1 Dicembre 2013

 

NEWS_174518Di fronte al calo delle vocazioni, la Chiesa cattolica tedesca reagisce

arruolando i suoi dipendenti all'estero, in particolare in India. 

 

Preti d'importazione

 
Quando Benjamine Gaspar ha sentito per la prima volta il nome della diocesi di Münster, si è genuflesso in preghiera. Poi si è seduto al computer per cercare il posto su Wikipedia, e ha scoperto che Münster è una città del nordovest della Germania, conta 300mila abitanti, è sede vescovile ed è famosa come la città delle biciclette. Benjamine Gaspar ha 32 anni, è indiano e cattolico. Quando ha appreso del suo trasferimento a Münster, nel 2012, viveva nella città di Chennai, nel sud dell'India, dove era solito andare in giro in jeans, maglietta e sandali. Ma dall'inizio Gaspar è stato contento dell'avventura tedesca. «Dio ha un piano per me», dice padre Benjamine, come lo chiamano i membri della sua comunità.

 

 

 

«Sa dove manda i suoi sacerdoti». Oggi fa parte della diocesi di Münster nella città di Bocholt, vicino al confine con i Paesi Bassi. In questa fase storica, la Germania sta sperimentando un notevole calo delle vocazioni e una diminuzione del clero. Circa il 10 per cento dei preti cattolici in Germania, qualcosa come 1300 sacerdoti, sono stranieri. Molti sono originari dell'India. Il quotidiano Spiegel ha fatto visita a Benjamine Gaspar sia nella sua nativa India che in Germania.

 

Chennai, India, maggio 2012 Benjamine Gaspar getta lo sguardo sull'orizzonte sopra l'Oceano indiano. Sta per intraprendere un lungo viaggio. Gaspar è parte di una comunità chiamata Missionary Society of Heralds of Good News, i cui membri predicano nelle chiese di tutto il mondo. Per lui questa è un'occasione per girare il globo. «La mia famiglia è cristiana da 10 generazioni», dice Gaspar. «Il fatto di poter un giorno diventare prete e di andare oggi in Germania è un sogno che diventa realtà». [...]In India i cristiani sono una esigua minoranza: costituiscono il 2,3 per cento della popolazione. E tuttavia, data la circostanza che l'India è uno dei paesi più popolosi al mondo, questa percentuale corrisponde a circa 28 milioni di persone. Il sud dell'India ospita una comunità cristiana che risale ai tempi dell'apostolo Tommaso (52 d.C.) e che renderebbe la Chiesa indiana più antica di quella europea. Le messe che si tengono a Chennai, anche quando vengono svolte all'aperto e sono permeate di un intenso aroma d'incenso, sono molto simili a quelle tedesche: la liturgia cattolica è la stessa ovunque. «Sono molto contento del mio servizio in Germania», dice Gaspar. Ha sentito dire che la Chiesa cattolica sta subendo una contrazione in Germania, ma non capisce perché. I tedeschi perdono la fede? O semplicemente non si fidano più della Chiesa? «In ogni caso, io vorrei fare qualcosa per cambiare questa situazione», afferma Gaspar.

 
Bocholt, Germania, autunno 2013«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo». Gaspar si fa il segno della croce mentre la messa giunge al termine. Di fronte al massiccio altare barocco, le sue mani si muovono sul suo petto. Accentua ogni parola. Poi sorride.«Si sta dando tanto da fare», afferma una anziana signora dai riccioli candidi. Ritiene che il giovane diacono indiano si faccia amare al primo sguardo. Si tratta di un giovanotto che dice la messa «in maniera molto pia», circostanza che la signora apprezza particolarmente. Non come un africano che poco tempo prima ha tenuto un sermone in una parrocchia vicina, e che nessuno ha capito. Gaspar sa che non è sempre facile avere a che fare con le persone anziane durante la messa, e tuttavia questo è il suo «obiettivo più importante». In effetti, la terza età costituisce il suo principale target. Una settantina di persone hanno seguito la messa di Gaspar in questo martedi mattina; quasi tutte sono donne, tutte sono sopra i 60, e le loro esili voci svaniscono in fretta dalle navate di pietra.

 
Una grande opportunità per la Chiesa Nella parrocchia di Nostra Signora, quella cui appartiene Gaspar, «abbiamo urgente bisogno di aiuto», dice Matthias Conrad, sacerdote settantenne. «Benjamine Gaspar è per noi un dono di Dio». Conrad fa notare che solo pochi anni fa la circostanza di dover chiamare preti dall'estero era impensabile. I giovani uomini motivati, come Gaspar, secondo Conrad sono «una grande opportunità per la Chiesa tedesca», in quanto portano una ventata di aria fresca alla messa. «Il vantaggio della Chiesa universale è che si può entrare in contatto con altre culture; la Chiesa contemporanea è una larga strada a doppio senso, quando per molto tempo essa è stata solo una via a senso unico dall'Europa al resto del mondo».Gaspar ha aspettative realistiche riguardo la sua nuova posizione. «Nessuno può aspettarsi un miracolo», afferma. Costruire fiducia è una cosa che si fa col tempo, spiega Gaspar, il cui visto per la Germania ha validità di 5 anni. [...]

 
Anche se un membro della comunità gli corregge i sermoni, Gaspar è già in grado di condurre la messa e presto officerà i funerali. «Ho ancora molto da imparare. Ma mi trovo bene in questa parrocchia», dice il giovane indiano. Rispetto al suo Paese, nota Gaspar, in Germania «i giovani non sembrano essere molto preoccupati, o quantomeno non ne parlano in Chiesa». Ha imparato che a Bocholt ci sono rigide regole da rispettare: «occorre essere puntuali, ma anche avvisare prima di fare visita a qualcuno, seppur in veste di sacerdote». Gaspar ha imparato anche ad andare in giro sulla sua nuova bicicletta, gradito dono della comunità, che gli ricorda di quando, consultando Wikipedia, apprese la strana espressione "città delle biciclette", e commosso ricorda il momento in cui i parrocchiani, durante la messa, gli hanno fatto trovare quel bel dono.

 
Articolo originale su Der Spiegel online traduzione di Belinda Malaspina

(www.cronachelaiche.globalist.it)