IL PONTIFICATO DI S. S. GIOVANNI PAOLO II IN CIFRE


Le statistiche delle Chiesa Cattolica 1978-2004


1. Introduzione

La presente relazione, contenendo informazioni statistiche relative al periodo 1978-2004, copre quasi interamente gli anni del pontificato di S. S. Giovanni Paolo II. Come sarà evidente dall'analisi che segue, questi anni sono stati testimoni di profonde mutazioni strutturali nell'attività pastorale, nelle vocazioni, nella diffusione territoriale del cattolicesimo.
Il 1978 si apre con l'immagine di una Chiesa che presenta forti squilibri nella distribuzione continentale dei fedeli cattolici, delle circoscrizioni ecclesiastiche e dei centri pastorali, nella concentrazione delle diverse categorie di operatori pastorali sul territorio e delle vocazioni sacerdotali. Le indicazioni statistiche relative all'anno 2004, invece, dipingono una realtà ecclesiastica che ha subito straordinari cambiamenti, ha parzialmente assorbito gli squilibri esistenti nell'offerta di servizi pastorali, ha migliorato la mobilità territoriale dei sacerdoti ed assiste alla graduale sostituzione dell'Europa da parte dei continenti emergenti, Africa ed Asia, anche quale culla delle future vocazioni e potenziale di rinnovo delle compagini sacerdotali. Se nel 1978, infatti, il cattolicesimo rimaneva un fenomeno ancora sostanzialmente europeo ed americano, le statistiche relative ai successivi ventisei anni esibiscono una diffusione più omogenea dei fedeli cattolici nel mondo - soprattutto nel continente africano - accompagnata da una più ampia dispersione territoriale delle diverse categorie di operatori pastorali.
Permane, tuttavia, una situazione di squilibrio tra la domanda e l'offerta di servizi pastorali. La distribuzione territoriale dei vescovi, ad esempio, non ha seguito la maggiore dinamica osservata nei territori emergenti, mentre l'età media del corpo vescovile è andata aumentando. Si riscontra, in sostanza, un eccesso di presenza pastorale dei vescovi in Europa ed in America cui fa riscontro una carenza proprio laddove il cattolicesimo appare più dinamico. Lo stesso vale per i sacerdoti, la cui dinamica è stata deludente proprio nei continenti in cui la crescita dei fedeli è stata più significativa (in Africa e in America).
Ulteriori modifiche strutturali sono, pertanto, richieste per far fronte a queste e alle prossime sfide poste alla Chiesa Cattolica nel nuovo millennio. Prima tra queste, il lento ma inesorabile processo di "africanizzazione" della Chiesa Cattolica e la necessità connessa di adeguare le risorse pastorali esistenti. Un altro elemento di criticità è costituito dall'invecchiamento della popolazione vescovile, con l'aumento sia dell'età media sia del numero degli ultrasessantaquattrenni sul totale. Infine, il permanere della crisi dei religiosi non sacerdoti e delle religiose professe, che diminuiscono ovunque tranne che nel continente asiatico.

In quanto segue, le informazioni statistiche riportate si propongono di fornire un quadro sintetico dei fenomeni che hanno riguardato la Chiesa Cattolica dal 1978 al 2004. Qualora la descrizione della dinamica di alcuni fatti lo richieda, le indicazioni puntuali relative all'inizio e al termine di tale orizzonte temporale saranno arricchite da indicazioni relative a scadenze intermedie (solitamente il 1988) o, esaustivamente, da serie storiche annuali. La descrizione dei fenomeni considerati sarà, come da tradizione, svolta su scala continentale.
Dopo aver analizzato la distribuzione geografica dei fedeli battezzati e dei presidi ecclesiali (par. 2), si procederà ad illustrare le principali dinamiche relative agli operatori pastorali, a partire dal corpo vescovile (par. 3) e da quello sacerdotale (par. 4). Le altre figure di operatori pastorali (quali i diaconi, i religiosi professi non sacerdoti e le religiose professe) verranno esaminate al paragrafo 5, mentre i membri degli istituti secolari, dei missionari laici e dei catechisti saranno oggetto di analisi nel paragrafo 6. Saranno, infine, fornite le statistiche sui flussi di rinnovo ascrivibili alle vocazioni sacerdotali (par. 7) e sulla presenza dei novizi e delle novizie negli Istituti religiosi di formazione di diritto pontificio (par. 8). Le conclusioni, infine, conterranno alcune riflessioni sulle principali modifiche strutturali intervenute durante gli anni del pontificato di S. S. Giovanni Paolo II.

2. Distribuzione geografica dei cattolici e dei presidi ecclesiali

Nel periodo che va dal 1978 al 2004 i cattolici nel mondo hanno registrato una rapida crescita, con un incremento percentuale di oltre il 45%, del 23% circa rispetto al 1988. Nello stesso arco temporale essi sono complessivamente passati da quasi 757 milioni a 1,098 miliardi, con un incremento assoluto di circa 342 milioni di fedeli (Tav. 2). Il dato, tuttavia, appare di gran lunga meno entusiasmante se letto alla luce dell'evoluzione della popolazione mondiale nello stesso periodo, passata da 4,2 a 6,4 miliardi (Tav. 1). Ne risulta, infatti, l'incidenza dei cattolici a livello planetario in lieve diminuzione, da quasi il 18% a poco oltre il 17%. Questi valori, però, esprimono la sintesi di situazioni molto diverse tra i vari continenti.
Per l'Europa si registra un'evidente stazionarietà da imputare sostanzialmente alla ben nota situazione demografica del vecchio continente, la cui popolazione, attualmente in fase di stabilizzazione, è prevista in netto declino per i prossimi decenni. Nel 2004 i fedeli battezzati, in lieve riduzione rispetto l'anno precedente, ammontavano a quasi 280 milioni e sono poco più di 12 milioni rispetto al 1978, in lieve diminuzione rispetto al 1988. Anche in termini relativi, il numero di cattolici europei ogni cento abitanti è rimasto pressoché invariato: da 40,5 a 39,5.
Decisamente più dinamica risulta la realtà africana, dove i cattolici sono poco meno che triplicati: nel 1978 erano circa 55 milioni e nel 2004 erano saliti a quasi 149milioni. Tale andamento, solo in parte imputabile a fattori puramente demografici, riflette un aumento effettivo della presenza di fedeli battezzati: infatti, i cattolici, che erano il 12,4% della popolazione africana nel 1978, ventisei anni più tardi ne rappresentavano quasi il 17%.
Situazioni intermedie tra le due sopra descritte sono quelle registrate in America e in Asia, dove la crescita dei fedeli è stata certamente vigorosa (rispettivamente + 49,7% e + 79,6%), ma del tutto spiegabile con lo sviluppo demografico registrato nello stesso periodo. In termini relativi, infatti, i fedeli americani rappresentano stabilmente il 62% della popolazione, mentre in Asia l'incidenza dei cattolici è passata dal 2,5% a meno del 3% nel 2004. Stabile rimane l'incidenza dei battezzati su 100 abitanti in Oceania, anche se su valori assoluti nettamente inferiori.
Al di là delle diverse dinamiche demografiche, pertanto, risulta evidente conferma dell'accresciuto peso del continente africano (i cui fedeli salgono dal 7% a oltre il 13,5% di quelli mondiali) e del netto calo, invece, di quello europeo, per il quale la percentuale sul totale mondiale è scesa dal 35% del 1978 al 25,4% del 2004. Si consolida la posizione dell'America quale continente a cui ormai appartiene quasi la metà dei fedeli nel mondo.
Quanto appena descritto trova anche conferma nella distribuzione geografica delle circoscrizioni ecclesiastiche (Tav. 3), passate complessivamente da 2.649 a 3.049, con un incremento di oltre il 15%. Nel dettaglio, il maggiore incremento si registra in Africa (da 378 a 507 unità, pari al 34%), seguito da Asia, Oceania e America con un aumento attorno al 17-19%, mentre in Europa il numero delle circoscrizioni ecclesiastiche è rimasto lo stesso del 1978. Marcate differenze continentali si osservano anche nell'offerta di presidi ecclesiali per fedele (rapporto numero dei fedeli e numero delle circoscrizioni). Il quoziente più elevato si registra in America, con una circoscrizione ogni 515mila fedeli, mentre l'Oceania, il continente con la minore densità demografica sul territorio, offre un presidio ecclesiale ogni 109mila fedeli, seguita da Asia (uno ogni 171mila), Africa (uno ogni 293mila) ed Europa (uno ogni 377mila).
Spostando l'attenzione sui centri pastorali [1] , si osserva un incremento di oltre il 21% a livello planetario: da circa 347mila nel 1978 ad oltre 420mila nel 2004 (Tav. 4). Il quadro generale, tuttavia, sintetizza situazioni assai diversificate nel tempo e nello spazio. In netta ascesa i continenti americano, africano ed asiatico, con il primo dei quali che rappresenta oltre il 31% della consistenza mondiale (contro il 23% nel 1978) e con un incremento di oltre il 60% nel numero di centri pastorali in ventisei anni. Oceania ed Europa, invece, dopo aver conosciuto un massimo di presenza dei presidi nel 1988, ne registravano una diminuzione, rispettivamente, di oltre il 22% e il 7% nel corso degli ultimi sedici anni. In Europa, in particolare, la consistenza dei centri pastorali sul totale rappresentava nel 2004 solo il 34% (dal 43% del 1978), in ulteriore diminuzione dall'anno precedente. Mediamente, il numero di abitanti al 2004 per centro pastorale nel mondo era di circa 15mila. A livello disaggregato, si osserva la massima concentrazione di abitanti per presidi in Asia (oltre 60mila), la minima in Europa (poco meno di 5mila). Ciò appare, d'altra parte, perfettamente in linea con la diversa incidenza dei cattolici sulla popolazione per i due continenti. Guardando, infatti, al numero di cattolici per centro pastorale, la variazione continentale risulta chiaramente più contenuta, con valori che oscillano tra i 1.800 (Africa) e i 2.500 circa (Oceania), fatta eccezione dell'America, con più di 4.200 fedeli per centro.

3. I vescovi

Il numero dei vescovi nel mondo è andato aumentando tra il 1978 e il 2004 di oltre il 28%, passando da 3.714 a 4.784 (Tav. 5), con un incremento assai marcato in Africa (+45,8%), in Oceania (+34%) e in Asia (+31,4%), mentre in America (+27,2%) e in Europa (+23,3%) i valori si collocano sotto la media. A fronte di tali dinamiche differenziate, tuttavia, la distribuzione dei vescovi per continente è rimasta sostanzialmente stabile nell'arco temporale considerato, con una maggiore concentrazione sul totale in America e in Europa. Anche in Africa, dove la presenza del corpo vescovile è andata aumentando in modo più considerevole, la quota dei vescovi sul totale mondiale si limita a lievitare dall'11,6% del 1978 al 13,2% nel 2004.
Decisamente più omogenea ed equilibrata la distribuzione per continente del numero di fedeli per vescovo, passato mediamente da 203,7mila a 229,6mila tra il 1978 e il 2004. Come si evince dalla tavola sottostante, infatti, Africa e Asia, continenti in cui la diffusione del cattolicesimo ha mostrato maggiore dinamicità, hanno mostrato una tendenza a convergere verso la media.

Tab. A Fedeli per vescovo (migliaia)
C O N T I N E N T E 1978 2004
AFRICA 126,8 236,2
AMERICA 258,9 304,7
ASIA 121,7 166,4
EUROPA 212,6 180,4
OCEANIA 59,7 68,0
MONDO 203,7 229,6

Un aspetto che merita molta attenzione è quello dell'invecchiamento della compagine dei vescovi. Il fenomeno va inquadrato sia nel generale allungamento della vita media verificatosi in tutti i paesi nella seconda metà del secolo scorso sia nei notevoli divari dell'età media della popolazione tra i vari continenti (di gran lunga più vecchia in Europa e, all'opposto, assai giovane in Africa). Nella tavola 6 viene riportata l'evoluzione tra il 1978 e il 2004 di, rispettivamente, età media dei vescovi, frazione di vescovi ultrasessantaquattrenni e rapporto tra vescovi più giovani (di età inferiore ai 50 anni) e quelli più anziani (di età uguale o superiore ai 65), quale indicatore, quest'ultimo, del ritmo di turn over della popolazione vescovile.
L'età media, nel periodo considerato, è aumentata globalmente di oltre 5 anni, passando da 62,0 a 67,4 (con un lieve invecchiamento persino rispetto all'anno precedente). L'incremento è stato notevole, soprattutto per Africa (+6,8 anni, con età media al 2004 di 63,6), Oceania (+6,8 a 67 anni) e America (+6,7 a 67,8 anni), mentre l'Europa, che continua a mantenere il primato con un'età media di oltre 69 anni, ha mostrato una dinamica più contenuta. Il dato più preoccupante, tuttavia, riguarda l'evoluzione della quota di ultrasessantaquattrenni sul totale. In media sono passati dal 39% al 59% nel 2004, più che raddoppiandosi in Africa (dal 22% al 46%) ed aumentando in maniera consistente anche in Oceania e America. In Europa, infine, la quota di vescovi che abbiano compiuto i 65 anni di età rappresentano il 64% del totale (dal 51% nel 1978).
Guardando poi al rapporto tra i vescovi più giovani e quelli più anziani, si osserva che il ritmo di sostituibilità generazionale va scemando in modo considerevole nel tempo. Nel 1978, per 100 vescovi di età superiore ai sessantaquattro anni i giovani erano mediamente 38; ventisei anni più tardi erano soltanto 9. La riduzione di tale quoziente risulta particolarmente significativa in Asia dove, se nel 1978 i vescovi giovani prevalevano sugli anziani (oltre 50 vescovi su 100 erano di età inferiore ai sessantaquattro anni), nel 2004 erano pari a 7. Nello stesso periodo, anche in Europa ed in America il quoziente rimane considerevolmente contenuto (soltanto 6 ed 8 vescovi giovani per 100 anziani, rispettivamente), mentre la situazione dell'Africa appare assai più confortante (24 giovani per 100 anziani), nonostante nel 1978 il continente africano vantava una prevalenza di popolazione vescovile in giovane età.

4. I sacerdoti

Le statistiche relative ai sacerdoti, diocesani e religiosi, sono riportate nelle (Tav. 7) e (Tav. 9), sia in termini di consistenze al 1978, 1988 e 2004, sia in termini di flussi.
A fronte dell'espansione del numero dei vescovi nel mondo nel periodo 1978-2004, la dinamica delle consistenze sacerdotali è stata globalmente piuttosto deludente, mostrando una contrazione di oltre il 3,5% (da circa 421mila a meno 406mila) concentrata nella prima parte del periodo campionario (Tav. 7). Il numero dei sacerdoti, infatti, si è complessivamente ridotto di oltre 15mila unità nel 1988, per poi stabilizzarsi successivamente e mostrarsi in crescita nel corso dell'ultima decade. In controtendenza rispetto alla media mondiale, l'evoluzione delle consistenze sacerdotali in Africa e in Asia risulta alquanto confortante, con un +85% e un +74%, rispettivamente (e con un incremento di oltre 2mila unità soltanto dal 2003), mentre l'America si mantiene stazionaria attorno ad una media di circa 120mila unità. Europa ed Oceania, infine, responsabili della contrazione osservata a livello planetario, mostrano nel 2004 una diminuzione di oltre il 20% e di quasi il 14%, rispettivamente.
Tornando, tuttavia, al dato globale delle consistenze sacerdotali e disaggregandolo viceversa tra diocesani e religiosi, si osservano tendenze molto diverse. Mentre nel mondo il numero dei primi, dopo aver toccato un minimo di 257mila unità nel 1988 rispetto a 262mila nel 1978, manifestava nel 2004 una lieve ma significativa ripresa (risalendo oltre le 268mila unità), quello dei secondi mostra un andamento monotonicamente decrescente lungo la totalità del periodo di osservazione (con una contrazione complessiva di oltre il 13% pari ad oltre 20mila unità in meno).
Passando all'analisi per continente, si nota che i sacerdoti religiosi sono diminuiti in tutti i continenti (-23,9% in Oceania, -20% circa in Europa, -19% in America e -4,5% in Africa) con l'eccezione della sola Asia, dove si è passati da circa 14mila a oltre 19mila unità. Si noti, d'altra parte, che la contrazione osservata per il continente africano nasconde, dopo una riduzione di oltre 1.300 unità nel 1988, un lieve recupero nell'ordine dell'8% nella seconda parte del periodo campionario. Il tenue miglioramento nella consistenza totale dei sacerdoti diocesani, invece, è imputabile esclusivamente alla rapida espansione della presenza diocesana in Africa (dove il numero dei sacerdoti diocesani si è più che triplicato dal 1978 al 2004), in Asia (dove è raddoppiato) e in America. Viceversa Oceania e soprattutto Europa manifestavano una netta diminuzione. Quanto alla composizione della collettività dei sacerdoti, si osservano forti mutamenti in almeno due realtà continentali. In Africa, se all'inizio del periodo i religiosi erano più del doppio dei diocesani, al 2004 ammontavano a poco più della metà. In Asia, invece, le due categorie risultavano equamente rappresentate nel 1978, a fronte di una prevalenza di oltre il 40% dei diocesani sui religiosi ventisei anni più tardi.
Anche la distribuzione percentuale dei sacerdoti per continente evidenzia notevoli cambiamenti nei 26 anni considerati (Tav. 8). L'Europa, pur detenendo la quota più elevata, vede diminuire considerevolmente nel tempo il numero dei sacerdoti sul totale: nel 1978 gli oltre 250mila sacerdoti rappresentavano quasi il 60% del totale del gruppo ecclesiastico, mentre ventisei anni più tardi erano scesi a meno della metà con una quota non superiore al 50%. Questo soprattutto a causa del forte calo dei diocesani, ridottisi relativamente di più dei religiosi. Africa e Asia, al contrario, hanno guadagnato terreno conquistando complessivamente una percentuale di oltre il 19% del totale mondiale dal 10,6% nel 1978, grazie, in particolare, all'accresciuta presenza dei diocesani nei due continenti. L'America mantiene nel tempo una frazione di circa il 30% con un leggero ma continuo incremento della propria percentuale, mentre l'Oceania rimane relativamente stabile attorno ad una quota di poco più dell'1%.
Coerentemente alla contrazione osservata nella consistenza sacerdotale, il numero di abitanti per sacerdote nel mondo aumenta di oltre il 50% rispetto al 1978, passando da circa 10mila unità a oltre 15mila al 2004. In Africa, e soprattutto in Asia, si registrano i valori più elevati con una densità di sacerdoti in rapporto alla popolazione, rispettivamente, di oltre 28mila e oltre 80mila abitanti. Il continente asiatico, in particolare, l'unico a registrare un'apprezzabile riduzione del "carico" per sacerdote, deve tale risultato ad una dinamica sacerdotale relativamente più vivace della crescita demografica nello stesso periodo. L'Europa continua a registrare la maggiore densità di sacerdoti in rapporto alla popolazione, ma la contrazione osservata nel numero complessivo di sacerdoti operanti nel vecchio continente determina un lento ma inesorabile aumento nel tempo della popolazione per sacerdote. America e Oceania continuano a mantenere posizioni intermedie, con circa 7mila abitanti per sacerdote.
La distribuzione del numero di cattolici per sacerdote, invece, risulta complessivamente più stabile sia nel tempo sia per continente. A livello globale, i cattolici per sacerdote passano dai circa 1.800 nel 1978 ai 2.700 nel 2004, con un incremento di oltre il 50%. A livello dei vari continenti, tale indicatore oscilla tra un massimo di oltre 4.000 unità ad un minimo di poco più di 1.000 per tutto l'orizzonte temporale considerato. La minore presenza sacerdotale sia in senso assoluto che in termini dinamici si è riscontrata in America e soprattutto in Africa, dove alla vivace dinamica nella crescita dei fedeli ha fatto meno riscontro un adeguato numero di sacerdoti (da circa 3.200 a oltre 4.700 in Africa e da circa 3000 a 4500 in America). Lo stesso dicasi dell'Oceania dove la densità sacerdotale per fedele è diminuita di oltre i tre quarti, mentre più soddisfacente la situazione in Asia in cui i cattolici per sacerdote sono andati aumentando di poco più del 3% in ventisei anni. L'Europa continua a mantenere il primato virtuoso di maggior numero di sacerdoti per fedele battezzato con un rapporto, tuttavia, che va deteriorandosi nel tempo.
I fenomeni di flusso che riguardano la collettività dei sacerdoti tra il 1978 e il 2004 sono riportati nella Tav. 9). I flussi in aumento sono distinti in ordinazioni e reingressi; quelli in diminuzione in elevazioni a vescovo, decessi e defezioni. Per ogni continente è, inoltre, indicato il saldo netto migratorio, il cui totale mondiale è per definizione nullo. Cominciamo con l'analizzare ordinazioni e reingressi per poi commentare i flussi a decremento.
Nell'arco temporale 1978-2004 le ordinazioni sono state complessivamente oltre 210mila (in aumento dal 2003), con l'Europa che ha rappresentato il 40% del totale seguita da America con quasi il 30%, Asia (17,2%), Africa (12,5%) e Oceania (appena il restante 1%). Se, tuttavia, si rapportano le ordinazioni al numero di fedeli cattolici (tavola sottostante), l'Asia si aggiudica il primato con 4,08 sacerdoti ordinati nel periodo considerato ogni 10mila fedeli, quasi duplicando la media mondiale. L'Oceania (3,39) si attesta in seconda posizione, incalzata da Europa ed Africa che si mantengono ben al di sopra della media mondiale (2,26). Il continente americano, pur contando circa la metà dei cattolici nel mondo, contribuiva con solo 1,35 alle nuove ordinazioni di sacerdoti

Tab. B
periodo
C O N T I N E N T E 1979-2004
AFRICA 2,58
AMERICA 1,35
ASIA 4,08
EUROPA 3,06
OCEANIA 3,39
MONDO 2,26
* Ordinazioni per 10mila fedeli
stima dei fedeli a metà periodo
ottenuta come semisomma
della consistenza
iniziale e finale

Quanto ai reingressi, essi continuano a fornire un contributo assai meno rilevante all'innalzamento del numero complessivo dei sacerdoti. Nel periodo 1978-2004, infatti, il loro numero è stato complessivamente di quasi 8mila unità, di cui il 90% circa localizzato in Europa ed in Asia. Ancora meno incisivo il fenomeno dei reingressi negli altri tre continenti, sia in termini assoluti (meno di un migliaio) che relativi.

Tra i fattori di riduzione della compagine sacerdotale, si osserva che, tra il 1978 e il 2004, il numero dei decessi tra i sacerdoti è stato di poco inferiore alle ordinazioni, superando nel mondo le 200mila unità. In Europa, caratterizzata da un corpo sacerdotale nettamente più anziano, i decessi hanno sopravanzato le ordinazioni di oltre 40mila unità e sono stati circa 124mila. Essi sono, tuttavia, quasi del tutto compensati dal saldo positivo registrato complessivamente in Africa e, soprattutto, in Asia, dove l'età media della popolazione sacerdotale risulta più contenuta. Quasi in perfetta parità, infine, il bilancio demografico in Oceania.
In generale, il fenomeno delle defezioni ha interessato oltre 29mila sacerdoti nel mondo nel periodo 1978-2004. Quanto alla distribuzione territoriale del dato, oltre l'80% delle defezioni è avvenuto in Europa e America, mentre le altre aree ne hanno sofferto in maniera piuttosto contenuta. Rapportando il numero delle defezioni a quello delle ordinazioni, otteniamo un indicatore di sostituibilità del collettivo sacerdotale (come illustrato dalla tavola sotto riportata). Complessivamente, si osserva un leggero miglioramento per effetto del maggior numero di ordinazioni a livello globale. L'Oceania diviene il continente con il più elevato tasso di defezione, pari a circa 26 abbandoni ogni 100 ordinazioni, seguita dall'America con quasi 19 e dall'Europa con circa 15, mentre Africa e Asia sono affette dal fenomeno in misura molto più marginale.

Tab. C

periodo

C O N T I N E N T E

1979-2004*

AFRICA

7,6

AMERICA

18,6

ASIA

7,3

EUROPA

14,8

OCEANIA

25,9

MONDO

13,9

* Defezioni per 100 ordinazioni

Rapportando, poi, i principali fenomeni in ingresso e in uscita riguardanti il corpo sacerdotale con la consistenza del numero dei sacerdoti, si ottengono, rispettivamente, i tassi medi annui di ordinazione, di mortalità e di reingressi netti (al netto delle defezioni) per 1.000 sacerdoti (tavola sottostante).

Tab. D

1979-2004: Tassi medi annui per 1.000

C O N T I N E N T E

di ordinazione

di mortalità

di reingr.-defez.

AFRICA

41,9

12,8

-3,0

AMERICA

19,7

16,8

-3,4

ASIA

36,5

13,2

-0,5

EUROPA

14,2

21,1

-1,3

OCEANIA

17,8

18,0

-4,5

MONDO

19,4

18,6

-2,0

I tassi di ordinazione presentano un ampio campo di variazione, dai valori più elevati di Africa e Asia (circa il doppio della media mondiale), a quello più modesto dell'Europa, al di sotto della media mondiale. In maniera inversa, si registra il tasso medio di mortalità più apprezzabile in Europa, a fronte di Africa e Asia che godono di una popolazione sacerdotale assai più giovane. Il tasso medio di reingressi netti, quale indicatore di solidità delle vocazioni, risulta straordinariamente contenuto in Asia, con defezioni quasi completamente compensate da copiosi reingressi. Viceversa, l'America, l'Oceania e l'Africa, beneficiando assai limitatamente dei reingressi, presentano saldi netti negativi superiori alla media mondiale.

5. I diaconi, i religiosi professi non sacerdoti e le religiose professe

Le altre figure di operatori pastorali che affiancano l'attività pastorale dei vescovi e dei sacerdoti - diaconi permanenti, religiosi professi non sacerdoti e religiose professe - rappresentano realtà numericamente tra loro assai difformi.
Nel 2004, il numero dei diaconi permanenti ammontava ad oltre 32mila unità, mentre i religiosi professi non sacerdoti ad oltre 55mila; quanto alle religiose, esse rappresentavano la realtà di gran lunga più significativa con una consistenza di oltre 767mila unità. Differenze di rilievo si osservano anche nelle dinamiche evolutive dei tre gruppi.
I diaconi permanenti, diocesani e religiosi, sono in forte espansione sia a livello mondiale sia nei singoli continenti, passando complessivamente da circa 5.500 nel 1978 a oltre 32mila unità ventisei anni dopo, con una variazione superiore al 480% (Tav. 10)(tav. 10). Europa ed America registrano sia le consistenze numericamente più significative, sia il trend evolutivo più vivace. Il numero di diaconi europei, infatti, poco più di mille nel 1978, erano oltre diecimila nel 2004, con un incremento di oltre l'800% in ventisei anni. In America, la consistenza di oltre 4mila unità all'inizio del periodo (oltre i tre quarti del totale planetario), sale fino a superare le 20mila unità nel 2004. Questi due continenti, da soli, rappresentano oltre il 97% della consistenza globale, con la porzione rimanente suddivisa tra Africa, Asia ed Oceania.
Il gruppo dei religiosi professi non sacerdoti è andato riducendosi di oltre il 27% tra il 1978 e il 2004, del 15% dal 1988 (Tav. 11). Nel 1978 essi erano nel mondo oltre 75mila, riducendosi poi a meno di 65mila nel 1988 e posizionandosi a poco più di 55mila al 2004. Il trend decrescente è comune ai vari continenti con l'eccezione di Africa e Asia dove si osservano variazioni del + 48% e del circa +39%, rispettivamente. Nel 2004, questi ultimi rappresentavano complessivamente una quota di oltre il 30% del totale (da meno della metà nel 1978). All'opposto, il gruppo costituito da Europa (con variazione del -46%), America (-30%) e Oceania (-47%) si è quasi dimezzato nel corso dell'orizzonte campionario.
Anche per il gruppo delle religiose professe si osserva una dinamica fortemente decrescente con una contrazione di oltre il 22% nel periodo considerato (Tav. 12). Il numero complessivo di religiose, infatti, è andato riducendosi da oltre 990mila unità nel 1978 a meno di 770 ventisei anni dopo. Il declino, anche in questo caso, ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania), con variazioni negative anche di rilievo (-41% in Oceania, -39% in Europa e -27% in America). In Africa e in Asia, invece, l'incremento è stato decisamente sostenuto, superiore al 60% per entrambi i continenti. Conseguentemente, la frazione delle religiose in Africa e Asia sul totale mondiale passa dal 13% al 27% circa, a discapito dell'Europa e dell'America, la cui incidenza si riduce complessivamente dall'87% al 73%.

Prima di proseguire con l'analisi delle altre categorie di operatori pastorali, tentiamo di fornire una visione d'insieme delle dinamiche relative alle categorie di operatori pastorali fin qui considerate nella (Tav. 13). In primo luogo, si osserva come le uniche due categorie - delle cinque analizzate - in continua espansione sia a livello mondiale sia a livello dei singoli continenti siano quelle dei vescovi e dei diaconi permanenti. Quanto alle rimanenti, la maggiore contrazione si registra nei religiosi non sacerdoti, seguita dal calo delle religiose professe e dei sacerdoti. In secondo luogo, si rileva come Africa ed Asia - gli unici continenti con tassi di crescita sempre positivi per tutte le categorie- rappresentino i veri motori propulsivi nella diffusione dei servizi pastorali nel mondo. I dati più allarmanti riguardano invece l'Europa, dove particolarmente vistosi sono i cali di religiosi non sacerdoti, ma anche delle religiose professe e dei sacerdoti. Una flessione assai simile a quella europea è evidenziata dall'Oceania e dall'America, tranne che per l'osservazione di un tenue incremento nel numero dei sacerdoti nel caso dell'ultima.

6. I membri degli istituti secolari, i missionari laici e i catechisti

L'analisi delle altre categorie di operatori pastorali che contribuiscono all'attività di catechesi - i membri degli istituti secolari, i missionari laici e i catechisti - viene condotta nel periodo 1990-2003 (Tav. 14).
I membri degli Istituti secolari, la realtà numericamente meno significativa, sono anche gli unici a presentare un andamento complessivo in declino, con un calo dell'8% circa nell'orizzonte temporale considerato. Come si evince dalla tavola, tale risultato si va a determinare nonostante l'unico continente che abbia presentato, oltre l'Oceania, una variazione negativa (di oltre il 17%) sia stato quello europeo. L'Europa, infatti, che nel 1990 concentrava circa l'80% del totale mondiale, rappresentava nel 2004 ancora una quota del 72% circa, determinando così il segno del bilancio globale.
Il numero dei missionari laici è invece passato dalle 46mila unità circa nel 1990 alle oltre 186mila nel 2004, con un incremento di oltre il 300% in quattordici anni. Particolarmente significativa è stata la performance di questa categoria di operatori pastorali in Asia, dove la consistenza dei missionari laici, meramente simbolica nel 1990, è andata aumentando di circa 34 volte, superando le 11mila unità a fine periodo. Nonostante tali sviluppi, tuttavia, il fenomeno dei missionari laici rimane una tradizione quasi esclusivamente americana, con una percentuale del 90% del totale mondiale a fine 2004 (sostanzialmente stabile dal 93% di quattordici anni prima).
I catechisti, infine, costituiscono la realtà numericamente più significativa, con una consistenza di oltre 2,9 milioni di unità a fine 2004, in aumento complessivamente del 67% circa dal 1990. America, Asia ed Oceania mostrano la dinamica evolutiva più vivace, con tassi di crescita superiori alla media mondiale, mentre Africa ed Europa hanno registrato una accelerazione relativamente più contenuta nell'ordine del 48% e 45%, rispettivamente. Anche per questo gruppo, si osserva una concentrazione relativamente prevalente nel continente americano, con la presenza di oltre 1,7 milioni di catechisti a fine 2004, corrispondenti a poco meno del 60% mondiale.

7. Il rinnovo delle compagini sacerdotali

Le potenzialità di rinnovo dell'attività pastorale sono funzione di una serie di fattori, primo tra i quali il numero di vocazioni sacerdotali, ovvero la consistenza dei candidati al sacerdozio, approssimato dagli studenti di filosofia e di teologia presenti nei seminari diocesani e in quelli religiosi (Tav. 15) (Tav. 16).
Guardando all'evoluzione annuale del numero dei candidati al sacerdozio, diocesani e religiosi, si osserva un andamento complessivamente crescente per tutto il periodo. I candidati nel mondo sono passati da quasi 64mila unità nel 1978 a oltre 113mila nel 2004, con un incremento del 77% circa. L'evoluzione è stata molto differente nei vari continenti. Mentre, infatti, Africa, America e Asia hanno mostrato dinamiche evolutive estremamente vivaci, l'Europa registra una contrazione del 2% circa nello stesso periodo. Di conseguenza, si osserva un ridimensionamento del ruolo del continente europeo alla crescita potenziale del rinnovo delle compagini sacerdotali, con una quota che passa dal 37% al 20%, a fronte di un'espansione di quello di Africa (la cui consistenza è andata quadruplicandosi nei ventisei anni considerati), America ed Asia che rappresentano complessivamente nel 2004 una percentuale del 78% circa del totale mondiale (20%, 32% e 26%, rispettivamente).
La dinamica europea in termini assoluti si può dividere in tre periodi distinti: in crescita (da 24mila a 30mila) dal 1978 al 1985, un successivo periodo di stabilità fino al 1994-95 e infine una netta diminuzione che ha riportato il 2004 quasi alla stessa consistenza dei ventisei anni precedenti. L'America ha visto uno sviluppo abbastanza regolare del numero dei candidati fino al 1998, seguito da un consolidamento attorno alle 36-37mila unità. In costante crescita l'Africa e l'Asia, anche se a ritmi più contenuti nel corso degli ultimi anni.
Anche in termini relativi rispetto al numero dei cattolici, si conferma il maggiore dinamismo dell'Asia e dell'Africa, con oltre150 candidati al sacerdozio per milione di fedeli in Africa al 2004 e circa 257 in Asia (Tav. 16). I valori europei (84) e americani (67), assai meno significativi e in diminuzione rispetto al 2003, suggeriscono un potenziale di minore copertura del fabbisogno di servizi pastorali.
Rapportando, infine, il numero di seminaristi maggiori a 100 sacerdoti, si ottiene un'indicazione del potenziale di sostituibilità generazionale nell'effettivo esercizio pastorale. Ebbene, anche in tale contesto, Africa e Asia confermano il loro primato con oltre 72 e 60 candidati, rispettivamente, mentre l'Europa conta meno di 12 candidati ogni 100 sacerdoti nel 2004, confermando il permanere di una stagnazione delle vocazioni sacerdotali (aumentate di sole 2 unità dal 1978). Complessivamente, tuttavia, si è passati da circa 15 candidati al sacerdozio su 100 nel 1978 a poco meno di 28 nel 2004, grazie sostanzialmente al contributo di Asia e Africa.

8. I novizi e le novizie

I dati relativi all'evoluzione del numero dei novizi e delle novizie negli Istituti Religiosi di Diritto Pontificio coprono il periodo che va dal 1982 al 2004 (Tav. 17) (Tav. 18), rispettivamente.
Il numero dei novizi nel mondo è andato aumentando ad un ritmo contenuto ma continuo, passando da poco meno di 9mila unità al 1982 a quasi 11mila nell'anno 2000 e stabilizzandosi poi attorno a tale valore, in media, nel periodo 2001-2004. L'andamento complessivo, che manifesta un incremento percentuale di oltre il 20%, nasconde tuttavia contributi molto diversi nelle varie aree continentali. Comune alla tendenza di altri gruppi religiosi già analizzati, anche per i novizi l'Africa e l'Asia rappresentano i continenti di maggiore espansione del fenomeno (+250% e +100%, rispettivamente). In Africa, infatti, il numero dei novizi si è più che triplicato, passando da neanche 700 unità a quasi 2.300 nel 2004 e in quello asiatico si è duplicato da circa 1.700 a circa 3.400. Conseguentemente, la quota dei due continenti sul totale mondiale si è raddoppiata passando dal 26% a oltre il 52% in ventidue anni. L'America, nonostante abbia registrato un incremento, anche se di modesta entità, nel numero assoluto dei novizi (+ 6%) nel periodo considerato, assiste ad un ridimensionamento del suo contributo percentuale, dal 33% a meno del 29%. La peggiore performance si osserva in Europa, dove si rileva una contrazione di oltre il 45%, con la consistenza complessiva che diminuisce dalle 3.500 unità a meno di 2.000 nel 2004 e con la frazione del totale mondiale che passa dal 40% a meno del 18%.
Anche il numero complessivo delle novizie risulta in aumento nell'arco temporale considerato, ma di un modesto 2%. In realtà, guardando all'evoluzione della serie storica, si osserva un primo periodo di forte accelerazione tra il 1982 e il massimo del 1987 (+20%), seguito da una fase di stabilizzazione attorno alle 21mila unità fino al 1999, per concludere con una forte contrazione nell'ultima parte dell'orizzonte temporale. Anche per le novizie, il continente africano è in rapida espansione, con il gruppo delle novizie che è andato triplicandosi, da 1.100 unità circa a quasi 3.400. L'Asia, che complessivamente registra una dinamica evolutiva del +54%, mostra, tuttavia, successivamente al 1996, una moderata ma persistente riduzione nel numero delle novizie presenti sul territorio. Nonostante ciò, la quota percentuale dei due continenti sul totale mondiale è andata aumentando in maniera considerevole, passando dal 30% a oltre il 54% nel 2004. Variazioni negative per l'America e, soprattutto, per l'Europa: questi due continenti totalizzavano insieme oltre il 68% delle novizie nel mondo al 1982, meno del 45% al 2004.

9. Conclusioni

Gli anni di pontificato di S. S. Giovanni Paolo II sono stati spettatori attenti e partecipi dei profondi mutamenti che hanno interessato l'evoluzione storica, sociale, culturale, economica del nostro pianeta, a partire da quelli che hanno riguardato più direttamente la Chiesa Cattolica. Il fenomeno religioso, d'altra parte, nonostante i suoi elementi di immutabilità, risente chiaramente dei cambiamenti che intervengono nell'assetto sociale, negli andamenti demografici, nelle tradizioni storiche.
Le pagine precedenti hanno tentato di quantificare, in maniera sintetica ma il più possibile esaustiva, i principali cambiamenti strutturali che hanno coinvolto la Chiesa Cattolica sia a livello globale sia per grandi aree geografiche. Tali cambiamenti hanno interessato diversi aspetti, dalla diffusione territoriale del cattolicesimo, alla distribuzione geografica degli operatori pastorali, al fenomeno delle vocazioni e alla connessa potenzialità di rinnovo dell'attività pastorale nel mondo.
In breve, nei ventisei anni dal 1978 al 2004, il numero dei cattolici nel mondo è andato aumentando in maniera considerevole, accompagnato dalla maggiore diffusione delle circoscrizioni ecclesiastiche e dei centri pastorali. Si sviluppa in questi anni una crescente dicotomia tra le dinamiche dei continenti emergenti, Africa e Asia, e quelle dell'Europa, che sta progressivamente perdendo centralità quale modello di riferimento, coerentemente con gli sviluppi demografici di fondo. L'America, complessivamente, mantiene una posizione intermedia, mentre l'Oceania, demograficamente meno rilevante, sembra costituire una realtà a sé stante.
Quanto all'evoluzione dei vari operatori pastorali, si osserva la buona performance di vescovi e diaconi permanenti, a fronte di una evidente contrazione nei religiosi non sacerdoti, nelle religiose professe e nei sacerdoti. Questi ultimi, tuttavia, hanno registrato la flessione più significativa nella prima parte del periodo campionario, per poi stabilizzarsi successivamente al 1988 - grazie alla tenuta dei diocesani - e mostrarsi in crescita nel corso dell'ultima decade. Anche i novizi e le novizie mostrano un leggero progresso, mentre la dinamica in forte crescita dei missionari laici e dei catechisti, nonché la parallela diminuzione di altre categorie di operatori religiosi, conferma come sia in atto nel mondo cattolico un incisivo processo di riequilibrio tra le varie categorie, con fenomeni importanti di modifica delle preferenze e delle motivazioni nell'attuazione della missione pastorale.
Africa ed Asia si vanno ad affermare come affidabili paladini della diffusione dei servizi pastorali nel mondo, mentre il contributo europeo va deteriorandosi nel tempo. Il carico pastorale per numero di cattolici, complessivamente in aumento, risulta, d'altra parte, ancora eccessivo in Africa e in America, laddove la crescita dei fedeli è stata più significativa.
Almeno due ordini di motivazioni, tuttavia, potrebbero capovolgere tali dinamiche in un prossimo futuro. Prima tra tutte, la consistenza e le caratteristiche degli operatori pastorali in Europa. Il corpo sacerdotale europeo, infatti, numericamente significativo, è contraddistinto, tuttavia, dall'età media relativamente più elevata dai più bassi tassi di rinnovo e dai più elevati tassi di defezione, a fronte del minore carico pastorale. Ebbene, non troppo lontano nel tempo i continenti asiatico e soprattutto africano, dove i candidati al sacerdozio sono in netta crescita, potrebbero sostituirsi nelle funzioni finora svolte dal vecchio continente, garantendo rinnovato vigore alle compagini ecclesiastiche. In secondo luogo, il ruolo giocato nel prossimo futuro dai fenomeni migratori degli operatori pastorali. In proposito, si osserva come i flussi migratori dei sacerdoti tra continenti continuino a giocare un ruolo piuttosto limitato nella Chiesa Cattolica e rimangano un fenomeno che sembra abbia interessato positivamente solo l'America. Il potenziamento dei movimenti migratori dei sacerdoti e delle altre categorie di operatori, d'altra parte, non è da escludersi nei prossimi anni, anzi andrebbe favorito in funzione di una più equa distribuzione territoriale delle risorse, nonché di una maggiore integrazione e arricchimento tra le varie compagini della Chiesa di Roma. In una visione strategica, andrebbe favorita la mobilità, soprattutto dei giovani operatori, da parte degli Ordinari delle diocesi, mentre andrebbero diversificati i continenti di destinazione. Infine, si osserva come, nell'era della globalizzazione, i continenti emergenti abbiano assunto un ruolo ed un'importanza cruciali agli occhi della comunità internazionale, dal punto di vista politico, economico, sociale, ambientale, nella rilevanza che gli si riconosce per il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo. Ed è verosimile assumere che, nel medio periodo, tali riflessioni interesseranno anche la Chiesa Cattolica e il modo in cui si manifesta la sua presenza sul pianeta.
Nonostante tali orientamenti vadano chiaramente nella direzione di un maggiore equilibrio tra la maggiore domanda di servizi pastorali nei continenti emergenti e la loro offerta, altri sforzi sono richiesti per far fronte alle sfide poste alla Chiesa Cattolica nei prossimi decenni. Innanzitutto, è necessario confrontarsi e sostenere l'inevitabile processo in corso di affermazione dei territori emergenti, che chiameremo "africanizzazione" della Chiesa Cattolica. Tale fenomeno va accolto con entusiasmo, in quanto portatore di nuova e indispensabile linfa vitale nella Chiesa e va favorito tramite maggiore mobilità e dinamismo delle risorse pastorali esistenti. In una visione strategica ed articolata, si suggerisce di affrontare la nuova prova fortificando la presenza ecclesiastica sul territorio, tramite la creazione di ulteriori seminari che formino gli operatori in loco e diffondendo una mentalità di apertura e di consapevole fiducia. Anche, il problema dell'invecchiamento della popolazione vescovile, connesso con l'innalzamento della loro età media, soprattutto in Europa, va affrontato in maniera sistematica. In questa ottica, i processi di rinnovo e di consolidamento delle compagini vescovili vanno incoraggiati, mentre risulta necessario procedere ad un'analisi degli inevitabili riflessi di tali dinamiche sull'organizzazione ecclesiale nel corso dei prossimi anni.

Note
[1] I centri pastorali comprendono parrocchie, quasi parrocchie, stazioni missionarie e altri centri, quali cappellanie e chiese