9ba9b8743210 novembre 2013

Il webmaster vaticano: così la tenerezza del Papa diventa digitale. Intervista con Lucio Adrian Ruiz, responsabile del Servizio Internet d'Oltretevere: «Nell'ultimo anno abbiamo dovuto aumentare di dieci volte la potenza del sistema»

La vocazione digitale del Papa

La mattina dopo l'elezione di Bergoglio, è corso in un negozio e ha comprato un IPad rigorosamente bianco, subito ribattezzato «IPapapad», che è stato donato a Francesco la mattina del 16 marzo, al termine dell'udienza con i giornalisti. Monsignor Lucio Adrian Ruiz, 48 anni, argentino di Santa Fe, in Vaticano dal 1997, è il responsabile del Servizio Internet Vaticano. In pratica, in webmaster del Papa. Dopo anni di lavoro presso la Congregazione per il Clero, per la quale ha costruito il sito www.clerus.org e ha curato tecnicamente le «teleconferenze» - una specie di forum teologico che metteva attorno a un tavolo virtuale la stessa mattina esperti teologi di ogni parte del mondo - dal 2009 Ruiz è Capo Ufficio del Servizio Internet Vaticano, della Direzione delle Telecomunicazioni, e si occupa di tutto il web vaticano.

«Il nostro lavoro - spiega il webmaster del Papa - è quello di un "ufficio di frontiera". Siamo quella parte della catena che deve fornire la tecnologia e il supporto necessario perché la parola del Papa, i suoi insegnamenti e i suoi gesti arrivino fino agli estremi confini della terra. Siamo in qualche modo le braccia, le gambe e la voce digitale del Pontefice. Ma non siamo da soli a lavorare nella presenza digitale del Papa, siamo una grande famiglia – Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Sala Stampa, Centro Televisivo Vaticano, Radio Vaticana, Osservatore Romano - dove la comunicazione viene studiata, pensata, lavorata e messa in atto con la coscienza di collaborare con il Santo Padre nel suo ministero Petrino».

In che cosa consiste esattamente il vostro lavoro?

«Ci occupiamo della tecnologia, della progettazione, dell’ingegneria e della messa in linea dei siti web e degli altri servizi Internet della Santa Sede, cioè di quelli che rientrano sotto il dominio «.va», che è un "top level domain" equivalente a quelli di altri Paesi. Oggi sono una trentina, ma ce ne sono almeno dieci in preparazione. Quelli più seguiti, che generano più traffico, sono quelli istituzionali www.vatican.va - che ha al suo interno oltre mezzo milione di pagine con il Magistero dei Pontefici - e www.news.va, che cura il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali che e’ un aggregatore di contenuti per tutte le “news”.  Poi ci sono i siti dei vari dicasteri e quelli costruiti per speciali ricorrenze, come www.annusfidei.va, dedicato all'Anno della Fede, un vero fiume di iniziative da parte del Vaticano al servizio della Chiesa universale».

Da quanto il Vaticano è in rete?

«Il Vaticano è nel web dal giorno di Natale del 1995, con il messaggio Urbi et Orbi di Giovanni Paolo II. Dal 1997 nella forma e struttura attuali. È interessante notare che nel momento in cui il web ha cominciato suoi primi passi, la Chiesa in generale, e particolarmente il Vaticano, c’era! La Chiesa ci è entrata subito, ha colto immediatamente il cambio culturale che Internet stava provocando. Così come oggi accompagna questi processi usando i social network. Come in un tempo la pittura, l’architettura, la musica, la Chiesa si fa pure presente e artefice della cultura con l’evangelizzazione, oggi in Internet».

Dove si trova il vostro ufficio e quante persone ci lavorano?

«Siamo un piccolo ufficio una trentina di persone, ma molto motivate nel collaborare con il Santo Padre al servizio della Chiesa Universale. È bello e sfidante pensare che l’orizzonte del nostro lavoro è il mondo intero, tutti i continenti, tutti i paesi, tutte le persone che vogliono accedere al insegnamento del Papa!

Per il momento abbiamo gli uffici in via della Conciliazione 1, ma appena saranno finiti i lavori ci trasferiremo negli uffici che si trovano sopra le Poste Vaticane. I sistemi, invece, sono sempre stati all'interno del Vaticano, sin dall’inizio nel 1995».

Quali sono le principali sfide che avete?

«La grande sfida è riuscire a passare in formato tecnologico l’insegnamento, il messaggio, la tenerezza del Papa…, non è semplice creare uno spazio di “incontro vero” con i mezzi telematici. Un’altra è che tutto è realizzato con ingegneri, tecnici e svariate figure professionali interne. Questo è bello ma è molto impegnativo e implica una grande dedizione e aggiornamento. Ma come detto, siamo una famiglia e assieme alle altre realtà del Vaticano cerchiamo di cogliere il momento culturale ed essere al passo dei tempi».

E ancora potrei dire che ce un’altra grande sfida. Essa si presenta quando si deve tenere conto delle situazioni dei vari Paesi del mondo. Ad esempio, il fatto che va garantita l'accessibilità anche a quei Paesi dove non c'è la banda larga e dove la tecnologia non è ancora così avanzata, tutti devono accedere al contenuto, quindi non basta pensare a fare cose belle e con l’ultima tecnologia, si deve pensare pure agli “ultimi”, a quelli lontani e poveri, pure loro devono accedere al insegnamento e alla tenerezza del Papa!».

Siete voi a occuparvi dei contenuti?

«No, a quello pensano la Segreteria di Stato e i diversi dicasteri della Curia romana, sono loro che si occupano della ricchezza contenutistica che si trova nei diversi media. Noi ci occupiamo di una parte in questa “catena comunionale”, cioè, quella di disegnare e fare la tecnologia, e di mettere online i contenuti del Papa. Ci occupiamo pure di digitalizzare i discorsi e gli interventi dei Papi del passato, un lavoro che richiede cura pazienza e dedizione. Nostro sogno è poter avere tutti i principali documenti dei Pontefici messi on line, ma ci prenderà un bel po’ di tempo riuscirci… Si è anche accresciuto anche il numero delle traduzioni dei contenuti nelle varie lingue».
E gli accessi?

«Abbiamo avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, e ancora di più con Papa Francesco. Ci sono dei picchi (parliamo di milioni di accessi) legati a certi eventi o ai viaggi del Papa. Ad esempio, in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, in due giorni abbiamo avuto più di dodici milioni di accessi. C’e’ un grande accesso alle foto e ai messaggi, c’e’ una grande ricerca delle parole che lui pronuncia».

Gli internauti che cliccano di più i vostri siti dove risiedono?

«I primi dieci Paesi con maggiori accessi sono gli Stati Uniti, l'Italia, la Spagna, la Germania e il Brasile, seguiti da Corea del Sud, Messico, Canada, Francia e Cina. Le ore di punta del traffico, tra le 15 e mezzanotte, ora di Roma».

Gestite anche il servizio delle email? Esiste un'indirizzo email pubblico del Papa?

«Ci occupiamo anche delle  email. Ma si è adibito un account del Papa soltanto per alcuni eventi speciali, come per esempio quello per il giubileo sacerdotale di Giovanni Paolo II. Non sono previste chat interattive. E per quanto riguarda i messaggi personali al Santo Padre, si preferisce ancora che arrivino per lettera...».

E quanto ad attacchi degli hacker come va?

«Stare nel mondo digitale significa pensare quotidianamente anche alla sicurezza. Dobbiamo occuparcene come ogni altra realtà importante sul web. È una realtà fisiologica, ma il centro dei nostri sforzi sta nei servizi, nel pensiero di come far arrivare meglio il messaggio. Il resto è normale, è come chi cammina e deve fare attenzione ad attraversare la strada… Tutto il mondo presente in Internet fa attenzione alle questioni di sicurezza, privacy, ecc… Diciamo che il peccato originale fa pure la sua irruzione nel mondo digitale».

Com'è cambiato il vostro lavoro con Papa Francesco?

«Francesco è un Papa molto vicino, attira le persone, eppure è molto mediatico, guardare le sue fotografie con la gente è di per sé un messaggio di amore e di speranza. Basta vedere come sono aumentate le presenze alle udienze generali e all'Angelus. L'aumento delle presenze fisiche ha la sua corrispondenza anche quelle virtuali: si cercano i video con le sue parole, si scaricano i testi, le foto. Papa Francesco dice parole forti che penetrano nel cuore della gente, di tutti noi.  Gli accessi sono cresciuti molto, anzi, tanto! Nell'ultimo anno abbiamo aumentato stabilmente di dieci volte la potenza del sistema. Durante il periodo del conclave di venti volte».

Il Papa su twitter ha superato i dieci milioni di follower...

«Papa Francesco usa espressioni così belle e forti che sono adattissime per twitter. Una volta gli ho detto: "Santo Padre, lei è un 'Papa digitale', la sua vicinanza, le sue parole e la sua tenerezza parlano la stessa lingua della cultura digitale di oggi.  Non era solo una frase, questo si può verificare dal flusso che si trova ovunque in Internet, sia delle sue parole che le sue immagini. Twitter è come una piccola giaculatoria digitale, che accompagna il popolo di Dio ogni giorno…è bello sentire la vicinanza del Papa nel nostro quotidiano camminare».

(www.vaticaninsider.it)