LETTERE - Mondo Voc febbraio 2011 Torna al sommario
√ Unione di preghiera per le vocazioni?
√ Ancora sul "silenzio" della Chiesa.
√ L'indifferenza per le vocazioni.
Risponde Padre Sandro Perrone
Unione di preghiera per le vocazioni?
Caro Padre, vorrei anzitutto complimentarmi con voi per la scelta che avete fatto di porre la vostra rivista sul web. Penso che in questo modo possa raggiungere un numero maggiore di persone (anche grazie al fatto che è gratis!) e comunque interessare quelli che hanno a cuore i problemi della Chiesa e della ricerca vocazionale. La domanda che le pongo è molto semplice: ho letto in varie parti (ho presente anche la rivista stampata) di una Unione di preghiere per le vocazioni. La cosa mi riesce totalmente nuova e non saprei che significato dare: di che si tratta? Non è una cosa legata alla religiosità del passato, con le pie unioni e altre cose ormai morte e sepolte? La ringrazio.
(Antonio, Messina)
Caro Antonio, la preghiera non è un “cosa del passato”: essa è sempre viva ed attuale, oggi, come ieri, come sempre. L’Unione di preghiere per le vocazioni altro non è che l’impegno della comunità cristiana per questo problema così importante per la vita della Chiesa. Non tutti, è vero, possono fare apostolato diretto o impegnarsi concretamente nelle varie attività della parrocchia o della diocesi; non tutti possono dare una mano alla Caritas o alle mense dei poveri o in mille altre forme di “partecipazione” alla sollecitudine per le varie miserie che affliggono la nostra società. Tutti, però, possono – e devono – pregare per le vocazioni come per qualunque altra necessità spirituale e materiale dell’umanità. Il nostro santo Fondatore, P. Annibale Maria Di Francia, questo lo aveva ben capito (anzi fu il primo a capirlo!) e nello squallore spaventoso del misero "quartiere Avignone", a Messina, faceva pregare i bambini, i poveri, i sofferenti, gli emarginati della società. La preghiera più cara era proprio quella per le vocazioni. Furono i bambini, gli orfani, i poveri i primi Rogazionisti! Il cerchio si è poi allargato ai benefattori, agli amici, ai conoscenti della sua “Pia Opera” (con i vescovi e i sacerdoti per primi) per far salire al cielo, al Padrone della messe una “rogazione” universale, mondiale. Altro che roba del passato! Per curiosità, leggi la terza lettera.
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Ancora sul "silenzio" della Chiesa
Caro Padre, mi ha molto meravigliato il fatto che in tutti questi mesi praticamente nessuno le abbia scritto a proposito di quello che sta succedendo in Italia. Come si suol dire, un assordante silenzio. Ma quello che mi meraviglia di più e, mi lasci dire, mi scandalizza, è il silenzio della Chiesa. Non credo che dovrebbe parlare in modo chiaro ed inequivocabile, condannando con severità quello che sta succeddendo e, soprattutto, i suoi responsabili o meglio “il responsabile”? Si è parlato e si parla ancora tanto del “silenzio di Pio XII”: si sta ripetendo il caso? Con immutata stima.
(Maria Chiara, Barletta)
Cara Maria Chiara, è proprio vero: come fai, sbagli. Se parli, sbagli; se stai zitto, sbagli. Tutto questo mi fa ricordare una vecchia canzone di Antoine, che diceva: “Se sei buono, ti tirano le pietre…”. E’ curioso poi il fatto che se parli (e mi riferisco alla Chiesa), c’è sempre qualcuno che è d’accordo e qualche altro che stigmatizza, a seconda della posizione politica in cui ci si trova. Si interviene, per esempio, a proposito dei matrimoni gay, “ingerenza, ingerenza!” si grida da una parte. “Verità sacrosanta!” si ribatte dall’altra, salvo poi a scambiarsi le posizioni se le parole dette non sono gradite. La Chiesa, in Italia, ha parlato molto chiaramente per bocca dei suoi massimi rappresentanti: chi non vuol capire, pazienza! Ma c’è una bella differenza tra capire e sentire, mi pare.
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L'indifferenza per le vocazioni
Caro Padre, desidero tornare su un argomento che è stato trattato, penso, varie volte: la crisi delle vocazioni. Da noi, in parrocchia, dopo un periodo in cui si è discusso spesso e appassionatamente, adesso è sceso il silenzio e, forse, anche l’indifferenza. Sembra che a nessuno interessi questo problema, che invece a me sembra fondamentale per la Chiesa e per noi stessi. Lei che ne pensa?
(Mario, Desenzano del Garda, Brescia)
Caro Mario, non posso che condividere pienamente il tuo pensiero e le tue preoccupazioni. Anche a me sembra che il “problema vocazionale” sia passato in secondo ordine; non voglio dire che non interessi più, questo non sarebbe vero. Anche per esperienza personale diretta, posso garantire che in moltissime parrocchie, in Italia e nel mondo, la preghiera per le vocazioni sia ormai un frutto maturo: la preghiera per le vocazioni è entrata nella dimensione ordinaria della vita parrocchiale e diocesana. Devo purtroppo costatare ugualmente che molte volte le cose si fermano lì: manca l’annunzio esplicito, manca la catechesi adeguata, manca l’accompagnamento e il discernimento spirituale; senza queste cose, la preghiera da sola non basta. Comunque, coraggio, Mario! Tu non ti stancare di animare e di guidare. Continua a pregare e a far pregare e, quando ti capita l’occasione, metti una buona parola, ai singoli e ai gruppi. Il Signore ci chiama a lavorare nel suo campo, soprattutto come seminatori coraggiosi e indefessi: al resto ci pensa Lui.