ORIENTARSI - Mondo Voc giugno-luglio 2014 Torna al sommario
IL LIBRO DI DANIELE E LA FORZA DEL NUOVO
Un Dio giovane e che rende giovani
Il coraggio di opporsi
Il racconto biblico di Daniele mostra la logica di Dio operante nel mondo e nelle vicende umane. Una vicenda di giovane sapienza e di onestà con se stessi, ma soprattutto la rivelazione di un Dio che ama la vita e la difende contro ogni sopruso di chi nel male è addirittura invecchiato.
di Amedeo Cencini
Il libro di Daniele appartiene alla letteratura apocalittica, ovvero a quel modo di raccontare che rivela come Dio vede e conduce la storia passata, presente e futura.
In tali testi non son tanto importanti gli eventi e le circostanze, quanto la logica di Dio sul mondo e le vicende umane.
Ma c’è un’altra simpatica caratteristica in questo libro, senz’altro percepibile a un altro livello, più psicologico e meno esegetico: in Daniele protagonisti principali sono spesso i giovani, mentre Dio appare da un lato come colui che si serve di loro per condurre la storia, dall’altro come il loro protettore e difensore, al punto quasi di identificarsi con loro.
I tre giovani e i vecchi idoli
Il re ha emanato un editto assurdo, con l’ordine di adorare una statua d’oro, cioè lui. Tutti obbediscono, supini o ruffiani. Sadrac, Mesac e Abdenego no, tengono la schiena dritta, e vengono così condannati alla morte atroce della fornace ardente. Dalla quale Dio li salva.
Il significato è preciso: l’uomo può illudersi di avere potere, può pretendere anche di imporlo su chi è debole e non accorgersi - nel suo delirio d’onnipotenza - di chi fa solo il lecchino. Ma non può nulla contro chi decide di non mandare all’ammasso il proprio cervello e semmai manda a vuoto la sua arroganza, come i 3 giovani del libro di Daniele.
È una storia che si ripete. Quante statue d’oro finto da adorare! E quanti stupidi adoratori continuano a seguire il pifferaio magico, in fila per due, o a piegare le ginocchia, in un rito che umilia l’intelligenza e mortifica la dignità umana. E magari questi devoti del pensiero unico o creduloni facili sono gli stessi che contestano ogni fede religiosa e predicano un mondo e una cultura finalmente liberi da ogni oscurantismo religioso. Viene in mente Barth: “quando il cielo si svuota di Dio, la terra si riempie di idoli”.
Significativo che siano 3 giovani, nel libro di Daniele, a opporsi a questa imbecillità dello spirito e della mente. Toccherà ancora a loro, oggi, condurci fuori dalle sabbie mobili di vecchie e nuove idolatrie per adorare il vero e unico Dio, colui che ha creato e vuole l’uomo libero?
Susanna, Daniele e gli “invecchiati nel male”
Un altro episodio ben conosciuto del libro di Daniele è quello che racconta di Susanna provocata dai due… rispettabili anziani. Anche qui c’è un’opposizione netta tra vecchio e giovane, tra la logica di chi si è progressivamente lasciato sedurre dal male e lo ripete con monotonia ossessiva, diventando vecchio e seduttore d’altri, e chi è perennemente ringiovanito dall’attrazione per la verità, dalla sua ricerca e dalla sua bellezza, dal coraggio di proclamarla specie quando è aggredita.
Non è forse vecchia questa società di oggi, terribilmente invecchiata dalle sue illusioni, dall’ostinazione con cui cerca una felicità sbagliata nel modo sbagliato e nel posto sbagliato, pretendendo di imporre questa grammatica disperata della vita ai propri figli? O società che ha smarrito ritmo e stagioni esistenziali e non sa più invecchiare, fissata com’è col mito del giovanilismo? O che ha paura di dire con autorità ciò che è giusto e quel che non lo è, ciò che è bello e quanto invece fa schifo? O che non sa più indicare l’alfabeto della vita né leggere “la realtà del dato” (H. Arendt), del dato di natura, società così rozza e analfabeta da non saper distinguere le differenze più elementari, tra maschio e femmina, tra padre e madre, quelle differenze che anche un bambino riconosce ed esige e persino un animale rispetta?
Non è forse vecchia decrepita una società che ha preteso costruire fortuna e benessere sulle ruberie del furbo, sulla sfacciataggine dell’arrivista, sulla pochezza morale del politico, sulla finzione dell’inganno facile e oscuro, fregandosene di chi in tal modo ne resta escluso, e irridendo la “ingenuità” di chi “cammina nella giustizia e parla con lealtà, di chi rigetta un guadagno frutto di angherie” (Is 33,15)? Non sta sempre più invecchiando una società così egoista da non dare più figli al futuro, né futuro ai propri figli?
E come è “giovane” Susanna e tutti coloro che non abboccano alla fiera delle falsità, né svendono il loro corpo e la loro dignità, come Maria Luce Gamboni, la giovane attrice prescelta per il ruolo di Giulietta, che rinuncia a spogliarsi sul set ed è per questo costretta a rinunciare anche al ruolo, perdendo così una grande occasione di successo (“al denaro e al mio sogno ho preferito il mio pudore”). Com’è “giovane” Daniele e tutti quelli che come lui hanno il coraggio della verità, di proclamarla forte dinanzi al potente di turno, per difendere quella verità che non ha altra forza al di là di se stessa.
Un Dio giovane
Ma Dio interviene per salvare i 3 giovani dal fuoco come Daniele dai leoni e Susanna dalla calunnia mortale. Non solo Dio è con loro e totalmente dalla loro parte, ma è un Dio giovane quello raccontato dal libro di Daniele e nel quale anche noi crediamo.
Un Signore amante della vita e che rende giovane chi si abbandona a lui, un Dio che fa nuove tutte le cose perché è sempre nuovo e inedito il suo amore, non si ripete né può invecchiare.
Un Dio che non si accontenta di figli obbedienti né gode di vederli ossequiosi, ma li vuole felici, li desidera liberi, li sogna belli, senza maschere e paure!
Un Dio che, tornando alla vicenda di Daniele, alla fine tocca il cuore anche del re, e lo converte e ringiovanisce. Perché non adori più alcun idolo, né lui si senta tale.
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