, oggi sono prete»


Il suo volto si contrae un po’ quando racconta di quell’anno trascorso nella foresta nella lunga marcia verso Brazzaville in Congo. Ma per il resto della conversazione, Boniface Nkuruziza, 36 anni, prete della diocesi di Trapani da pochi giorni, mantiene il suo sorriso aperto sempre pronto alla battuta mentre racconta la sua storia di rifugiato in fuga dal genocidio del Ruanda.

 

 

«Sono vissuto serenamente con la mia famiglia in un piccolo villaggio sulle montagne. Ero l’ottavo di dodici figli. Quando nel 1994 fu ucciso il presidente Habyarimana, il Paese sprofondò nel caos. Sentivamo i bombardamenti poco lontano, poi arrivarono le notizie dei massacri. Ci mettemmo in cammino. C’era una folla enorme, gente stracarica di biancheria, cibo, materassi. Arrivato al confine col Congo non trovai più la mia famiglia. Sono rimasto tre anni in un campo profughi senza alcuna notizia dei miei genitori e dei miei fratelli. Erano stati uccisi oppure avevano trovato rifugio altrove? – mi chiedevo –. Mi unì ad altri per raggiungere Brazzaville nel Congo francese, dove la situazione si diceva più tranquilla. E il viaggio attraverso la foresta fu orribile.

 

Ogni giorno qualcuno moriva, soprattutto anziani, donne e bambini, per gli stenti o per gli attacchi di banditi. Una mattina mi sono svegliato sul ciglio della strada dove dormivamo. Una donna vicino a me era morta, uccisa da un serpente. Ma io sembravo indifferente. Un giorno stavo annegando mentre attraversavamo il fiume: per un attimo ho pensato che per me era finita. Quando ho capito di essere salvo, mi sono ritrovato a pregare. Perché il Signore mi aveva risparmiato? La situazione intanto non cambiava. Anche nel Congo francese non c’era spazio per noi rifugiati: finii col mendicare per vivere, poi a lavorare i campi per un uomo che non mi pagava, fino a quando i militari mi arrestarono.

 

Mi liberarono grazie all’aiuto di alcuni missionari e quando una volta libero partecipai alla preghiera della missione, sentii che volevo farmi prete. Era un modo per restituire il dono che avevo ricevuto. La mia vita aveva un disegno e io volevo rendere vicino a tutti quel Dio che era stato vicino a me, che mi aveva salvato in tutti i sensi». Dal Congo, attraverso una breve tappa in Spagna, Boniface arriva in Italia, a Trapani, dove una suora che aveva conosciuto in missione aveva fondato una comunità al servizio dei poveri. «Ho vissuto per due anni nella Fraternità dei Servi di Gesù Povero ma io volevo diventare sacerdote». Nel 2007 l’ingresso in Seminario fino all’ordinazione sacerdotale l’11 gennaio scorso. «Sono ancora un rifugiato, nel mio paese non posso tornare e non ho più rivisto i miei familiari che per fortuna sono sani e salvi ma la mia vita adesso è qui. È per questo popolo che il Signore mi ha salvato e a questo popolo voglio donare la mia umanità».

 

(www.avvenire.it)