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TRENTADUESIMA GIORNATA MONDIALE
7 Maggio 1995
"PASTORALE GIOVANILE E PASTORALE VOCAZIONALE SONO COMPLEMENTARI"
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle di tutto il mondo!
"Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38). Con queste parole del Signore mi rivolgo a tutta la Chiesa che il 7 maggio prossimo, IV domenica di Pasqua, celebrerà l'annuale Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: "Pastorale giovanile e pastorale vocazionale sono complementari". Sono trascorsi dieci anni da quando l'Organizzazione delle Nazioni Unite proclamò il 1985 "Anno Internazionale della Gioventù". In quella circostanza volli inviare una lettera ai giovani e alle giovani del mondo per fissare con loro il gioioso appuntamento annuale della Giornata Mondiale della Gioventù. A conclusione del decennio desidero ringraziare il Signore per la speranza che tale iniziativa ha seminato e fatto crescere nel cuore dei giovani e, in occasione della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, invito tutti a riflettere sullo stretto legame che salda la pastorale giovanile alla pastorale vocazionale. Richiamando in diverse occasioni la gioventù sparsa in tutto il mondo a meditare sul colloquio di Cristo con il giovane (cfr. Mc 10,17-22; Mt 19,16-22; Lc 18,18-23), ho già avuto modo di sottolineare che la giovinezza consegue la sua vera ricchezza quando è vissuta principalmente come tempo di riflessione vocazionale. La domanda del giovane: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?" svela una dimensione costitutiva della stessa giovinezza. Il giovane infatti, vuol dire: "Che cosa devo fare perché la mia vita abbia senso? Qual è il piano di Dio riguardo alla mia vita? Qual è la sua volontà?". Il dialogo che nasce dalla domanda del giovane offre a Gesù l'occasione per rivelare la speciale intensità con cui Dio ama colui o colei che si mostra capace di porsi l'interrogativo in chiave vocazionale sul proprio futuro: "Fissatolo lo amò". Chi vive seriamente l'inquietudine vocazionale trova nel cuore di Cristo un'attenzione piena di tenerezza. Poco dopo Gesù rivela anche quale sia la risposta che Dio dà a chi vive la propria giovinezza come tempo propizio di orientamento spirituale. La risposta è: "Seguimi!". E nel seguire Gesù che la giovinezza rivela tutta la ricchezza delle sue potenzialità ed acquista pienezza di significato. E nel seguire Gesù che i giovani scoprono il senso di una vita vissuta come dono di sé e sperimentano la bellezza e la verità di una crescita nell'amore. E nel seguire Gesù che essi si sentono convocati alla comunione con Lui come membra vive di uno stesso corpo, che è la Chiesa. E nel seguire Gesù che sarà possibile per loro comprendere la chiamata personale all'amore: nel matrimonio, nella vita consacrata, nel ministero ordinato, nella missione "ad gentes".
Quel dialogo dimostra però che l'attenzione e la tenerezza di Gesù possono restare senza risposta. E la tristezza è il retaggio di scelte di vita che allontanano da Lui. Quanti motivi, ancora oggi, trattengono adolescenti e giovani dal vivere la verità della loro età nell'adesione generosa a Cristo. Quanti sono ancora coloro che non sanno a chi porre quella domanda che il "giovane ricco" rivolse a Gesù! Quante giovinezze rischiano di privarsi di una autentica crescita! Eppure quante attese! Nel cuore di ogni nuova generazione resta sempre forte il desiderio di dare un senso alla propria esistenza. I giovani cercano, sul loro cammino, chi sappia parlare con loro dei problemi che li assillano e proporre soluzioni, valori, prospettive, per cui valga la pena scommettere il proprio futuro. Ciò che oggi si richiede è una Chiesa che sappia rispondere alle attese dei giovani. Gesù desidera mettersi in dialogo con loro e proporre, attraverso il suo corpo che è la Chiesa, la prospettiva di una scelta che impegna la loro vita. Come Gesù con i discepoli di Emmaus, così la Chiesa deve farsi oggi compagna di viaggio dei giovani, spesso segnati da perplessità, resistenze e contraddizioni, per annunciare loro la "notizia" sempre strabiliante del Cristo risorto. Ecco ciò di cui c'è bisogno: una Chiesa per i giovani, che sappia parlare al loro cuore e riscaldarlo, consolarlo, entusiasmarlo con la gioia del Vangelo e la forza dell'Eucarestia; una Chiesa che sappia accogliere e farsi invito per chi cerca uno scopo che impegni tutta l'esistenza; una Chiesa che non tema di chiedere molto, dopo aver molto dato; che non abbia paura di chiedere ai giovani la fatica di una nobile ed autentica avventura, qual è quella della sequela evangelica.
Questo impegno della Chiesa per i giovani, con le dovute attenzioni di ordine pedagogico e metodologico, non può prescindere in alcun modo dal considerare come dovere primario la proposta e l'accompagnamento delle varie vocazioni. Né può prescindere da un'attenzione costante e specifica per le vocazioni al ministero ordinato e alla vita di speciale consacrazione, bisognose per loro natura di una cura particolare. Un progetto di pastorale giovanile non può non proporsi come obiettivo ultimo la maturazione ad un dialogo personale, profondo, decisivo del giovane o della giovane con il Signore. La dimensione vocazionale, pertanto, è parte integrante della pastorale giovanile, al punto che possiamo sinteticamente affermare: la pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale; e la pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale. Con l'adolescenza si manifesta, infatti, una naturale predisposizione alla scoperta del nuovo, del vero, del bello e del buono; è in questa età che si compiono le prime esperienze che segneranno le tappe della crescita verso l'interiorizzazione della fede. La comunità cristiana ha molto da dire e da dare ai ragazzi che vivono questa novità, perché proprio il vangelo della vocazione può dare una risposta alle domande, alle attese, alle inquietudini adolescenziali e giovanili. La comunità cristiana è custode e messaggera di questa risposta, perché è inviata dal suo Signore a svelare all'adolescente e al giovane il senso ultimo dell'esistenza, orientandolo così verso la scoperta della propria vocazione nel vissuto quotidiano. Ogni vita, infatti, si manifesta come vocazione da conoscere e da seguire perché un'esistenza senza vocazione non potrà mai essere autentica. La comunità cristiana è chiamata a rendere possibile l'incontro del giovane con Gesù, facendosi mediatrice della chiamata ed educatrice della risposta che Egli attende. Essa ha la missione di far scoprire ai giovani la loro personale chiamata ad essere Chiesa e a fare Chiesa. La comunità cristiana si pone, pertanto, come il contesto naturale in cui i giovani possono completare il loro iter educativo, scoprendo la ricchezza più grande della loro singolare età e corrispondendo a quella vocazione che il Dio della vita ha previsto per ciascuno fin dalla creazione del mondo.
I percorsi di pastorale giovanile, pensati e realizzati nelle Chiese particolari, nelle Comunità parrocchiali, nelle aggregazioni ecclesiali, negli Istituti di vita consacrata non possono prescindere da questo obiettivo e da questi contenuti. E compito degli educatori, nell'adempimento dei rispettivi ruoli, accompagnare la maturazione delle diverse vocazioni, avendo particolare riguardo per quelle al sacerdozio e alla vita consacrata. Anche se la loro azione non produce direttamente la risposta, può però facilitarla, talora persino renderla possibile. Il frutto è sempre una realtà nuova, originale, fondamentalmente gratuita: un frutto esposto, nel suo concretizzarsi, a tutte le incertezze di ogni coltivazione. A questo riguardo, occorre allontanare la tentazione di una frettolosa impazienza e di un'ansiosa preoccupazione circa la sorte e i ritmi di crescita del seme. L'educatore è chiamato di volta in volta ad essere solerte nel seminare abbondantemente e saggiamente e poi nel compiere il proprio dovere senza forzare i ritmi dello sviluppo. La sua aspirazione più grande sarà quella di creare itinerari educativi capaci di far scoprire al giovane il cuore di Dio così che adempiendone la volontà possa giungere ad intravedere l'immensa gioia del dono che è la vita e della vita che si fa dono. Sostenuto dalla certezza che il Padre celeste continua a chiamare tanti giovani, affinché seguano più da vicino le orme di Cristo suo Figlio nel sacro ministero, nella professione dei consigli evangelici, nella vita missionaria, affido a tutti i responsabili e agli operatori della pastorale giovanile e di quella vocazionale il compito affascinante e insieme esigente dell'animazione vocazionale. E necessario fare in modo che "si diffonda e si radichi la convinzione che tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura delle vocazioni" (Pastores dabo vobis, n. 41).
Sono certo che in questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sarà dato il primo posto alla preghiera. Tutta la Chiesa preghi con fiduciosa speranza, consapevole che le vocazioni sono un dono da impetrare con l'orazione e da meritare con la santità della vita. A Maria, che nella sua giovinezza ha vissuto la straordinaria chiamata ad essere tutta di Dio e tutta dell'uomo nel mirabile mistero dell'incarnazione del Verbo Divino, affido tutti i giovani del mondo e tutti coloro che, in cammino con essi, si fanno loro guida sulla via che conduce alla perfezione. La"Redemptoris Mater" interceda perché nella Chiesa la vita generi nuova vita e tutti i membri del corpo di Cristo sappiano rivelare al mondo che non c'è vera umanità, se non ci si impegna a vivere come Dio vuole.
PREGHIAMO :
O Vergine di Nazareth, il "sì" pronunciato nella giovinezza ha segnato la tua esistenza ed è divenuto grande come la tua stessa vita.
O Madre di Gesù, nel tuo "sì" libero e gioioso e nella tua fede operosa tante generazioni e tanti educatori hanno trovato ispirazione e forza nell'accogliere la Parola di Dio e nel compiere la sua volontà.
O Maestra di vita, insegna ai giovani a pronunciare il "sì"
che dà significato all'esistenza e fa scoprire il "nome" nascosto da Dio nel cuore di ogni persona.
O Regina degli Apostoli, donaci educatori sapienti, che sappiano amare i giovani e farli crescere, guidandoli all'incontro con la Verità che rende liberi e felici. Amen!
Con questi voti imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, Venerati Fratelli dell'Episcopato, ai Sacerdoti, ai Diaconi, ai Religiosi, alle Religiose e a tutti i fedeli laici, in particolare ai giovani e alle giovani che con cuore docile si pongono in ascolto della voce di Dio pronti ad accoglierla con adesione generosa e fedele.
Dal Vaticano, 18 ottobre 1994, diciassettesimo di Pontificato.
Joannes Paulus PP. II