ATTUALITÀ - Mondo Voc maggio 2012 Torna al sommario
Arrivederci a presto!
Alcuni giovani si allontanano dalla fede. Ma la loro lontananza non è mai un addio!
di Carlo Climati
Sono nato e cresciuto in una famiglia, che fin da bambino mi ha trasmesso la fede. Non solo con le parole, ma anche con il buon esempio. Da ragazzino ho frequentato una bellissima parrocchia, ho fatto la prima comunione e ho continuato ad andare in chiesa fino all'età di tredici anni. Poi mi sono fermato. Mi sono allontanato da Dio per un po' di tempo. La ragione di questa crisi è stata semplice. Fui ricoverato per un lungo periodo in ospedale, per curare una malattia alla colonna vertebrale. Era un posto pieno di bambini, molto più gravi di me. Alcuni avevano problemi così grandi da lasciare senza fiato.
Fu così che cominciai a chiedermi: dov'è Dio? Che fine ha fatto? Come può permettere tanta sofferenza? Come può accettare che il destino di un bambino sia quello di vivere così tanto dolore? Le risposte a queste domande che mi ponevo da adolescente le ho trovate più avanti, grazie all'aiuto di persone che mi hanno accompagnato faticosamente su una buona strada. Non avevo detto “addio” al Signore. Il mio era stato soltanto un “arrivederci”.
Con il tempo, ho ritrovato la fede. Ho fatto la cresima e ho potuto riscoprire la gioia di un Cristianesimo vivo, liberante, che dona fiducia e speranza nell'infinito. A volte cado. A volte ho momenti di sbandamento e di incertezza. Ma Dio non lo abbandono più. E sono sicuro che Lui non mi ha mai abbandonato, anche nei momenti di tristezza più oscuri della mia vita.
Ho voluto raccontare questa storia per spiegare che, a volte, quando si è giovani e fragili, può succedere di perdere la fede. E può succedere anche da adulti! Le ragioni possono essere tante, anche le più strane. Ma posso dire, con convinzione, che dietro certe crisi ci sono spesso domande importanti, ricerche sincere di giustizia, di valori, di ideali bellissimi. Me ne sono accorto in questi anni, dialogando con tanti giovani che hanno voluto condividere con me le loro esperienze.
In questo articolo vorrei provare ad illustrare tre diversi tipi di momenti di crisi che i ragazzi possono attraversare nella loro vita. Ovviamente, potrebbero essercene anche altri. Ognuno ha le sue ragioni, nel momento in cui smarrisce la strada. Ma mi sembra interessante riflettere, almeno, su tre tipi di allontanamento che, secondo me, sono abbastanza comuni.
Sono troppo peccatore!
Tempo fa ho parlato con un ragazzo che si era allontanato da Dio perché sentiva di essere “troppo peccatore”. Considerava l'ideale cristiano un obiettivo troppo alto da raggiungere. Mi diceva: “Come posso avvicinarmi alla comunione se non riesco a vincere i difetti che ho?”. Mi è sembrata una domanda molto bella, segno di una profonda umiltà.
Questo giovane si sentiva quasi inadeguato, incapace, indegno di avvicinarsi a Dio. Pensate che bello! Riconosceva nel suo cuore di essere ciò che tutti quanti siamo: peccatori. E si preoccupava di esserlo! Non è meraviglioso?
Pensate, invece, a quanta gente, oggi, si pone sul piedistallo e non è disposta ad ammettere i propri errori. Pensiamo ai politici che rubano e che riescono a trovare sempre qualche giro di parole per giustificare le proprie malefatte, per difendere l'indifendibile e non mollare la poltrona.
Questo ragazzo, invece, era pienamente consapevole dei suoi difetti. Li riconosceva, ammetteva di non essere riuscito a superarli e si vergognava di presentarsi di fronte a Dio. Si allontanava dal Signore perché pensava di non esserne degno.
Per aiutarlo, gli ho detto che il Cristianesimo è un'esperienza di grande liberazione, da vivere con serenità, anche quando sentiamo di essere in errore. Gli ho spiegato che gli stessi santi hanno vissuto momenti di caduta, di peccato, di inadeguatezza. Ma si sono sempre rialzati, accettando le proprie fragilità, correndo incontro al Signore.
Che scandalo questa Chiesa!
Ho conosciuto una ragazza che si era allontanata da Dio perché pensava un po' troppo al lato umano della Chiesa. Mi diceva: “Sui giornali leggo spesso notizie di sacerdoti che danno scandalo, che lottano per il potere e perdono di vista la loro missione. Se questi sono i rappresentanti di Dio sulla terra, come posso credere in Lui?”. Purtroppo non sono frequenti i casi di ragazzi che abbandonano la fede perché non accettano gli inevitabili errori di chi dovrebbe comunicarla in modo coerente. Non è solo un problema di preti e suore! Anche certi laici cattolici, a volte, non danno il buon esempio e inducono a credere che il Cristianesimo sia solo un'utopia, una favoletta irrealizzabile. Con i loro comportamenti scandalosi, trasmettono questo tipo di messaggio: “Il Vangelo ci offre tanti bellissimi insegnamenti. Ma sono solo teoria. E' impossibile vivere da cristiani. Bisogna per forza fare i furbi per riuscire a sopravvivere in questo mondo. Perciò: predichiamo bene e facciamo pure il male!”.
Ho invitato questa ragazza a non confondere Dio con le nostre miserie umane. E soprattutto, l'ho invitata ad usare un maggiore senso critico nell'approccio con i mezzi di comunicazione. Televisioni e giornali, a volte, mettono in evidenza soltanto il lato negativo degli uomini della Chiesa. Dedicano interi paginoni ai pochi che sbagliano e nascondono le testimonianze eroiche di tanti sacerdoti impegnati nell'aiuto degli altri, spesso anche con il sacrificio della propria vita.
Perché Dio tace?
Le crisi più frequenti sono sicuramente quelle che colpiscono i giovani nei momenti di sofferenza o di fronte alle ingiustizie del mondo. Un ragazzo mi raccontò che aveva abbandonato la fede perché non riusciva a comprendere il silenzio di Dio di fronte al male. Mi diceva: “Ti rendi conto? Guardati intorno! Vedi quante guerre, malattie e sofferenze? Perché Dio non interviene? Perché non fa nulla per aiutarci? Perché non spazza via tutti i dittatori, i prepotenti, gli arroganti? Perché non guarisce tutte le persone che stanno male?
Un Dio che si nasconde non lo capisco... Dicono che è onnipotente, ma poi lascia che i terremoti distruggano intere città”.
La sofferenza e l'ingiustizia accompagnano, da sempre, il percorso dell'umanità. Ai ragazzi che si interrogano sul silenzio di Dio, come facevo io quando ero adolescente, propongo la risposta che ho personalmente trovato. E' vero che Dio sembra tacere. E' vero che sembra non guarire le nostre sofferenze. Ma è anche vero che, per tutti noi, ha fatto molto di più. Non è rimasto ad oziare su una nuvoletta. Duemila anni fa è sceso sulla terra, nella pancia di una mamma come ogni altro essere umano. Ha vissuto, ha gioito e ha sofferto come ognuno di noi. E poi, ci ha dato un dono infinitamente grande. Più grande di ogni guerra, malattia e sofferenza. Ci ha dato la possibilità di raggiungere l'infinito, di vincere ogni paura e di camminare accanto a Lui nella vita eterna.
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