LETTERA CIRCOLARE RIGUARDANTE
GLI STUDI SULLE CHIESE ORIENTALI

Roma, 6 gennaio 1987

SACRA CONGREGATIO
PRO INSTITUTIONE CATHOLICA

Prot. N. 340/86


Eminenze,
Eccellenze,
Reverendi Rettori dei Seminari,
Reverendi Presidi e Decani
delle Facoltà Ecclesiastiche,


In considerazione degli aumentati contatti teologici e pastorali con le Chiese Orientali negli anni che hanno seguito il Concilio Vaticano II, e specialmente durante il pontificato del Santo Padre Giovanni Paolo II, la Congregazione per l'Educazione Cattolica desidera rivolgere alcune riflessioni ai responsabili della formazione sacerdotale per mezzo di questa Lettera Circolare riguardante gli studi sulle Chiese Orientali.

1. Più volte e in varie circostanze, papa Giovanni Paolo II ha parlato del bisogno di comprensione e amore vicendevoli tra Cattolici della tradizione latina e Cristiani, Cattolici ed Ortodossi, appartenenti alle diverse comunità dell'Oriente Cristiano. Commentando la mancanza di comprensione che spesso esiste e l'ignoranza delle tradizioni e dei valori spirituali che configurano l'eredità di tanti Cristiani dell'Europa Orientale, del Vicino Oriente, dell'Africa e dell'India, il Papa ha sottolineato l'importanza di queste tradizioni per la vita e il bene di tutta la Chiesa con l'incisiva affermazione che "la Chiesa deve imparare a respirare di nuovo con i suoi due polmoni, quello Orientale e quello Occidentale" (Discorso ai Membri della Curia Romana, 28 giugno 1985: "L'Osservatore Romano", 29 giugno 1985, p. 5). Le varie affermazioni del Santo Padre illustrano una situazione nella vita della Chiesa che esige seria e profonda riflessione da parte dei pastori e dei responsabili della formazione intellettuale e spirituale delle giovani generazioni della Chiesa. Tale riflessione appare ancora più necessaria e urgente se consideriamo le numerose vicende che hanno dato luogo a contatti tra Cristiani orientali e occidentali in questo secolo. Per stimolare questa riflessione, la Congregazione per l'Educazione Cattolica offre le seguenti osservazioni ed orientamenti.

2. Nei primi anni di questo secolo ci furono delle migrazioni massicce verso i continenti americani di popoli provenienti dall'Europa Orientale e dal Vicino Oriente; queste furono consolidate da nuove migrazioni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Negli ultimi tempi, i tristi avvenimenti del Vicino Oriente hanno sradicato, tra gli altri, centinaia di migliaia di Cristiani, obbligandoli ad allontanarsi dalle terre dei loro antenati. Di conseguenza, milioni di Cristiani appartenenti ad ogni tradizione orientale si trovano nell'Europa Occidentale, nel Canada, negli Stati Uniti, in molti paesi dell'America Latina e in Australia. Alcune comunità si trovano anche nell'Africa e sparse nell'India. Non sono più cugini lontani, bensì fratelli e sorelle che vivono ormai accanto ai Cattolici della tradizione occidentale nelle diverse regioni del mondo. Questa realtà comporta nuovi problemi di tipo pastorale, che riguardano l'educazione e la formazione cristiana, la vita religiosa della famiglia, i matrimoni misti tra Cattolici di diverso rito e tra Cattolici e Ortodossi, la pastorale dei gruppi isolati ecc. Ci si potrebbe domandare fino a che punto si conosca la vita liturgica e spirituale, le antiche tradizioni cristiane di questi nuovi vicini; si compiano degli sforzi seri per acquisire e diffondere questa conoscenza e per trovarne adeguate conclusioni pastorali. Ci si potrebbe inoltre chiedere se in alcune regioni almeno la presenza di queste nuove comunità ha dato luogo ad una rinnovata incomprensione o ad un ulteriore allontanamento.

3. Il nostro secolo ha visto un notevole incremento nelle pubblicazioni degli scritti teologici, liturgici ed ascetici dei Padri e maestri spirituali dell'Oriente Cristiano. Le loro opere vengono tradotte in numerose lingue, sia in edizioni scientifiche sia in versioni popolari. Molti Cristiani si propongono di praticare la "preghiera del cuore" insegnata dagli autori spirituali orientali; le comunità religiose, nell'avviare il rinnovamento della propria vita comunitaria, attingono ispirazione dagli scrittori dell'Oriente e dell'Occidente. Può sorgere, tuttavia, la domanda, fino a che punto i Cattolici comprendano ed assimilino correttamente questi tesori che provengono da una tradizione comune: in particolare se vengono trattati talvolta in maniera superficiale, come movimento transitorio del momento, o se si cerca seriamente di studiarli a fondo perché risultino mezzi autentici di crescita nella preghiera e nella vita personale e comunitaria.

4. Il periodo del Concilio Vaticano II e gli anni seguenti hanno segnato una intensa attività a favore 'del rinnovamento e dell'aggiornamento nella Chiesa Cattolica. Lo stesso Concilio nel decreto "Orientalium Ecclesiarum" ha affermato l'importanza delle Chiese Cattoliche Orientali, ha incoraggiato lo sviluppo che dovrebbero continuare ad avere le loro comunità, ed ha sottolineato il ruolo legittimo che spetta loro svolgere nella vita della Chiesa universale. Nel decreto sull'Ecumenismo (Unitatis Redintegratio, cap. 3) il Concilio ha, inoltre, messo in evidenza i grandi tesori cristiani contenuti nella comune tradizione che i Cattolici condividono con gli Ortodossi, nonostante manchi fra loro, nel momento presente, la piena comunione ecclesiale. Il suddetto decreto fa notare, altresì, quanto sia necessario conoscere e stimare questa tradizione per promuovere con il necessario impegno la restaurazione della piena comunione nella fede, nella celebrazione dei sacramenti e nella vita comunitaria.

5. Nell'elaborazione delle proprie decisioni e nell'incoraggiamento che ha offerto ai teologi e ai professori cattolici, il Concilio ha dimostrato la profonda convinzione che uno studio sincero ed approfondito della Tradizione della Chiesa di Cristo non può ignorare le tradizioni particolari delle differenti Chiese cristiane, comprese quelle Orientali. Tornando alle sorgenti essenziali della fede, il teologo di una chiesa particolare non solo si arricchisce attraverso l'esperienza degli "altri" ma, proprio con questo metodo torna alle proprie radici. Nei primi secoli dell'era cristiana, sebbene ci fosse una grande varietà nelle forme di espressione e nella lingua, esisteva tuttavia una meravigliosa comunione spirituale, cosicché i concetti principali della fede venivano formulati nelle lingue dei diversi popoli, in maniera da servire di esempio all'intera cristianità. Studiati in questo ampio contesto storico, gli insegnamenti della fede si comprendono meglio perché sono percepiti come provenienti da un ambiente veramente vivo.

6. Un altro problema posto in rilievo dal Concilio Vaticano II (e.g. Lumen Gentium, Gaudium et Spes, Ad Gentes) è quello di come inserire il messaggio evangelico nelle genuine tradizioni dei diversi popoli. Questo bisogno di inculturazione è stato sottolineato dal recente Sinodo Straordinario dei Vescovi (Rapporto Finale, D. 4). Le Chiese Orientali possiedono una lunga tradizione in questa opera intesa ad insegnare ai popoli cristiani, fin dal battesimo, "a lodare Dio nella propria lingua" (Vita di S. Costantino, Cirillo, XVI, 1 s.). In molti paesi orientali tale inculturazione è arrivata ad una trasformazione e ad una identificazione della propria vita culturale con il modo di vivere cristiano. Lo studio di questo processo può servire di esempio e di orientamento per chi oggi si trova coinvolto in un simile processo; può indicare altresì quei metodi che sono provati, da una esperienza secolare, come vantaggiosi e che si distinguono da adattamenti superficiali, che rischiano di non far altro che danneggiare il processo stesso e forse anche di deformare la stessa fede. Questo studio comparativo può essere utile anche in altri settori della riflessione teologica e pastorale: il rinnovamento e l'adattamento della liturgia, la disciplina canonica con speciale riferimento ai rapporti tra diverse comunità, la storia ecclesiastica, in particolare dove tratta ciò che unisce i Cristiani e ciò che portò alla loro separazione e forse ancora oggi è motivo di divisione,.

7. Riflettendo su questi fatti, sorge spontanea la domanda circa i passi concreti da fare perché la nostra reazione a tali sviluppi sia così positiva da: 1) ridurre ed eventualmente eliminare le tensioni esistenti fra Cattolici occidentali ed orientali, permettendo a questi ultimi di svolgere un ruolo sempre più attivo nella vita dell'intera Chiesa; 2) incoraggiare e promuovere ulteriormente il movimento verso la comunione piena tra Cattolici ed Ortodossi, con persone che siano qualificate per il dialogo tra le due Chiese; 3) consentire alla Chiesa, nello sforzo per rinnovarsi ed andare incontro ai bisogni del nostro tempo, di trarre vantaggio dall'esperienza del passato e della pluriformità delle tradizioni cristiane, che fanno parte della sua storia e della sua eredità.

8. Una risposta completa a queste domande richiederebbe la collaborazione di diversi Dicasteri della Santa Sede, nonché degli Organismi corrispondenti delle varie Chiese Cattoliche particolari. Per quanto riguarda la sua competenza e responsabilità, la Congregazione per l'Educazione Cattolica si permette di proporre i presenti orientamenti.

9. Il Pontificio Istituto Orientale, fondato a Roma quasi settanta anni or sono, è un centro di ricerca e di studi accademici aperti non solo ai Cristiani orientali ma anche a quelli della Chiesa latina. Offre programmi di livello sia istituzionale sia di specializzazione in teologia, liturgia, spiritualità e storia. Possiede, inoltre, una facoltà speciale di Diritto Canonico Orientale. Oggi più che mai c'è bisogno di studiosi adeguatamente preparati in questi campi, a causa dei fenomeni precedentemente descritti. Questa Congregazione esorta quindi i Vescovi e i Superiori religiosi ad incoraggiare sacerdoti e laici, particolarmente qualificati, ad intraprendere studi superiori presso il Pontificio Istituto Orientale, a sostenerli in questi studi e, una volta preparati, ad impegnarli nelle istituzioni diocesane e religiose. I Seminari, ad es., gli istituti per la formazione dei diaconi, dei catechisti e degli insegnanti, sarebbero certamente più efficienti se potessero contare sull'apporto costante di persone qualificate nel campo degli studi orientali.

10. Nei Seminari e nelle Facoltà teologiche, sarebbe inoltre utile organizzare corsi di base circa le Chiese Orientali, i loro principi teologici, le loro tradizioni liturgiche e spirituali. In tutti i Seminari, secondo l'"Optatam totius", n. 16, che riserva il primo posto agli studi biblici, si dovrebbe acquisire una completa e corretta conoscenza dei Padri della Chiesa, sia Orientale sia Occidentale. La grande eredità teologica dell'Oriente deve rappresentare una parte sostanziale di tutti quei trattati che essa ha particolarmente sviluppato e approfondito, sia per arricchire il curriculum degli studi del Rito latino, sia per promuovere una più profonda conoscenza delle Chiese Orientali. La loro ricchezza teologica e spirituale si manifesta specialmente nella dottrina della Trinità, nella Cristologia, Pneumatologia e Grazia, nella dottrina circa il rapporto tra "naturale" e "soprannaturale", nella loro posizione nei confronti del "Filioque", nella natura eucaristica della Chiesa e del "Mistero" celebrato nella liturgia. Tali trattati devono essere svolti da docenti qualificati e adattati alla situazione locale. Il loro scopo è quello di preparare gli studenti al dialogo intellettuale e ad affrontare i problemi pastorali concreti che possono sorgere quando si trovano a vivere insieme comunità religiose differenti, per esempio quelli riguardanti la pastorale dei matrimoni misti e di rito diverso. Dove è possibile, questa formazione deve comprendere il contatto diretto con comunità cristiane orientali e con la loro vita liturgica. Gli studenti saranno aiutati a riconoscere e a comprendere la diversità liturgica e culturale che esiste fra le Chiese Cattoliche Orientali.

11. Nelle Facoltà di Diritto Canonico va riservato spazio sufficiente allo studio del Diritto orientale, come pure allo studio degli elementi essenziali dell'attuale Diritto ortodosso. Una conoscenza di entrambi è necessaria non solo a quelli che sono chiamati ad insegnare in questo campo, ma anche a quelli che dovranno prestare i loro servizi come consultori o officiali nelle curie diocesane, centri di orientamento pastorale, ecc.

12. Nei centri universitari cattolici si avrà cura di includere, nel curriculum generale degli studi, alcuni elementi della teologia orientale. Dove esiste un numero rilevante di Cristiani orientali tra insegnanti e studenti, si presterà particolare attenzione non solo alle loro necessità pastorali, ma si cercherà anche di garantire una loro adeguata formazione accademica secondo le proprie tradizioni religiose e culturali. Dove le circostanze lo consiglino, si possono fondare istituti o facoltà speciali per offrire agli interessati una formazione accademica specifica.

13. Bisognerà provvedere affinché, nei vari centri sopra menzionati, la biblioteca sia convenientemente fornita di libri, periodici ed altro materiale necessario per questo lavoro.

14. Nell'applicazione di questi orientamenti, la Congregazione raccomanda che, secondo le esigenze locali, venga incoraggiata la collaborazione tra autorità e studiosi della Chiesa Cattolica e di quella Ortodossa, in conformità delle prescrizioni del Direttorio Ecumenico, parte II, cap. IV.

15. Nonostante i notevoli progressi fatti finora, appare evidente che esistono ancora Cattolici latini che hanno bisogno di approfondire ulteriormente la loro conoscenza dei popoli, delle tradizioni e delle Chiese dell'Oriente. Decine di anni fa, ne erano consapevoli i sommi pontefici Benedetto XV e Pio XI, dettero inizio alla fondazione e al consolidamento del Pontificio Istituto Orientale, ed esortarono ripetutamente i Cattolici a conoscere e comprendere meglio tali questioni. La stessa sollecitudine fu ancora manifestata dai Pontefici Romani successivi ed espressa in dichiarazioni comuni, come quella di papa Paolo VI e del patriarca Ortodosso Copto, Shenouda II (1973). La Congregazione per l'Educazione Cattolica, nel proporre le presenti riflessioni e orientamenti, desidera rispondere concretamente a queste preoccupazioni più volte espresse e tuttora valide.

Eminenze, Eccellenze, Reverendi Rettori dei Seminari, Reverendi Presidi e Decani delle facoltà ecclesiastiche, vogliamo sperare che i brevi orientamenti sopra indicati abbiano la dovuta accoglienza presso i docenti e gli studenti, perché si possano ottenere i frutti auspicati. Augurando sulle Loro Persone l'abbondanza delle divine benedizioni, ci professiamo devotissimi

WILLIAM Card. W. BAUM
Prefetto

ANTONIO M. JAVIERRE ORTAS
Arciv. tit. di Meta
Segretario