LETTERE - Mondo Voc gennaio 2011                                                                         Torna al sommario

 

 

 

perrone

 

 

Soffro di un grave complesso di inferiorità e non so come uscirne.

 

Sono angosciata per i fatti di cronaca di Avetrana e Brembate.

 

Il rapporto con nostra figlia diventa sempre più difficile.

 

 

 Risponde Padre Sandro Perrone

 

 

Soffro di un grave complesso di inferiorità

Caro Padre, è la prima volta che scrivo ad un sacerdote e spero con tutto il cuore che lei saprà aiutarmi, perché mi trovo in una situazione molto brutta: soffro di un grave complesso di inferiorità e non so come uscirne, anche perché mi vergogno di “farlo sapere”: se a casa (e soprattutto gli amici) conoscessero questa mia condizione, cadrei in uno stato di disperazione assoluto. Mi vergogno di dirlo e di farmi aiutare: non ho il coraggio di andare da uno psicologo e mi sono cacciata in un vicolo cieco da quale non so come uscire. Vedo davanti a me un muro altissimo impossibile da superare e mi dispero inutilmente. Ho cercato aiuto nella preghiera ma è stato peggio, se possibile, perché mi sembra che anche il cielo sia chiuso e insensibile. Non le nascondo che ho sofferto anche la tentazione di farla finita una volta per tutte. Padre, la prego, mi aiuti Lei!

(Una ragazza disperata)

 

Mia cara amica, credo di poter fare ben poco per te, in quanto non mi dici nulla di te stessa se non questo sfogo terribile. Ma comunque direi che anzitutto non vedo il motivo di tanto abbattimento. La lettera che mi hai inviato è ben scritta e denota una notevole capacità di analisi e sono certo anche una buona intelligenza. In genere le difficoltà maggiori sono quelle che noi stessi ci creiamo; gli ostacoli che vedi davanti a te sono ingigantiti dalla tua immaginazione o meglio dalla tua paura di affrontarli. Se invece li esaminassi con calma, ti accorgeresti che sono facilmente alla tua portata. Non importa se tante volte ti accorgessi di aver sbagliato o persino fallito. La persona vale soprattutto per la capacità di non arrendersi, di voler tentare ancora una volta, nonostante tutto. Perché non è tanto importante (e grave) quante volte noi cadiamo, ma quante volte noi ci rialziamo e decidiamo di provare ancora. Questo vale anche nella vita spirituale oltre che in quella psicologica. La capacità e il desiderio di rialzarsio dopo ogni caduta sono la migliore garanzia di una buona riuscita. I nostri difetti (e i nostri peccati) sono fatti per essere vinti, non per restarne vinti. Fatti aiutare da una persona capace e competente. Lo psicologo (o la psicologa) ti può dare una buona mano di aiuto per uscire dalla condizione nella quale credi di esserti cacciata. Forse è sufficiente voltarsi indietro e riprendere la strada abbandonata. La preghiera, ricorda, non è la soluzione automatica di ogni problema, ma l’aiuto concreto per affrontarlo e superarlo. Coraggio, prova e riprova: sono certo che ci riuscirai.


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Sono angosciata per i fatti di cronaca di Avetrana e Brembate

Caro Padre, sono una mamma angosciata da tutto quello che sta accadendo in questi giorni e non nascondo la mia paura che anche nella mia famiglia possa succedere qualcosa di simile ai fatti di Avetrana e di Brembate. Ho una bambina di soli dieci anni e già tremo per quando sarà più grandicella. Mio marito mi prende in giro e mi dice di non vedere pericoli dappertutto, perché è peggio. Lo so, ma non riesco a vincere questa terribile paura che m’impedisce di guardare con serenità al futuro. Che sarà dei nostri figli in una società sempre più violenta e cattiva? La prego, mi aiuti a uscire da questa angoscia.

(Maria P.)

 

Cara Maria, non sarò certamente io a negare che alcuni avvenimenti hanno scosso l’opinione pubblica per il battage pubblicitario e mediatico che li ha travolti. Tuttavia, occorre anche dire che, grazie a Dio, non è questa la norma: migliaia e migliaia di minori in Italia possono tranquillamente andare e venire dalla scuola, dalla palestra, dalla parrocchia, dai campi sportivi, senza che nessuno li molesti e li metta in pericolo. Certo, la prudenza non è mai troppa ed occorre ogni attenzione perché i nostri figli possano avere una vita serena e sicura. Ma fasciarsi la testa, barricarsi in casa, vivere continuamente nella paura non aiuta, anzi. L’aiuto reciproco tra le famiglie può essere un validissimo deterrente per chi volesse delinquere contro i minori. La prudenza e l’attenzione vanno bene, ma l’assillo, la preoccupazione costante asfissiano la vita e la rendono invivibile.

 

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Il rapporto con nostra figlia diventa sempre più difficile

Caro Padre, da qualche tempo in famiglia viviamo un clima difficile e faticoso: nostra figlia, poco più che adolescente, chiede sempre più “libertà”, che poi significa orari impossibili e abbigliamento poco “adeguato”. Noi genitori cerchiamo di parlare, ma il dialogo è a senso unico: noi parliamo e lei si chiude in un mutismo assoluto, oppure lei parla e dice cose che non stanno né in cielo né in terra e alle nostre obiezioni risponde: “Vedete? Con voi non si può parlare!”. Non sappiamo più che cosa fare né come prenderla; sembra che qualunque cosa noi facciamo sia sempre sbagliata. E allora?

(Cosimo R., un “padre disperato”).

 

Caro Cosimo, anzitutto butta via la disperazioone e cerca di armarti di maggiore pazienza. Il dialogo è un’arte difficile, che bisogna continuamente costruire e mantenere. Non si può pretendere di “parlare” se fino ad allora non lo si è fatto. Non è mai troppo presto per parlare con i propri figli, senza la paura che siano “troppo piccoli”. Si parla con le parole, ma anche con i gesti, il comportamento, l’esempio, la coerenza della vita. Si sentono genitori lamentarsi di avere dei figli “maleducati”, e intanto in casa regna la volgarità se non la bestemmia. Il bene va predicato e proposto, ma soprattutto va praticato con coraggio e coerenza, senza lasciarsi influenzare da mode contrarie e cultura (pseudo)progressista, che irridono i valori cristiani e sbandierano libertà fasulle e dannose. Gli orari, tanto per essere chiari, vanno rispettati da tutti: la casa non è un albrego né la mamma una servetta in servizio permanente. La chiarezza giova a tutti e aiuta a vivere più serenamente. Su altre cose, si parla con calma e ragionevolezza, senza lasciarsi vincere dal nervosismo del “qui comando io e si fa come dico io!” La pianta di bambù cresce rapiodamente, a vista d’occhio; altri alberi hanno bisogno di anni per svilupparsi. Date tempo per assimilare le proposte fatte; chi dialoga con pazienza e amore vince sempre, qualunque sia l’esito.