ORIENTARSI - Mondo Voc gennaio 2013                                                                        Torna al sommario

 

 

 

La Bellezza della Vocazione

 

La rincorsa affannosa al mito inarrivabile della bellezza, riserva, soprattutto ai giovani, molte delusioni, talvolta con conseguenze tragiche. Occorre investire le proprie migliori energie  nella ricerca di un vero appagamento del cuore, di una felicità non effimera che possa colmare così tanto la vita da farne un dono per gli altri.

 

di Sandro Perrone

Miss-Italia_h_partb

La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij. Sì, ma di quale bellezza si tratta? Molti si appellano all’antico adagio popolare: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Quelli che hanno studiato filosofia ricorderanno certamente il celebre aforisma di Platone: “Il bello è lo splendore del vero”. Ma la grande maggioranza della gente che cosa crede in proposito? Se si pone la domanda ai ragazzi e ai giovani di oggi, che cosa risponderebbero? Probabilmente, “quello che mi piace”.

 

I più anziani rimangono sempre stupiti quando alla TV trasmettono le immagini delle “selezioni” per qualunque tipo di concorso di bellezza. A Miss Italia si presentano migliaia di ragazze e non c’è concorso per le “veline” (ma anche “velone”) che non veda autentici assalti agli studios televisivi da parte di decine di migliaia di giovani e giovanissime donne.


“La bellezza aiuta”, si dice. “Se sei bella hai la possibilità di sfondare; puoi avere anche l’intelligenza della Montalcini, ma se sei brutta non ti piglia nessuno!” D’altra parte, la società moderna si basa sul mito della bellezza: televisione, cinema, giornali, rotocalchi non fanno che propagandare questo slogan: “Devi essere bella!”

 

Le top model sono l’esempio eclatante di tutto questo, arrivando a guadagnare somme stratosferiche, che sono un vero e proprio insulto agli stipendi della maggior parte dei lavoratori, cui non basta un’intera vita per racimolare quanto le “top” guadagnano in un solo mese di “lavoro” e che spendono spesso, senza pudore e decenza per soddisfare i loro vizi e i loro capricci.

 

 

 

Nessuna bellezza può coprire il vuoto interiore

zampe_di_gallina

Tutto questo all’insegna di una società consumistica che ci vuole sempre giovani e belli: forever young. La vecchiaia, la malattia, la bruttezza, l’età non esistono più: sembrano scomparire come le rughe e le “zampe di gallina” dopo un appropriato intervento di lifting. Peccato che, nonostante tutto questo (o forse, proprio a causa di tutto questo), rimanga purtroppo un ma: come mai, oggi, che si è tutti giovani e belli, non si riesce anche ad essere felici?

 

Perché si sente il bisogno dello sballo, della droga, dell’alcol, di sensazioni sempre più estreme, per esorcizzare il vuoto interiore? Perché un numero impressionante di giovani ricorre perfino al suicidio, per non dover subire quella terribile malattia mortale, vera epidemia dei tempi moderni, la depressione?


La bellezza, la giovinezza, la fama, il denaro, il sesso, lo sballo non bastano e non servono, se nella vita non si ha uno scopo, un fine, una meta: chiedere per informazioni a Marilyn Monroe, a Jimi Hendrix, a Jim Morrison, a Kurt Kobain, a Michael Jackson, a Amy Winehouse, a Mia Martini, a Whitney Houston. La bellezza, la giovinezza, la forza, sono legate al tempo, e, con il tempo, sfioriscono. Gli anni passano per tutti, anche per i belli e le bellissime, incalzate e subito sopravanzate dalle giovanissime che seguono, premono, sgomitano, spingono per arrivare sempre più in alto, fino ai primi posti, dai quali cadranno per lo stesso fenomeno.

 

 

La vera bellezza è un cuore pieno di Dio e aperto agli altri

“La bellezza salverà il mondo” afferma Dostoevskij, che tuttavia aggiunge: “e la bellezza’ è CRISTO, che la Sacra Scrittura definisce “il più bello tra i figli dell'uomo” (Salmo 45). Secondo la Bibbia, bellezza e bontà si equivalgono e già gli antichi greci identificavano di fatto kalòs (bello) e agatòs (buono), inventando un termine, kaloagatìa, che unisce insieme bellezza e bontà.


La bellezza nasce da un appagamento interiore. La felicità deriva da un animo sereno, in pace con Dio e con gli uomini. La vera bellezza, in fondo, è quella che nasce da un cuore pieno di Dio, attento ai bisogni e alle necessità dei fratelli, sincero, generoso, cordiale; in breve, la vera bellezza (e la vera bontà) è quella di seguire Cristo, affascinati dalla sua persona, dal suo esempio, dal suo insegnamento.

 

 

Il fascino di una vita realizzata come Vocazione

Teresa_del_bambin_ges

Chi segue Cristo nell’impegno quotidiano per il bene ha una bellezza che traspare naturalmente sul volto. Chi crede con fede pura e generosa, capace di dare serenità e gioia all’annimo è veramente bello. Il sorriso di un cuore puro è indimenticabile; non è quello plastificato che ammicca dalle copertine delle riviste, più falso del corpo rifatto dalla chirurgia plastica.

 

Chi segue Cristo da vicino, chi si è lasciato attirare dalla sua vita, in una parola, chi ha sentito la sua voce e cammina dietro i suoi passi, realizza se stesso e presenta la bellezza di una vita pienamente realizzata e totalmente donata ai fratelli.


Basterebbe guardare qualche rara fotografia di Santa Teresa del Bambino Gesù per comprendere tutto questo: dallo sguardo sereno e profondo della “piccola Teresa” emana una bellezza ineffabile e dolcissima, che nessuna star potrà mai uguagliare: l’ardore del cuore traspare sul volto e comunica a chi guarda una sensazione di pace, serenità, gioia che si può soltanto intuire ma non descrivere a parole. È questa la vera bellezza che salva il mondo.


 

 

Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore