STORIE DI VITA - Mondo Voc aprile 2011 Torna al sommario
La volontà che fa tutto
La storia di Enza e Giulio che dopo la laurea, spinti dalla forza della fede, hanno deciso di sposarsi e di coinvolgersi come coppia in un progetto per una scuola d’infanzia abbandonata nel Benin.
di Michele Pignatale
Enza e Giulio si sono conosciuti nelle aule universitarie di Urbino. Lui, campano di Afragola, lei della provincia di Macerata. Tutti e due impegnati nella stessa facoltà di psicologia. Lui legato ai collettivi universitari, lei coinvolta in un gruppo missionario impegnato in diversi progetti nei paesi in via di sviluppo.
La vita universitaria ha permesso di approfondire la loro conoscenza e di coinvolgersi pienamente in un legame che al momento escludeva il confronto sulle diverse formazioni, sulle idee. Tutto era centrato sul desiderio di ritrovarsi, sulla gioia di stare insieme, di condividere l’esperienza universitaria.
Nella barca delle difficoltà
Man mano che il tempo passava e la laurea di entrambi era all’orizzonte, sono cominciati i discorsi sul futuro. Cosa sarebbe successo dopo la laurea, visto che Giulio sarebbe dovuto ritornare al suo paese, così come anche Enza? Sarebbe cominciato un periodo di lontananza, impegnati entrambi a cercare di inserirsi nel mondo del lavoro. E quando questo sarebbe successo? Il loro rapporto ne avrebbe risentito di questa lontananza? E qui non sempre si sono trovati nella giusta sintonia. In entrambi però c’era desiderio di non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà e di lottare per mantenere vivo quel rapporto che avevano faticosamente costruito.
Laureatisi nella stessa sezione, come avevano previsto, sono ritornati nelle loro rispettive città a cercare come tanti giovani neo-laureati un posto di lavoro.
“È cominciato un periodo davvero duro per la nostra relazione – ci racconta Enza – fatta di telefonate quotidiane, e-mail e qualche fine settimana o a casa dell’uno o a casa dell’altro con viaggi e spostamenti che certo per quello che ci animava non ci costava fatica. Ma avvertivamo anche di aver perso una certa serenità. C’era sempre un nervosismo latente che si manifestava nel momento in cui affrontavamo i problemi concreti del nostro futuro. E diverse volte si finiva di cadere nel mutismo assoluto che rasentava una certa indifferenza. Una volta tornando a casa da Afragola, ebbi la netta sensazione che tutto sarebbe saltato in aria per via del comportamento scontroso che Giulio aveva avuto in quel fine settimana. Avevo dentro una delusione tale che pensavo tutto il peggio possibile per il nostro rapporto”.
Riconsiderare se stessi alla luce di una presenza
Enza si coinvolge sempre più nelle attività e nei progetti del suo gruppo missionario e una sera rimanendo a colloquio con un missionario amico, confida di portare dentro questo scoramento per la difficoltà di portare avanti un rapporto a cui ci teneva molto. Il missionario con meraviglia, chiese ad Enza come mai non avesse fatto ricorso alla sua ricchezza interiore, al suo cammino formativo, alla forza dell’ideale che portava dentro. Come mai aveva tenuto fuori dal rapporto questa risorsa fondamentale. E poi la proposta di una bella esperienza di missione che sarebbe servita anche a schiarire le idee.
“Per me, quelle parole furono un raggio di luce – continua a raccontarci Enza – fino a quel momento credevo che potevo fare da sola, che potevo tenere lontano dalla storia con Giulio, il mio credere in Cristo e tutto quello che ne deriva dalla sua presenza. Per un attimo ho riposizionato la mia vita e ho deciso di affidarmi completamente a Lui, chiedendo di essere incontro per Giulio. Ho cominciato a desiderare che la presenza di Cristo fosse più forte nella mia vita e nei momenti difficili avere la forza di pregare, di invocare per salvaguardare il nostro rapporto. Una sera mi chiama Giulio e mi dice di aver partecipato ad un incontro, nel suo paese, sui problemi dell’Africa. Ne era rimasto frastornato e col desiderio di approfondire. Era forse successo un miracolo?”.
È certo che la vita di Giulio si incanalò verso una disponibilità a comprendere la maniera migliore per un impegno a favore dei più deboli e in specie dei paesi dell’Africa. Anche per lui cominciò un processo di revisione, di tutto ciò che sapeva di razionalistico e freddo aprendosi ad una ricerca sincera di se stesso. A questo punto si trattava di portare fino in fondo le due revisioni di vita e le sue applicazioni. Avendo ognuno fatto una scoperta utile per entrambi e avendo verificato le conseguenze sul loro rapporto, Enza e Giulio decisero di sposarsi e di coinvolgersi come coppia in un progetto che stava prendendo forma per una scuola d’infanzia abbandonata nel Benin. Progetto che avrebbe visto la luce solo con la loro partecipazione per un periodo di tre anni.
“Decidemmo di affidarci completamente a Colui che stava guidando le nostre vite – ci raccontano Enza e Giulio –. E scegliere di sposarsi è stata da parte nostra un autentico abbandono a questa presenza che così determinante si era rivelata per la nostra unione. Certo anche il fatto di dedicare questi anni in Benin ha allontanato problemi che forse avrebbero ostacolato e rimandato la decisione. E in più stiamo per accogliere una nuova presenza nella nostra vita e anche questa frutto di un autentico miracolo. In fondo abbiamo scommesso sull’amore… quello di un Altro. E ci sta ritornando tanto in felicità. Adesso che ci penso… ecco il centuplo già qui”.
Copyright © La riproduzione degli articoli di MondoVoc richiede il permesso espresso dell'editore.