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UN CALCIO AL RAZZISMO
L’impegno di Antonio Gargiulo in favore degli emigrati
É chiamata la “Squadra dei Rifugiati”, in realtà l’“Afro Napoli United” è un’associazione che si propone, attraverso lo sport, d’inserire i giovani emigrati nel tessuto sociale della città partenopea. Promotore dell’iniziativa è Antonio Gargiulo, giovane commercialista napoletano, appassionato di sport, esperto di cooperazione sociale e presidente del gruppo di imprese sociali Gesco.
di Vito Magno
Antonio Gargiulo cosa fa nella vita?
Sono commercialista e da sempre ho lavorato presso le Cooperative Sociali. In questo modo ho avuto l’opportunità di conoscere ragazzi immigrati. Il primo che ho conosciuto è stato un senegalese, un mediatore culturale, che mi ha portato a conoscere il mondo dell’immigrazione.
Fino al punto da condurla a fondare l’Associazione “Afro Napoli United.” Quando e perché?
L’ho fondata nel settembre del 2009. Attraverso il calcio ho inteso creare una concreta opportunità di integrazione per i ragazzi immigrati che vivono a Napoli.
Quanti sono?
Attualmente abbiamo circa 35 ragazzi. La maggior parte proviene dall’Africa: Senegal, Tunisia, Costa d’Avorio, Capo Verde. Inoltre alcuni provengono dal Cile e dal Paraguai. Naturalmente ci sono anche i napoletani.
Economicamente come vivono?
Con molte difficoltà. Nel corso della giornata cercano di guadagnare qualcosa con attività di bancarella o facendo i badanti. Una vita dura, difficile e faticosa; spesso vengono sfruttati e mal pagati. Con noi riescono a trovare una seconda famiglia e in qualche modo cerchiamo di aiutarli anche fuori dal campo. Siamo in contatto con squadre superiori che chiaramente hanno la possibilità di pagare i calciatori. Però questo può avvenire solo se i nostri ragazzi riescono a regolarizzare la loro posizione in Italia dal punto di vista dei documenti.
Come “Rifugiati politici”?
Esattamente. Molti di loro hanno fatto regolare domanda e stanno aspettando le graduatorie. Purtroppo fino a quando non regolarizzeranno del tutto la propria posizione non potranno giocare in una squadra professionistica.
Nel frattempo che attività sportiva svolge l’Associazione?
Ad oggi abbiamo due squadre di calcio che disputano il campionato Provinciale AICS. Poi abbiamo un’altra squadra che disputa un altro campionato, ma sempre a livello amatoriale.
Cos’è il Campionato AICS?
È un campionato molto ben organizzato dall’Associazione Italiana Cultura e Sport. Si tratta di una Associazione di promozione sociale che ha obiettivi vicini ai nostri. Diciamo che incontriamo squadre che ci accolgono e ci guardano sempre con grande simpatia. Quest’anno abbiamo vinto il campionato Provinciale dell’AICS a Napoli, il lascia passare per disputare i Campionati Nazionali a Brescia.
È mai capitato che alcuni dei vostri giovani siano poi entrati a far parte di squadre professionistiche?
Sì, un ragazzo senegalese che giocava con noi due anni fa è riuscito a firmare un contratto in Francia con una squadra professionistica di quarta serie. Questo gli permette oggi di avere uno stipendio.
Storie difficili dietro ai vostri calciatori!
Gli ultimi due ragazzi che sono arrivati da noi hanno fatto il triste viaggio che dalla Libia li ha portati a Lampedusa. Da lì sono stati trasferiti in un centro di accoglienza in Campania. La loro storia è veramente triste: uno di loro ha addirittura perso suo fratello.
Chi sono in due calciatori che ha portato con sé a Rapolano Terme, dove ha ritirato il Premio alla Solidarietà “Goccia d’oro”?
Si tratta di Ale, un ragazzo nigeriano, anche lui proveniente dalla Libia e sbarcato a Lampedusa. Già in Libia giocava a calcio, ma a seguito della guerra civile è dovuto fuggire. L’altro ragazzo, Abib, è un senegalese, anche bravo calciatore. È stato portato in Italia con la promessa di un ruolo da professionista. Ha giocato nelle giovanili del Ravenna, poi è stato mandato in Puglia in una squadra di serie B, che però non gli ha firmato il contratto e non lo ha più pagato. Per questo si è trovato senza soldi e senza la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno in quanto privo di un contratto di lavoro. Oggi è in causa per ottenere il rinnovo del contratto che gli è stato negato.
In quale campo sportivo disputate le partite del Campionato?
Presso il campo sportivo “Bonocore” che si trova a San Giovanni a Tettuccio, dove facciamo anche i nostri allenamenti.
La sua associazione ha contatti con la diocesi di Napoli?
Sì, abbiamo spesso collaborato con la Caritas di Napoli. Padre Rosario Accardo mi ha aiutato moltissimo. Lo scorso anno è stata disputata una partita di calcio tra la nostra squadra e una rappresentativa della Chiesa di Napoli, presso lo stadio comunale di Marano. Scopo principale della partita era quello di “dare un calcio al razzismo”. Qualche anno fa, inoltre, abbiamo anche partecipato al “Natale dello sportivo” e in quella occasione il Cardinale Sepe ci ha salutato con molto affetto.
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