20 gennaio 2013
L’arcivescovo di Napoli lo ha detto agli studenti durante un convegno sulla comunicazione
«Se Gesù nascesse oggi, si iscriverebbe a Facebook»
Sepe ammette che «in alcuni periodi della storia la Chiesa non è stata all'altezza di questo compito» e che «nell'ultimo periodo non sempre è riuscita a stare al passo con i tempi, facendosi travolgere dal tecnicismo che avanza».
Gli fa eco il giornalista e autore televisivo Giovanni Minoli, che ricorda come durante il pontificato di Karol Wojtyla la Chiesa abbia raccontato «soprattutto la figura del Papa, perdendo il rapporto con l'evoluzione dei media e le opportunità che offrono».
Il punto fondamentale resta «la modalità con la quale ci si pone di fronte alle nuove tecnologie - spiega Sepe - è importante che la Chiesa prenda coscienza del fatto che bisogna essere parte attiva e non solo subirle».
A tal proposito cita un aneddoto personale, relativo alla sua decisione di iscriversi a Facebook. «Una scelta che allora suscitò tanto clamore in Vaticano - ricorda - mentre oggi lo stesso Papa comunica attraverso Twitter». L'appello del cardinale ai ragazzi è di «restare sempre liberi da chi cerca di condizionarvi».
Minoli evidenzia poi le «potenzialità offerte dai nuovi media», ai quali i giovani devono accostarsi investendo «sulla preparazione e sulle competenze, comportandosi come i pionieri del Far West, che andavano verso l'ignoto, ma con la speranza di scoprire un nuovo mondo». Lo studio e la verifica dei fatti diventano gli unici antidoti agli effetti distorsivi della comunicazione, come è accaduto con il caso Tortora, che per Minoli è «l'episodio simbolo di come il potentissimo mondo dell'informazione possa distruggere vite senza responsabilità per distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica da altre vicende».
(www.vaticaninsider.it)