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2013Marzo 2013

Sul tema della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2013

Solo la speranza può aprire vie nuove ai desideri del cuore

Tra le liriche del poeta francese Peguy ce n'è una che immagina la Fede, la Speranza, la Carità, come tre ragazzine che corrono tenendosi per mano, ma la più agile, quella che trascina nella corsa le altre, è la speranza. In un mondo attraversato da aspettative di ogni genere, in cui il pessimismo e l’incertezza la fanno da padrone, è il caso di ricordarsi di questa virtù, che  fa parte della dote di ciascuno. “La speranza è la prima a nascere e l’ultima a morire” dice la sapienza popolare. Indirizzare la vita secondo i propri desideri, guardare lontano, non arrendersi di fronte ad un presente difficile e oscuro, è il sogno di tutti, anche dei delusi. Lo scrittore colombiano Nicolás Gómez Dávila, uno dei massimi critici della modernità, diceva che “L’uomo più disperato è  colui che meglio nasconde la sua speranza”.
Ma di che speranza si tratta? Uno dei più lucidi insegnamenti lasciatici da  Benedetto XVI si trova nell’enciclica “Spe salvi”:“La vera grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio”. La risposta è radicata nella Bibbia, dove l’idea di speranza s’incarna nella vita di uomini e di donne che guardano al futuro con cuore fiducioso, ma dove anche   frequenti sono i riferimenti a persone che ripongono la loro speranza in cose illusorie e fallaci: i beni terreni, la solidità delle mura della città, l’eccessiva stima di sé, l’appoggio dei potenti, l’illusione degli idoli. Appare evidente che la speranza, pur facendo parte del corredo di tutti, non in tutti si manifesta come visione positiva della vita.
Ad imprimere alla speranza una pericolosa spirale verso il basso oggi contribuiscono non poche correnti di pensiero e pedagogie liberatorie. Il monito di San Pietro ai cristiani ad essere “pronti a rendere ragione della speranza” presuppone una conoscenza di se stessi e della realtà circostante; sarebbe altrimenti impossibile gestire la speranza ai fini di una crescita autentica della persona. Maestri dell’educazione come don Milani, Martin Luther King, Viktor Frankl, Carlo Gustavo Jung, indicano le condizioni per diventare uomini di speranza: l’autostima fondata su un ideale positivo, la vita concepita come risposta ad una “chiamata”, lo stile di vita basato sull’onestà e sulla solidarietà, l’accettazione del sacrificio.
In questa direzione si muove anche il pensiero dell’arcivescovo di Manila, cardinale Tagle, contenuto nel libro “Gente di Pasqua” di prossima pubblicazione da parte dell’Emi. Per il prelato filippino la profezia della speranza consiste nel “dire Dio con tutte le gioie, i dolori e i rischi che comporta”. Tra la speranza che ha origine nel cuore dell’uomo e la speranza che trova il suo principio  in Dio c’è dunque una chiara correlazione. “Cristo intercede per noi altrimenti dispererei” scrive Sant’Agostino nelle Confessioni, aggiungendo: “Sono molto pesanti le debolezze, ma più abbondante Signore la tua medicina”. Accompagnata dalla fede, la speranza anche se non cambia i connotati delle esperienze umane, consente di scoprire un valore dentro ogni esperienza, comprese quelle che sembrerebbero fallimentari. “Dio scrive diritto su righe storte” direbbe Chesterton! Pure Giorgio La Pira, come tutti i sognatori, conobbe l’amarezza del desiderio infranto. Durante la guerra  nel Vietnam andò da Ho Chi Minh per mettere fine alle ostilità con gli americani. Riuscì ad ottenere la possibilità di un incontro tra le due parti, ma poi le cose andarono diversamente. Non per questo desistette dai suoi progetti di pace.
La capacità che la speranza ha di aprire  vie nuove e impensabili ai desideri del cuore viene oggi percepita anche dal mondo laico ed artistico, dal cinema particolarmente. Bernardo Bertolucci, nell’ultimo suo lavoro, Io e te, abbandonati i grandi set ideologici e storici e ritornato all’intimismo, coglie un raggio di speranza nella vicenda di due fratellastri, lui introverso, lei vittima della droga. Sensibilità, educazione, esperienze si scontrano, ma alla fine i due scoprano la bellezza dell’amore fraterno. In “The Impossible”, il film di Juan Antonio Bayona, la speranza si trasforma in energia. Il regista spagnolo racconta la storia di una famiglia sopravvissuta al terribile tsunami che si abbatté sulla Thailandia nel dicembre 2004. Una famiglia divisa dalla tragedia trova la forza di combattere e di sopravvivere grazie alla ferma volontà di ripartire.

(Vito Magno su www.avvenire.it)