09 Ottobre 2014
Dall'appuntamento per un aborto al dono di un sacerdozio
Ryan Allan Kaup rischiò di non nascere: oggi è un diacono
ROMA, 08 Ottobre 2014 (Zenit.org) - Riconosce di aver imparato da loro l’insegnamento più prezioso, che cosa significa amore disinteressato; e loro oggi sorridono orgogliosi davanti alla scelta di questo figlio, quella di diventare sacerdote.
Ryan Allan Kaup, 26 anni, appena ordinato diacono, racconta la sua storia con la meraviglia e la consapevolezza di chi ha corso il rischio più terribile della vita: quello di non nascere. Sua mamma, infatti, aveva già fissato il giorno dell’appuntamento per andare ad abortire. Frequentava ancora la scuola e non aveva le possibilità per mantenere quel bambino.
Ad un certo punto e senza preavviso, qualcosa le fece cambiare idea: invece di andare in clinica si recò da un ginecologo-ostetrico, dicendogli che aveva deciso di dare alla luce il bambino e di voler trovare qualcuno a cui darlo in adozione.
Proprio in quei giorni era ricorsi a questo stesso medico una coppia, Randy e Sherry Kaup, i quali non potevano avere figli. Fu così che, tre giorni dopo la nascita di Ryan, furono proprio loro a diventare i suoi genitori adottivi.
Ryan visse la tipica infanzia di un ragazzino del Nebraska, frequentando le scuole locali e trascorrendo molto tempo con i cugini della sua stessa età.
“Durante la scuola media persi un po’ la bussola prima di allentare il filo con il gruppetto di amici di allora e di cominciare a lavorare in un ristorante”, racconta il giovane diacono. “Cominciai a passare il tempo per conto mio e con i miei colleghi di lavoro, i quali non sempre influivano su di me nel migliore dei modi”. Tra i vari amici però, alcuni lo ricondussero alle sue radici più profonde: “mi hanno aiutato a trasformarmi nell’uomo che sono oggi”, ricorda lui con affetto.
Il cambiamento determinante avvenne all’Università del Nebraska, dove Ryan si laureò in Pubblicità e Lingua spagnola: qui entrò in contatto con il Newmann Center, gruppo di pastorale cattolica in università non cattoliche. “Non mi ricordo per quale motivo andai al primo incontro, e non mi ricordo neppure come ho fatto a tornarci, perché li avevo trovati abbastanza noiosi”, racconta lui. Eppure l’esempio di quei sacerdoti del campus fu determinante per la sua vocazione: “vidi in loro la sana leggerezza di chi vive per il Signore”, confida.
La fede venne messa a dura prova quando il cugino diciannovenne, suo coetaneo, morì in un incidente stradale: “mi arrabbiai con Dio, avevamo la stessa età. Non aveva senso per me”. In quella circostanza Ryan cominciò ad andare tutti i giorni a messa: “da lì mi veniva la perseveranza nella tragedia; superai la mia rabbia verso Dio e me ne innamorai ancora di più. Più tempo pregavo più sentivo la chiamata a diventare sacerdote”.
Così arrivò la decisione di entrare in seminario. Pensando al giorno dell’ordinazione Ryan ha ancora vivido nella mente il ricordo di come era prima di entrare in seminario: “spesso arrabbiato, volevo tenere tutto sotto controllo. Il tempo in seminario mi ha insegnato a vivere le cose con calma, a rendermi conto che Dio ha tutto sotto controllo, io non posso controllare tutto, e va bene così”.
(Di Maria Gabriella Filippi su www.zenit.org)