DIVERSO PARERE - Mondo Voc dicembre 2011 Torna al sommario
Uno stile di vita cristiano
Esiste uno stile di vita cristiano? Quale può essere oggi? E come lo si può vivere in famiglia?
di Aldo Maria Valli
Credo che ai nostri giorni essere cristiani voglia dire, come sempre, essere persone che cercano di conformarsi a Gesù. Si tratta dunque di essere aperti a tutti e soprattutto ai più bisognosi, nel costante rapporto con Dio, avendo chiara consapevolezza delle insidie del Maligno e del fascino che i falsi idoli possono sempre esercitare su ognuno di noi.
Tra i falsi idoli che esercitano maggiore attrazione ci sono senz’altro, oggi come ieri, il denaro e il potere, ma ai nostri giorni si sono aggiunti il desiderio di apparire e la facilità. Con il termine “facilità” intendo la pretesa di ottenere risultati e obiettivi senza faticare, come se la vita fosse fatta soltanto di diritti e non anche di doveri.
In famiglia l’educazione a uno stile di vita cristiano si fa ogni giorno, prima di tutto attraverso l’esempio dei genitori. Il loro amore, fatto di tenerezza e rispetto, è il motore dell’amore che tiene viva l’intera famiglia. È nella coppia che si coltiva primariamente l’apertura alla vita in un atteggiamento di fiducia verso il Padre. È nella coppia che si fa crescere il senso di sacrificio, ovvero la disponibilità a rendere sacra ogni azione, mettendo nel giusto ordine le priorità. È nella coppia che si impara due attitudini profondamente cristiane: ringraziare e perdonare. Se i genitori sono cristiani veri, per i figli diventa più agevole respirare il cristianesimo non come imposizione, non come freddo elenco di prescrizioni, ma come consapevolezza profonda che dà senso a tutto ciò che si fa e accompagna sempre.
Nei confronti dei mass media, così invadenti nel portare in casa esempi di vita diversi o contrari, occorre esercitare lo spirito critico, senza mai abbassare la guardia. E occorre insegnarlo ai figli fin da quando sono molto piccoli, stando accanto a loro, non abbandonandoli in solitudine davanti a questi mezzi e abituandoli a scegliere tra le diverse proposte, non a farsi scegliere. Importante è il tempo che si trascorre con i figli.
Non basta la qualità, occorre anche la quantità. Fino alla preadolescenza, è importante giocare con loro, ricavarsi spazi per attività da svolgere insieme. Poi, quando diventano più grandi, i rapporti fatalmente si allentano, ma se negli anni è stata costruita una reale vicinanza ecco che il senso di prossimità e di accompagnamento non verrà mai meno.
Il discepolo di Gesù si comporta come il samaritano che si ferma davanti al bisognoso e si china su di lui, per aiutarlo concretamente, ma non è necessario che il bisognoso sia un lontano. A volte colui che ha bisogno sta proprio in casa, accanto a noi ogni giorno, ma noi non lo vediamo. Recuperare questa capacità di accorgersi di lui e di vedere le cose con i suoi occhi è il primo passo verso una solidarietà concreta, non soltanto proclamata a parole.
Vorrei chiudere con un richiamo alla sobrietà. Il cristiano non spreca risorse e non consuma inutilmente. Poiché sa che la vita e il creato sono un dono del Padre, e che il Padre ci ha donato questi beni affidandoli alla nostra cura in vista del bene di chi verrà dopo di noi, il cristiano non sarà mai uno sprecone e un dissipatore. In tempi in cui il creato è minacciato da uno stile di vita consumistico, il cristiano deve essere attivo protettore del mondo. Non fanatico, ma determinato.
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