FRATELLO WEB - Mondo Voc giugno - luglio 2011                                      Torna al sommario

 

 

Le opportunità del volontariato in rete

 

Tutte le informazioni per sapere dove, con chi, quando e come fare volontariato.


di Gianni Epifani

Fratelloweb_giugno_2011DOVE

Domanda e offerta di volontariato si incontrano online sul portale europeo www.eyv2011.eu/online-marketplace una sorta di mercato virtuale in cui è possibile candidarsi, inserendo il proprio profilo, o cercare le opportunità segnalate da associazioni, cooperative, enti e imprese del volontariato. L’iniziativa è stata lanciata per dare ulteriore spessore all’anno europeo del volontariato, dall'Alliance of European Voluntary Service Organisations, un’organizzazione non governativa internazionale , nata nel 2007 dal raggruppamento di 33 reti di organizzazioni europee del volontariato. Il sito favorisce anche la cooperazione internazionale tra i vari enti del volontariato che, incontrandosi, possono lavorare su progettazioni allargate.

 


CON CHI

Fratelloweb_4_giugno_2011Stessa filosofia ma in una dimensione casalinga quella del centro nazionale per il volontariato che, attraverso il sito web http://www.centrovolontariato.net/, si propone di favorire l’informazione sulle opportunità di volontariato in Italia. In particolare, nella sezione giovani, sono disponibili evidenze sul servizio civile e sugli sportelli scuola e volontariato. Un’ampia sezione è dedicata alle segnalazioni di convegni tematici, sia nazionali che internazionali.

 

 

QUANDO

 E a proposito di convegni, il sito http://www.dammispazio.org/ raccoglie video, interviste e immagini del convegno sui giovani e volontariato, tenutosi a Roma il 14 e 15 aprile 2011, in occasione dell’anno europeo. Interessante l’iniziativa VolExpo, una mostra del volontariato giovanile, incentrata su 10 diversi ambiti (Emergenza, urgenza, ricostruzione - Volontariato e sviluppo delle competenze - Volontariato on line, comunicazione e visibilità -Accoglienza e integrazione - Giustizia e legalità - Educazione tra pari - Incontri intergenerazionali - Cittadini del mondo - Connettere le abilità di tutti - Ambiente e dintorni ) con cui i ragazzi hanno potuto misurarsi, raccontando esperienze e pensieri. Il confronto iniziato al convegno continua anche online sul blog del sito.

 


COME

Fratelloweb_3_giugno_2011Il sito dammispazio è nato in collaborazione con il CSVnet, http://www.csvnet.it/, il centro servizi per il volontariato, che rappresenta il coordinamento nazionale di tutte le iniziative di volontariato che, oltre a segnalare eventi, notizie, opportunità, offre un importante servizio di consulenza fiscale, contabile, legale e amministrativa alle organizzazioni di volontariato (cfr. sezione InfoContinuaVolontariato).

 


APPROFONDIMENTO

Infine, per approfondire il tema, si segnala l’articolo pubblicato al seguente link http://lugopress.wordpress.com/2011/04/03/vittadini-sul-volontariato-importanza-natura-problemi-e-prospettive/ sull’intervento, dettagliato e ricco di spunti, di Giorgio Vittadini alla Conferenza “Sussidiarietà e volontariato in Italia e in Europa: valori, esperienze e strumenti a confronto”.

 

 

 

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LETTERE - Mondo Voc giugno - luglio 2011                                                   Torna al sommario

 

 

perrone

 


Questo silenzio sospetto sulla politica...

 

Il celibato ecclesiastico.

 

Le vocazioni sono poche!


    

Risponde Padre Sandro Perrone


 

Questo silenzio sospetto sulla politica…

Caro Padre, so che probabilmente non ama essere tirato dentro a questioni politiche, ma francamente sono sconcertato dal totale suo silenzio su quanto è avvenuto e continua ad avvenire in Italia, soprattutto nei vertici dello Stato. Possibile che non ci sia nulla da dire, nessun commento da fare? Eppure queste persone si dichiarano cattolici a tutto spiano, salvo poi esibire comportamenti che di cristiano non hanno proprio nulla. Sono curioso, insomma, e attendo una sua parola.

(Domenico, Padova)


Caro Domenico, vorrei ripetere quanto ho già scritto un paio di mesi fa circa un’altra questione: “mi limito a rispondere alle domande che mi vengono poste”. Se vengo interpellato, cerco di dare una risposta, ma altrimenti non desidero “provocare” inutilmente. Quanto alla tua provocazione, vorrei ricordare che la Chiesa, in Italia, per bocca di autorevoli suoi rappresentanti si è espressa con chiarezza e coraggio, denunziando comportamenti  scorretti o inopportuni. Certo, mi rendo conto che qualcuno avrebbe preferito delle condanne severe se non proprio delle scomuniche, ma grazie a Dio sono abbastanza maturo da rendermi conto che queste “invocazioni” sono molto “interessate”. Da destra si vorrebbe condannare a sinistra e da sinistra a destra. La Chiesa non sta né da una parte né dall’altra (se permetti, anche io). Il suo compito è quello di annunciare Cristo e il suo Vangelo, ricordando che questo deve essere letto e osservato tutto, non a capitoli o a pagine alterne, secondo le proprie preferenze. Qualcuno non gradisce, è vero, ma non è il caso di fare sconti o saldi di fine stagione: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). Non si va alle Maldive, si va con Gesù, dietro Gesù, portando la propria croce.

 

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Il celibato ecclesiastico

Caro Padre, non so se le abbiano posto questa domanda, comunque desidero da lei una risposta sincera circa il celibato ecclesiastico. Vede, ho più di qualche amico sacerdote ed ho notato in voi preti una certa dose di ipocrisia (mi perdoni l’offesa): in pubblico sostenete una tesi, che poi sconfessate quando parlate a quatt’occhi in confidenza. Proprio questi amici mi hanno confidato di non credere nel celibato obbligatorio che, secondo loro, ha ormai i giorni (o gli anni) contati. Poi gli stessi parlano in pubblico e lì a difendere le ragioni del celibato ecclesiastico (a cui non credono). Beh, mi chiedo, un minimo di coerenza almeno. Lei che ne dice?

(Silvano, Otranto, Lecce)


Caro Silvano, certo che hai degli strani amici! E mi pare pure che siano degli strani preti… Ho già fatto presente in altra occasione che il celibato ecclesiastico, obbligatorio nella Chiesa cattolica di rito latino, è invece facoltativo in quella di rito greco. Anche gli Ortodossi seguono la stessa linea. Chi ha fatto le vacanze in Grecia avrà certamente visto qualche pope sposato. Detto questo, quale è la motivazione di fondo del celibato ecclesiastico? Il celibato – dono prezioso dello Spirito e segno dell’amore indiviso verso Dio e il prossimo – è liberamente scelto nella Chiesa latina sull’esempio di Cristo, che ha donato totalmente la sua vita per il Padre e i fratelli –, è richiesto dalla assoluta disponibilità verso tutti i fratelli. “I presbiteri si consacrano a Dio e aderiscono più facilmente a lui con un cuore indiviso, si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini, servono più agevolmente il suo regno e la sua opera di rigenerazione divina, e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo. In questo modo, pertanto, essi proclamano di fronte agli uomini di volersi dedicare esclusivamente alla missione, ad essi affidata, di condurre a Cristo. (Presbyterorum Ordinis). È dalla disponibilità celibataria che è nata la forza propulsiva e missionaria della Chiesa. Essere totalmente disponibili per il Regno significa essere totalmente liberi per andare ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra. Non è un caso, infatti, che la crisi celibataria stia coincidendo con la crisi missionaria. Ma di questo parleremo, forse, un’altra volta. Tu, comunque, parlane con i tuoi amici preti.

 

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Le vocazioni sono poche!

Caro Padre, ho avuto modo di partecipare ad un incontro nella mia parrocchia, in cui è venuto un sacerdote che ha parlato della “vocazione”, illustrando le varie “categorie” (sacerdotale, religiosa, laicale), e sono rimasta molto colpita da alcune statistiche che ha citato. Se non ho capito male, in pratica in quasi tutto il mondo le vocazioni “speciali” stanno diminuendo. Mi domando e le domando: non è strano tutto questo proprio in un momento in cui la Chiesa ha preso coscienza del “problema vocazioanale”?

(Anna Maria, Taranto)


Cara Anna Maria, premetto che la vocazione è sempre un fenomeno misterioso, poiché tocca contemporaneamente la libera iniziativa di Dio e la libera risposta dell’uomo. Io credo che di vocazione si parli abbastanza, ma non si “operi” con altrettanta abbondanza. Molte diocesi (troppe) non hanno una seria pastorale vocazionale, limitandosi a distribuire nelle parrocchie, una volta l’anno, un foglietto per la “Giornata mondiale”. Occorre fare molto di più, è evidente per avere dei risultati migliori. Ma vorrei dire anche di più: il fenomeno della vocazione è strettamente legato a quello della fede: se questa langue, non c’è da sperare di avere vocazioni. Il vero problema, il vero dramma, oggi, è la profonda “crisi di fede” non delle vocazioni, anche se questa dipende direttamente da quella. Nei Paesi in cui la fede è viva e forte, le vocazioni non mancano; dove, invece, la fede è debole e latitante, non meraviglia che le vocazioni siano così scarse.

 

 



ORIENTARSI- Mondo Voc giugno - luglio 2011                                             Torna al sommario

 

 

 

Eli e Samuele: quando Dio ne chiama due per volta

 

Se c’è crisi di vocazioni è anzitutto crisi di coloro che dovrebbero chiamare, della loro sonnolenza vocazionale, come nel caso di Eli. Con una punta paradossale: nella vocazione di Samuele anche Eli viene ri-chiamato dal Signore e messo davanti alle sue responsabilità. Anche questo è chiamata; chiamata che giunge a Eli, il sacerdote, attraverso Samuele, il giovane scelto da Dio; all’animatore vocazionale tramite il chiamato.

 

di Amedeo Cencini


Cencini_3_giugno_2011Questa volta andiamo sul classico, e raccontiamo uno degli episodi più sfruttati dalla pastorale vocazionale: la vocazione di Samuele (cf 1Sam 3). Anzi, la vocazione di Samuele e di Eli. Quasi una chiamata dentro l’altra.

 


“La parola del Signore era rara e le visioni non frequenti” 

L’autore sacro ci descrive con queste parole essenziali la situazione, evidentemente non florida dal punto di vista della fedeltà del popolo al suo Signore; per di più il sacerdote, Eli appunto, era anziano e mal ridotto, quasi cieco e impotente, con due figli balordi e scandalosi, e come non bastasse – nell’evento in questione – egli sta dormendo, così come il suo aiutante (che impara da lui). Peggio di così… Per certi aspetti potrebbe essere una situazione simile alla nostra oggi, anche se la parola del Signore almeno in teoria circola tra di noi, e quanto alle visioni ogni tanto se ne sente parlare qua e là. Semmai oggi ciò che è sempre più raro sono proprio le vocazioni, mentre nei Templi-Chiese dei giorni nostri sono sempre più vecchi e senza discendenza i sacerdoti. Proprio come Eli.


Ecco perché non ha tanto senso dire che oggi siamo arrivati al punto più basso dell’evoluzione spirituale dell’umanità, o a una situazione quale mai si era prima verificata. Sragiona con questo pessimismo e fatalismo solo chi non ha quel senso storico che viene proprio dalla Storia sacra, che già parla di noi e della nostra attualità. Svelandoci che Dio proprio nelle circostanze più drammatiche agisce col suo braccio potente, anche se in modi e tempi solo a lui noti. La rarità o rarefazione vocazionale è sempre anche un grande esercizio di fede, perché non diventi rara anch’essa. Infatti…

 


“La lampada di Dio non era ancora spenta” 

Cencini_2_giugno_2011Tale lampada veniva accesa la sera, all’ora del sacrificio dell’incenso, affinché ardesse tutta la notte davanti al Signore. È la lampada della speranza, della preghiera continua (persino notturna), della fedeltà, di chi nonostante tutto resta davanti al Signore, di chi si consuma in un servizio generoso, umile e nascosto, magari reso ancor più faticoso proprio dalla povertà di forze legata alla crisi vocazionale, e dunque ancor più gradito a Dio.


Noi non sapremo mai quante ve ne sono ancora nella Chiesa di queste “lampade di Dio” che continuano ad ardere in questi nostri tempi incerti e turbolenti, in luoghi nascosti e in modo discreto, ma irradiando poi una luce che illumina tutti! Sappiamo per certo che è attraverso queste “lampade viventi” che continua lo scambio tra Dio e l’uomo, grazie ad esse risuona chiara la voce del Chiamante e il chiamato ha la forza di rispondergli. Anche se nessuno lo saprà e nessuno le ringrazierà mai.


Un animatore vocazionale è questa lampada, ma lo è anche chi vive fedelmente la propria chiamata, o chi prega o offre la sua sofferenza o anche un piccolo sacrificio per le vocazioni. Dietro ad un assenso vocazionale c’è sempre un gioco di squadra; ogni vocazione è sempre un fatto di Chiesa. E, al contrario, senza Chiesa non c’è vocazione, senza vocazione/i non c’è Chiesa!

 

 

“Non ti ho chiamato…, torna a dormire!” 

Cencini_giugno_2011

Di notte, mentre tutti dormono, il Signore chiama Samuele. Che si tratti della voce divina all’inizio non è subito chiaro, né al chiamato, né a chi dovrebbe fare da tramite in questo dialogo. Per questo Samuele va da Eli, pensando che sia stato lui a chiamarlo. Ne ha una risposta all’apparenza innocua, ma che in realtà è sconcertante sulla bocca del sacerdote: “Non ti ho chiamato…, torna a dormire!”. Purtroppo è vero: Eli non l’aveva chiamato, e proprio questo è il problema: Eli non l’aveva chiamato, e non solo in quel momento, ma non l’aveva mai “chiamato”, il rapporto stabilito con lui non era di tipo vocazionale, Samuele era per lui appena un aiutante, una presenza utile e nulla più. E non solo, ma Eli nemmeno capisce che si tratti della voce del Signore, e non trova niente di meglio che continuare a dormire e invitare Samuele a… fare altrettanto.


Non possiamo non pensare, di fronte a questa figura di sacerdote, ai tanti sacerdoti che sembrano non avere – ahimé – alcuna passione vocazionale, che non hanno mai chiamato nessuno o che non hanno mai di fatto prestato la loro voce all’Eterno chiamante, e che – di conseguenza – non sanno neppure riconoscere la chiamata del Signore, e indicarla al giovane chiamato. Se c’è crisi di vocazioni è anzitutto crisi di coloro che dovrebbero chiamare, della loro assordante afasia e sconcertante apatia e sonnolenza vocazionale.

 


Cencini_4_giugno_2011“Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” 

Al terzo appello Eli in qualche modo si riscatta; come anni prima aveva alla fine creduto alle lacrime di Anna, la madre, così ora capisce che è il Signore a chiamare Samuele, il figlio, e gli dà il consiglio giusto, da vero animatore vocazionale: ascoltare il Signore, senz’alcuna invadenza da parte sua. In fondo Eli è persona umile e libera. E svela a Samuele, e a tutti noi, un segreto prezioso: il Signore ci rivolge continuamente la sua parola, non c’è un istante della nostra vita in cui non risuoni una sua parola, che non è mai rara, neanche lo era ai tempi di Eli, semmai è raro trovare un credente in costante ascolto. Com’è vero che la vita parla se c’è un cuore che ascolta, così è per Dio e la sua parola. Se impariamo ad ascoltare, Dio non cessa di chiamarci.


È così che Samuele conosce il Signore e la sua vocazione. Ed è così che anche Eli viene risvegliato dal suo torpore, duramente rimproverato e ri-chiamato dal Signore e messo davanti alle sue responsabilità. Anche questo è chiamata. Ed è singolare che giunga a Eli, il sacerdote, attraverso Samuele, il giovane scelto e chiamato da Dio; all’anziano tramite il giovane; all’animatore vocazionale tramite il chiamato. La vocazione è sempre un fatto relazionale-comunitario-ecclesiale.

 

 

 

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LIBRI - LIBRI - LIBRI - Mondo Voc giugno - luglio 2011                             Torna al sommario

 


A cura di Luciano Cabbia

 


Giovanni Nervo, Ha un futuro il volontariato?

Edizioni Dehoniane, Bologna 2007, pp. 144.


Libro_1_giugno_2011

L’evoluzione del volontariato verso la cooperazione sociale, l’impresa sociale. L’economia sociale ha certamente aspetti positivi, avendo creato posti di lavoro e dato vita a una fitta rete di servizi sociali.

 

Tutto questo mondo, che oggi si preferisce chiamare “terzo settore”, corre però il rischio di perdere per strada i valori di solidarietà e condivisione con i quali era partito. La sfida che si presenta oggi al volontariato è quindi quella di aiutare il no profit a conservare l’anima di servizio, scelta degli ultimi, giustizia sociale da cui è nato.

 

Le riflessioni proposte dal volume si offrono in particolare ai volontari e a chi ha il compito e la responsabilità di guidarli e orientarli.

 


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Andrea Caldelli, Francesco Gentili e Simone Giusti, Oggi vado volontario

Edizioni Erikson Gardolo, Trento 2005, pp. 152.


Libro_2_giugno_2011

Per chi si accosta al volontariato organizzato è forte la sensazione di trovarsi al centro di un’esperienza complessa. Da una posizione di spettatore passivo del mondo si passa a un ruolo attivo, che porta con sé una sensazione di “potere”. Inoltre, tramite il confronto con la diversità dell’altro, si compie una continua verifica di sé, della propria posizione sociale, della propria funzione. In questi due aspetti, soprattutto, sta il forte valore educativo del volontariato.

 

Il volume fornisce un’utile guida ai possibili rapporti tra scuola e volontariato. Una guida che conduce a scoprire tutte le potenzialità di questa relazione, sia sul fronte dell’orientamento sia su quello più propriamente formativo, perché l’azione volontaria possa diventare una chiave d’accesso a competenze professionali complesse, e far percepire la possibilità di condividere percorsi di impegno sociale con altre persone. 

  


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Dominique Lapierre, Tutti possono cambiare il mondo

Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2007, pp. 144.


Libro_3_giugno_2011

 

Un libro che “invita” al volontariato. Dominique Lapierre non è soltanto uno scrittore di best-seller letti in tutto il mondo, che comunicano vicende straordinarie.

 

Le storie che racconta, l’Autore le vive in maniera coinvolgente, coinvolgendo a sua volta amici ed estimatori.

 

Questo libro non è una biografia: piuttosto è un mosaico di storie, di emozioni, di avventure... su di un uomo, giornalista e scrittore, che un giorno decide di diventare anche “samaritano”, una persona che si è rimessa in gioco per aiutare gli altri, un uomo che è stato capace di fare una rivoluzione cominciando da se stesso.

 

 

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Myriam Altamore, Profondo come il mare. Io e i miei amici disabili

Paoline Editoriale Libri, Milano 2010, pp. 144.


Libro_4_giugno_2011

“Il mondo dei disabili può spaventare, ma se impariamo a conoscerlo, allora improvvisamente diventa immenso e profondo, come il mare. Io mi ci sono tuffata senza esistazioni. E ancora ci nuoto dentro” (l’Autrice).

 

Il libro è il diario della sua esperienza di volontaria all’interno del mondo della disabilità, raccontato con naturalezza, rispetto, passione, dedizione e tanta creatività.

 

Giorni presi a caso, nei quali Myriam - ragazza di oggi, piena di amici, interessi e curiosità – racconta il suo costruirsi interiormente a contatto con una realtà che diventa un pezzo della sua vita, anzi, una vera e propria “lezione di vita”.

 


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Chiara Bertoglio, La speranza non fa rumore. Storie speciali di persone normali

Paoline Editoriale Libri, Milano 2011, pp. 160.


Libro_5_giugno_2011

L’Autrice è convinta che “il mondo trabocca di bene” (Introduzione), e lo racconta in maniera appassionante e coinvolgente.

 

Sono storie di persone che vivono in prima persona il mondo della disabilità riuscendo a non autocommiserarsi, anzi a a vivere con dignità sorprendente e in maniera positiva; e persone che a questo mondo si accostano con volontà di capire, di essere utili in qualche modo, e finiscono per viverlo come la parte più vera e umanamente più ricca della loro esistenza.

 

Persone che trasmettono, con la semplicità del loro sorriso e del loro raccontarsi, una gioia sincera, profonda e contagiosa.

 


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Stefano Redaelli, Chilometrotrenta

Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2011, pp. 198.


Libro_6_giugno_2011

Nella Prefazione, lo scrittore Giovanni D’Alessandro condensa in un denso paragrafo la sostanza del romanzo: “Nello sfibramento che il trentesimo chilometro porta, soglia di resistenza per ogni vero maratoneta, succede qualcosa… che aprirà nuovi varchi, nuove piste al corridore in fuga dai suoi pensieri. Radek (il protagonista, medico polacco di 38 anni, che corre per dimenticare un amore finito, ndr) non lo sa, ma si è messo su una pista che lo porterà molto lontano.

 

Gli richiederà medie e prestazioni più difficili di quelle standard… sono medie per le quali nessuno può allenarsi. Appartengono alla maratona che si corre una sola volta e dura tutta la vita”.

 


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Serena Zoli, Ho cambiato vita. Storie di chi ce l'ha fatta

Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2011, pp. 128.


Libro_7_giugno_2011

“Si vive anche due volte” (parafrasando James Bond: “Si vive solo due volte”): l’ultimo lusso del ricco Occidente in cui tante persone si permettono una seconda vita, in un mondo dove la stragrande maggioranza non riesce a permettersene una sola.

 

Ma darsi una seconda opportunità esistenziale non è solo uno snob di gente ricca e annoiata; spesso è un desiderio profondo e insoddisfatto dell’animo, una seconda vocazione da realizzare quando si è più “liberi”, non più schiavi del lavoro, magari insoddisfacente, che ha caratterizzato tutta la parte “produttiva” della vita.

 

Ecco allora che la ricerca di un senso vero e profondo dell’esistenza, fa compiere a molte persone il passo dal profit al non profit, che in genere non paga, ma appaga di più la voglia di una vita autentica per sé, e magari messa a disposizione e a servizio degli altri.

  

 

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Francesca Mineo, I 189 giorni di Laura. Da Milano al Kosovo, una storia esemplare di volontariato internazionale

Ancora Editrice, Milano 2009, pp. 102.


Libro_8_giugno_2011

Nel luglio 1999 – terminato, almeno sulla carta, il conflitto con la Serbia – in Kosovo erano arrivati i volontari di “Amici dei Bambini” per portare aiuti a orfani e famiglie.

 

Tra loro c’era anche Laura Scotti, una giovane donna che in 189 giorni cambiò per sempre la sua vita e quella di molti Kosovari. Un incidente aereo nei cieli di Pristina ha spezzato il suo sogno di felicità.

 

I bambini di allora la amano come una sorella, la gente la ricorda come “una di noi”.

 

L’Autrice ha seguito le orme di quella donna, oggi. E ha ritrovato Laura, nel “suo” Kosovo. Una lettura illuminante e formativa.

 


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Zero Poverty, Agisci ora

Città Nuova Editrice, Roma 2010


Libro_9_giugno_2011

“Zero Poverty  Agisci Ora” è un progetto di formazione sui temi della povertà, dell’esclusione sociale, dell’Europa, del volontariato e della cittadinanza.

Il cofanetto è un kit multimediale che contiene una Guida (a cura di Aloisi Tosolini) che presenta percorsi pedagogico-formativi sull’educazione alla cittadinanza e alla solidarietà come momenti dell’impegno contro la povertà e l’esclusione sociale; un Quaderno: “Giovani per Zero Poverty”, rivolto ai ragazzi dai 14 anni in su; e un DVD che propone un itinerario formativo composto da un archivio di documenti, video e foto gallery, rapporti, studi, e sette percorsi trasversali con oltre 300 schede operative su povertà e… narrazioni, giochi e animazioni, teatro, film, musica, parole delle fedi; documenti del magistero ecclesiale.

 

 

 


 
DIVERSO PARERE - Mondo Voc giugno - luglio 2011                                 Torna al sommario

 

 

La famiglia, sede naturale del volontariato


Fare volontariato in famiglia


Il volontariato non è solo quello che si fa fra i poveri, gli ammalati, i profughi. Volontariato è anche offrire il proprio contributo in famiglia, con amore e abnegazione.

 

di Aldo Maria Valli


valli_giugno_2011Quando, in casa nostra, è il momento di sparecchiare la tavola, attorno a me e a mia moglie si fa il vuoto. Le quattro figlie che ancora vivono con noi si danno alla fuga e, ci giurerei, in quel momento darebbero chissà cosa per raggiungere i due fratelli più grandi, che ormai vivono per conto loro. Sparecchiare è noioso, e poi ognuna di loro chiede: perché io? Perché non loro tre? Lo stesso succede quando chiediamo che qualcuno vada a prendere qualcosa in cantina, oppure quando ci sono i panni da stendere, o le camerette da mettere in ordine. Mugugni, mugugni e ancora mugugni.


Sono egoiste? Ma no. Sono solo sorelle. Poi magari in altre occasioni si aiutano (a dire il vero, ora come ora, non saprei dire precisamente in quale altra occasione) e comunque vivendo in una famiglia numerosa sicuramente apprendono il senso del limite: nessuno può considerarsi al centro dell’universo, con tutti gli altri che ruotano graziosamente attorno come satelliti al servizio del motore immobile.


 La famiglia è il primo luogo di elaborazione del volontariato. Papà e mamma non sono pagati per fare il loro difficile mestiere. Lo fanno per amore. Lo fanno gratuitamente. Ed è questo il motivo per cui mia moglie ed io, quando chiediamo ai nostri figli qualche forma di collaborazione, non lo facciamo mai promettendo in cambio del denaro o un regalino. La famiglia è il luogo della gratuità, vissuta ogni giorno e appresa attraverso l’esempio. Per lo stesso motivo non abbiamo mai finanziato i nostri ragazzi con la paghetta. Un figlio non è un dipendente e un papà e una mamma non sono imprenditori familiari. La logica mercantile non ha diritto di cittadinanza in una famiglia che voglia crescere nell’amore.


valli_2_giugno_2011Sento già l’obiezione: amore è parola troppo grossa! Sarà, ma se non ne parliamo mai finisce che non crediamo neppure più alla sua esistenza. E invece è proprio per amore che la famiglia sta in piedi. Altrimenti perché la mamma dovrebbe tutti i giorni sistemare e pulire la casa pur sapendo che il giorno dopo lo dovrà fare di nuovo e il giorno dopo ancora e ancora e ancora?


Il volontariato ha che fare con la volontà, la volontà va educata, e la famiglia è un  ottimo luogo di educazione, perché il rapporto con l’altro è concreto e quotidiano. Facile essere generosi, altruisti e disponibili sulla carta. Un po’ meno facile esserlo nei confronti di un fratellino noioso, di una sorella dispotica, di una mamma apprensiva, di un papà superficiale.


Pare che in fatto di volontariato gli italiani vadano forte. Siamo un popolo di generosi, e lo si vede quando qualche catastrofe ci mette alla prova. Tutto molto bello, però sarebbe ancora più bello se lo spirito del volontariato aleggiasse anche dentro le mura domestiche, dove nessuno gira con una bella divisa arancione o gialla e dove non c’è nessuno pronto ad applaudirti per le tue imprese quotidiane di volontario sconosciuto.


valli_3_giugno_2011La volontà va allenata, e i ferri del mestiere per allenarla sono le virtù. A partire dalle quattro classiche virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Con la prima si impara a distinguere il vero bene e a scegliere i mezzi per raggiungerlo. Con la seconda si impara a dare a ciascuno ciò che è dovuto. Con la terza si impara la fermezza e la costanza. Con la quarta si tiene a bada la ricerca del piacere in nome di qualcosa di più grande e di più alto della pulsione immediata.


Educare alle virtù dovrebbe essere la prima preoccupazione di ogni educatore. Senza l’esercizio delle virtù anche il volontariato rischia di ridursi a una forma di auto-gratificazione.


Volontariato in Africa, volontariato in India, volontariato in fattoria, volontariato in comunità di ascolto e di aiuto, volontariato fra i poveri e i senza tetto, volontariato fra i profughi e i richiedenti asilo, volontariato nelle carceri, negli ospedali, negli ospizi. C’è solo l’imbarazzo della scelta ed è molto bello che sia così. Ma che ne direste di un po’ di volontariato in famiglia? Secondo me non è una proposta da buttar via!

 

 

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