LA CHIESA, MADRE E MAESTRA:
UNA REALTÀ ORGANIZZATA IN LENTA, MA COSTANTE CRESCITA
Le principali dinamiche numeriche
riguardanti il periodo 2000-2006
Aggiornamenti 2008
1. Le profonde mutazioni strutturali che hanno interessato la Chiesa Cattolica nell'ultimo trentennio e che hanno riguardato l'attività pastorale, le vocazioni, la diffusione territoriale del cattolicesimo, sembrano essersi consolidate negli ultimi anni. Con la presente relazione si vuole fornire un'analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nel periodo 2000-2006, con particolare riferimento alla distribuzione geografica dei fedeli cattolici nel mondo, all'evoluzione dell'offerta di servizi pastorali e alla concentrazione delle diverse categorie di operatori pastorali sul territorio. Lo studio, condotto su scala continentale, non mancherà di evidenziare eventuali dinamiche a livello dei singoli paesi, qualora risultino particolarmente significative.
2. Nel corso degli ultimi sette anni (tavola 1), la presenza dei fedeli battezzati nel mondo rimane stabile attorno al 17,3%, quale risultato dell'espansione del numero dei cattolici (8,24%) a ritmi sostanzialmente assimilabili a quelli della popolazione mondiale nello stesso periodo (8,19%). Nel 2006, si contano poco più 1.131 milioni di cattolici, a fronte dei 1.045 milioni circa nel 2000. Il contributo delle varie aree geografiche al dato complessivo appare, tuttavia, assai diversificato.
L'Europa, pur ospitando quasi il 25% della comunità cattolica mondiale, si conferma l'area meno dinamica in assoluto, con una crescita del numero di fedeli inferiore all'1%. Questo, d'altra parte, a fronte di una stagnazione ancora più pronunciata della dinamica demografica, si traduce in un lieve miglioramento della presenza sul territorio che supera nel 2006 il 40%. In Italia, Malta, Polonia e Spagna, l'incidenza dei fedeli battezzati supera il 90% della popolazione residente. Crescono meno della popolazione i fedeli battezzati in America ed Oceania (8,4% e 7,6%, rispettivamente), mentre il contrario si verifica nel continente asiatico. In termine di peso dei fedeli sul totale della popolazione, il continente asiatico si mantiene pressoché stabile nel 2006, con tendenza ad un graduale consolidamento, rispetto al dato del 2000. Nel continente africano, con una dinamica evolutiva due volte quella dei paesi asiatici (e pari a quasi il 22%) e superiore a quella demografica, il numero dei battezzati passa da poco più di 130 milioni nel 2000 agli oltre 158,3 milioni nel 2006. Al di là delle diverse dinamiche demografiche, pertanto, risulta evidente conferma dell'accresciuto peso del continente africano (i cui fedeli salgono dal 12,4% al 14,0% di quelli mondiali) e del continuo calo, invece, di quello europeo, per il quale la percentuale sul totale mondiale è scesa dal 26,8% del 2000 al 24,97% del 2006. In Africa, in particolare, la Repubblica Democratica del Congo si conferma al primo posto per numero di fedeli battezzati con oltre 32 milioni, seguito dalla Nigeria con oltre 20 milioni, ma anche Uganda, Tanzania, Kenya registrano cifre di tutto rispetto.
Si consolida la posizione dell'America quale continente a cui ormai appartiene quasi la metà dei fedeli nel mondo. Di questi, quasi il 60% risiede nell'America del sud, il 30% nel solo Brasile, che si conferma il paese con la più elevata consistenza di fedeli battezzati al mondo. Se rapportiamo il numero dei cattolici al numero degli abitanti, Argentina, Ecuador, Paraguay, emergono con un incidenza dei battezzati pari ad oltre il 90% della popolazione residente.
Moderatamente crescente appare, infine, l'incidenza nel mondo cattolico del continente asiatico che, con un peso di oltre il 60% della popolazione mondiale, si mantiene attorno al 10% circa per tutto il periodo. Stabile rimane l'incidenza dei battezzati su 100 abitanti in Oceania, anche se su valori assoluti nettamente inferiori.
3. All'evoluzione della presenza di cattolici nel mondo, ha fatto riscontro un adeguamento delle strutture territoriali della Chiesa necessarie all'effettiva fruizione dell'offerta di servizi pastorali. Il numero di circoscrizioni ecclesiastiche, che è passato complessivamente da 2.992 a 3.069 nel 2006, ha registrato la crescita più consistente proprio nelle aree geografiche che hanno manifestato maggiore dinamicità della domanda. Le circoscrizioni ecclesiastiche sono aumentate del 4,86% in Asia e del 3,84% in Africa, a fronte di una sostanziale inerzia in Europa. Crescono ad un tasso moderato, attorno al 2-2,5%, le aree rimanenti.
Un'indicazione più chiara, d'altra parte, dell'adeguatezza o meno dell'offerta alla domanda di servizi pastorali, si ottiene rapportando il numero dei fedeli a quello delle circoscrizioni al 2006. Squilibri assai significativi emergono tra le varie aree. L'America si conferma il continente con il quoziente più elevato, con 528 mila fedeli che fanno capo alla medesima circoscrizione ecclesiastica. Seguono l'Europa, con un presidio ecclesiale ogni 381 mila fedeli, l'Africa con 308 mila e l'Asia, dove ciascuna circoscrizione raccoglie oltre 177 mila fedeli. L'Oceania, infine, con la più scarsa densità demografica sul territorio, vanta un presidio ecclesiale ogni 112 mila fedeli.
L'andamento dei centri pastorali mostra, negli anni, una dinamica relativamente più spiccata. In termini aggregati, il numero dei centri pastorali è aumentato, dal 2000 al 2006, di oltre 20 mila unità, passando da circa 409 mila ad oltre 428 mila, con un ritmo di crescita di quasi il 5%. Il dato globale, tuttavia, sintetizza andamenti divergenti tra le varie aree continentali: la consistenza dei centri pastorali diminuisce in Europa ed in Oceania (rispettivamente del 2 e quasi del 5%) ed aumenta nelle rimanenti estensioni geografiche. Differenze emergono anche nel ritmo di espansione: moderato in Africa (+3,20%), sostanzialmente in linea con la crescita media globale in America (+4,79%), assai sostenuto in Asia (+28,49%), dove i centri pastorali rappresentano, nel 2006, oltre il 15% del totale mondiale.
A fronte dell'espansione del numero dei cattolici nel mondo superiore a quella dei presidi pastorali nello stesso lasso di tempo, il rapporto tra la popolazione cattolica ed il numero dei centri pastorali, è stata moderatamente crescente: se nel 2000 circa 2.500 fedeli si raccoglievano attorno al medesimo centro pastorale, nel 2006, il quoziente superava le 2.600 unità. Il dato aggregato, in questo caso, rispecchia l'andamento registrato a livello dei vari continenti, con l'eccezione dell'Asia dove il bacino d'utenza di ciascun centro pastorale sembra assottigliarsi nel tempo, con un miglioramento, dunque, delle condizioni di accesso ai servizi pastorali. La situazione territoriale che presenta il maggiore squilibrio è quella del continente americano, dove al 2006 oltre 4.300 fedeli usufruivano del medesimo centro pastorale. Bolivia, Colombia e Venezuela, in particolare, presentano un'incidenza di cattolici per centro pastorale pari a circa il doppio della media continentale.
4. Guardiamo ora al dettaglio dei vari comparti degli operatori pastorali, analizzando gli andamenti temporali e territoriali, nell'ordine, di vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose professe.
Il numero dei vescovi nel mondo è passato, dal 2000 al 2006, da 4.541 a 4.898, con un aumento del 7,86% (Tav. 2).. Il continente più dinamico risulta quello asiatico (+14,83%), seguito da America (+9,09%), mentre al di sotto della media complessiva Africa e Oceania (attorno al 6%) ed infine Europa (4,41%). Il peso delle varie aree è rimasto pressoché invariato nel tempo, con America ed Europa che, da sole, continuano ad aggirarsi attorno al 70 per cento del totale.
Per avere una prima stima , oltre che della distribuzione territoriale dei vescovi nel mondo, anche delle dimensioni del "carico di lavoro" medio di ciascun vescovo nelle varie aree geografiche, procediamo a rapportare il numero dei sacerdoti al numero dei vescovi. Come si evince dalla tavola che segue, da un rapporto di quasi 90 sacerdoti ogni vescovo si scende verso un quoziente di 83 a uno, con un apprezzabile alleggerimento, nel tempo, degli oneri pastorali loro attribuiti ed una più equa suddivisione degli impegni tra le varie categorie di operatori pastorali
NUMERO SACERDOTI/NUMERO VESCOVI | ||
C O N T I N E N T E | 2000 | 2006 |
AFRICA | 45,2 | 52,5 |
AMERICA | 71,2 | 65,5 |
ASIA | 69,5 | 71,2 |
EUROPA | 139,4 | 125,8 |
OCEANIA | 40,9 | 37,0 |
MONDO | 89,2 | 83,1 |
5. La popolazione sacerdotale, sia diocesana che religiosa, rimane sul trend di crescita moderata inaugurato nel 2000, dopo oltre un ventennio di performance piuttosto deludente. La consistenza dei sacerdoti, infatti, aumenta nel corso degli ultimi sette anni (+0,51% a livello mondiale), passando dal numero di 405.178 nel 2000 a 407.262 nel 2006. Il dato aggregato, tuttavia, risulta assai poco significativo, alla luce delle evidenti disparità regionali, innanzitutto di segno (Tav.3). . Se Africa e Asia mostrano una dinamica assai sostenuta (rispettivamente, +23,24% e +17,71%) e l'America si mantiene pressoché stazionaria, Europa ed Oceania registrano, invece, nello stesso periodo, tassi di crescita negativi, del 5,75 e del 4,37%.
Guardando, poi, alla distinzione tra diocesani e religiosi, appare chiaro l'evolversi divergente delle due categorie di operatori sacerdotali. A fronte dei primi che, nel complesso, registrano un aumento del 2%, passando così da 265.781 nel 2000 a 271.091 nel 2006, i secondi sembrano irrimediabilmente in flessione (-2,31%), attestandosi a poco più di 136 mila nel 2006. I religiosi, inoltre, oltre a risultare, in linea con il dato aggregato, in declino in Europa ed Oceania, mostrano un significativo ripiegamento anche nel continente americano, dove contano poco più di 42 mila unità nel 2006 da oltre 45 mila nel 2000.
In termini di quota percentuale, i sacerdoti risultano chiaramente in flessione solo in Europa: se nel 2000, essi rappresentavano oltre il 51% del totale mondiale, scendono, al 2006, di oltre 3 punti percentuali. A fronte, d'altra parte, di un chiaro ripiegamento nell'Europa occidentale, si registra una spiccata dinamica in alcuni paesi dell'Europa orientale. Italia, Francia e Spagna, anche se in netta flessione, rappresentano ancora al 2006 quasi il 50% del totale dei sacerdoti europei. Recuperano, invece, posizioni Asia e Africa che, insieme, rappresentano, nel 2006, quasi il 21 per cento del totale (dal 17,5 di sette anni prima). In Africa, in particolare, il peso relativo dei diocesani vede quattro paesi - Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Tanzania e Uganda, raccogliere quasi il 50% del totale. Al primo posto quanto a numero di religiosi, la Repubblica Democratica del Congo che raccoglie al 2006 più del 16% di tutti i sacerdoti africani. America ed Oceania tendono a conservare la propria quota sostanzialmente costante nel tempo, anche se molto diversa in termini dimensionali: la prima si mantiene attorno al 30%, mentre la seconda continua a rappresentare poco più dell'1%.
Prendendo in esame il rapporto tra il numero dei fedeli cattolici presenti nelle varie aree continentali e quelli dei sacerdoti emerge l'evidenza di un crescente squilibrio tra la domanda e l'offerta di servizi pastorali. Se nel 2000 a ciascun sacerdote si attribuivano 2.579 fedeli, questi ultimi diventano quasi 2.800 nel 2006. Il fenomeno è evidente in America, soprattutto nell'America del centro-sud. Paesi quali Guatemala, Honduras, Aruba, con oltre 10mila fedeli per sacerdote (a Cuba il rapporto è quasi il doppio) mostrano una totale inadeguatezza delle strutture alla domanda di servizi pastorali. Ma la presenza sacerdotale peggiora anche in Europa, pur vantando, quest'ultima, il rapporto più vantaggioso in termini assoluti. Particolarmente critica, tra gli altri, appare la situazione in alcuni paesi di nuova accessione all'Unione Europea, nelle ex-repubbliche sovietiche e nella ex-Yugoslavia, dove l'indice dei fedeli battezzati per sacerdote supera il doppio della media continentale. Tra questi, si segnalano Georgia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, ma anche Albania, Andorra, Armenia. Migliora invece il quoziente fedeli per sacerdote in Africa (da 4.786 a 4.729) ed in Asia (da 2.463 a 2.310), ma rimane ancora del tutto inadeguato, soprattutto nel primo caso.
6. La popolazione dei diaconi permanenti, sia diocesani sia religiosi, continua a mostrare una significativa dinamica evolutiva (Tav. 4). Ancora limitati in termini assoluti, aumentano, al 2006, di oltre il 24%, rispetto al dato di sette anni prima, passando da 27.824 a 34.520. La consistenza dei diaconi migliora in tutte le aree a ritmi assai elevati. In Oceania, dove i diaconi non raggiungono ancora l'1% del totale, essi aumentano di quasi il 50%, attestandosi a 264 unità nel 2006. Ma essi aumentano anche in aree dove la loro presenza è quantitativamente più rilevante. In America ed in Europa, dove al 2006 risiede circa il 98% della popolazione complessiva, i diaconi sono aumentati, nell'intervallo di tempo analizzato, rispettivamente del 21,9 e 29,08%. In America, in particolare, essi risultano concentrati soprattutto nell'America del Nord. L'effettiva capacità dei diaconi permanenti di coadiuvare i sacerdoti nell'espletamento dell'opera pastorale sul territorio, rimane, tuttavia, ancora contenuta. Nel mondo, la distribuzione dei diaconi ogni cento sacerdoti residenti, infatti, è appena pari a 8,476 nel 2006 e va da un minimo di appena 0,279 in Asia ad un massimo di 18,46 in America. In Europa ed Oceania il quoziente è attorno a 5,6-5,7, mentre in Africa 1,1 diaconi permanenti prestano servizio a fianco dei sacerdoti. Le dimensioni del fenomeno, pertanto, risultano ancora del tutto inadeguate perché l'opera di tale categoria di operatori pastorali possa incidere in maniera significativa sull'equilibrio tra la domanda e l'offerta di servizi ai fedeli cattolici residenti sul territorio. In termini evolutivi, tuttavia, si noti che essi tendono a manifestare una maggiore presenza sul territorio proprio laddove il rapporto fedeli battezzati per sacerdote risulta più carente. Emergono, pertanto, fenomeni di redistribuzione delle risorse in corso nella Chiesa Cattolica, a garanzia del ricambio nell'offerta di servizi pastorali.
7. Il trend di contrazione che ha investito da qualche anno la categoria dei religiosi professi sembrerebbe aver trovato, nel 2006, una battuta di arresto. Nel mondo, essi contavano 55.057 unità nel 2000 e raggiungono il numero di 55.107 nel 2006 (Tav. 5). In netto calo in Europa (-12,01%) e in Oceania (-16,83%), sono stazionari in America, i religiosi professi aumentano in Asia (+30,63%), dove accrescono la propria quota sul totale mondiale, e in Africa (+8,13%). In Asia, tassi di crescita superiori alla media dell'area si registrano a Singapore, Vietnam, India, mentre in Africa Camerun, Chad e Costa d'Avorio vantano un ritmo di espansione superiore al 50%. Nel 2006, infatti, il peso dei religiosi non sacerdoti in questi due continenti arriva a superare la percentuale presente in America. L'Europa continua a mantenere la quota relativa più elevata (34,63%), ma in netta diminuzione. Si segnala, in controtendenza rispetto alla media del continente, la buona performance di Ucraina, Romania ed Ungheria, ma anche Austria nell'Europa occidentale.
8. Anche la popolazione delle religiose professe sta attraversando una profonda trasformazione. Le religiose professe, numericamente pari a quasi due volte i sacerdoti e circa 14 volte i religiosi professi, sono attualmente in diminuzione. A livello globale, esse passano da oltre 800 mila unità, nel 2000 a circa 750 mila sette anni dopo (Tav. 6). Quanto alla loro distribuzione geografica, il 42% circa risiede in Europa (oltre il 60% tra Francia, Italia e Spagna), seguito dall'America con il 28,03% (omogeneamente distribuite nei due emisferi) e dall'Asia con poco più del 20%. In termini evolutivi, le religiose professe sono andate aumentando nei continenti più dinamici - Africa (+15,45%) ed Asia (+12,78), a fronte di una contrazione nelle rimanenti aree. Di conseguenza, se nel 2000 le religiose professe residenti in Europa e America ammontavano a quasi i tre quarti del totale mondiale, incidono per poco meno del 70% nel 2006.
9. Al fine di valutare le potenzialità di rinnovo dell'attività pastorale approssimiamo la consistenza dei candidati al sacerdozio, quale indicatore di vocazione sacerdotale, con gli studenti di filosofia e di teologia presenti nei seminari diocesani e in quelli religiosi (Tav. 7). Ebbene, a livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 110.583 unità nel 2000 a oltre 115mila nel 2006, con un incremento del 4,43%. L'evoluzione è stata molto differente nei vari continenti. Mentre, infatti, Africa e Asia hanno mostrato dinamiche evolutive estremamente vivaci, l'Europa registra una contrazione del 16% circa nello stesso periodo. Tra gli altri, le vocazioni risultano in forte diminuzione in Belgio, Spagna, ma anche in Europa orientale, dove Ungheria, Lituania, Romania e Slovacchia registrano decrementi dell'ordine del 40% circa. Di conseguenza, si osserva un ridimensionamento del ruolo del continente europeo alla crescita potenziale del rinnovo delle compagini sacerdotali, con una quota che passa dal 24% a meno del 20%, a fronte di un'espansione di quello di Africa ed Asia. In Africa, circa il 24% del totale dei candidati al sacerdozio risiede nella sola Nigeria ed è in forte espansione, mentre il complesso di India e Filippine rappresenta quasi il 70% del totale delle future leve asiatiche. L'America mantiene una quota attorno al 32%, mentre l'Oceania rappresenta appena lo 0,8% del totale, ma in aumento.
Nel 2006, ogni milione di cattolici nel mondo poteva contare su circa 102 candidati al sacerdozio: il rapporto diveniva 1 a 259 in Asia, 1 a 152 in Africa e 1 a 110 in Oceania, al di sotto della media mondiale i rimanenti. In America, dove complessivamente il rapporto tra cattolici e potenziali sacerdoti scende nel 2006 a meno di 1 a 66, paesi quali Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Venezuela e soprattutto Uruguay, mostrano un'incidenza persino al disotto della media continentale. Nel vecchio continente, le performance più deludenti si registrano in Europa occidentale, dove, con l'eccezione dell'Italia e di pochi altri paesi la cui modesta incidenza di cattolici rende il dato, tuttavia, statisticamente poco significativo (Finlandia con un rapporto di 1 a 1480, Islanda 1 a 410, Danimarca 1 a 547), la quasi totalità dei rimanenti presenta valori di gran lunga al di sotto della media continentale. Si conferma, pertanto, anche in prospettiva la dicotomia tra le due Europe.
Anche in rapporto al numero dei sacerdoti, infine, le vocazioni risultano in crescita. Se il numero dei candidati nel mondo era infatti pari a poco più di 27 per 100 sacerdoti nel 2000, esso supera le 28 unità ogni 100 sacerdoti nel 2006. Tale indicatore, chiaramente interpretabile come una misura media del tasso di rinnovo della compagine sacerdotale, risulta estremamente diversificato per aree. Confrontando, infatti, i valori osservati al 2006 nei vari continenti con il valore soglia pari al 12,5% e tale da garantire il ricambio del contingente dei sacerdoti da parte dei seminaristi, si conclude che l'Europa, al momento, sia al disotto della percentuale di rimpiazzo. Al di sotto della soglia del 12,5%, in particolare, si collocano la maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale, tra cui Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, ma anche Grecia, Irlanda, Italia e Spagna.
Il continente con il quoziente più favorevole è quello africano, nel quale per 100 sacerdoti oltre 70 frequentano, nel 2006, gli istituti di filosofia e teologia. Scendendo al livello di sub-continente, al di sotto della soglia si colloca anche l'America del Nord, con rapporto seminaristi e sacerdoti pari a poco più del 10%.
In prospettiva, pertanto, si auspica un qualche processo di redistribuzione orizzontale. Con Europa e Nord-America, al di sotto della percentuale di rinnovamento, nuove risorse potrebbero affluire dai candidati al sacerdozio africani, sudamericani, asiatici.