Immagine1Luglio 2012

La testimonianza di una consacrata che insieme all’USMI combatte per dare dignità alle donne

Spezzare le catene

 

 

Donna. Suora. Missionaria della Consolata. Appassionata combattente contro la tratta di esseri umani e la prostituzione. Che dire di più? Ah sì :protagonista di un pacato ma sferzante intervento alla manifestazione del febbraio 2011 a Piazza del Popolo, “Se non ora quando?”, che ha infiammato la piazza, fatto notizia su tutti i giornali e dato speranza di una nuova, ferma e vigorosa riaffermazione del punto di vista “di parte” della Chiesa Cattolica.

Dalla parte degli ultimi
Nasce a Bubbiano nel ’39 e passa 24 anni in Kenya in missione. Disorientata dalla richiesta di tornare in Italia per lavorare nella Caritas di Torino con le donne immigrate, si lascia colpire e afferrare da una nuova “chiamata” che le giunge sotto forma di una ragazza africana che le chiede disperatamente aiuto. Una ragazza che faceva parte di quella moltitudine di ultimi della terra, invisibili perché irregolari, sfruttati perché in cerca di un futuro migliore – e se questo lo cerchi da povero sei molto più esposto a soprusi e violenze – che se si chiamano Maria, se sono donne, finiscono quasi sempre sulle strade a vendersi per soddisfare le miserie di chi le cerca.

Ridare dignità alle donne
Suor Eugenia capisce che questo incontro può diventare il cammino su cui trovare la nuova forma di ”missione” che così faticosamente ha abbandonato: spendersi tra le donne immigrate anche se in una terra diversa da quella tradizionalmente chiamata di missione. Così viene a contatto con la prostituzione, col “mondo della notte e della strada” e da allora – parliamo del 1993 – “continua a lottare con e per le donne trafficate per spezzare ad uno a uno gli anelli della catena di questa schiavitù, per ridare a queste donne una vita degna di essere vissuta”.
Non a caso il sottotitolo del libro è “La battaglia per la dignità delle donne”. Leggendolo ci si addentra in una lunga serie di testimonianze, di incontri, di racconti di vita che Suor Eugenia, con Anna Pozzi giornalista e scrittrice anche lei da anni impegnata nel traffico di esseri umani e nello sfruttamento sessuale, riporta con empatia e com-passione, ma anche con speranza e fiducia, mai vinte, che si possa uscire dal vortice e dal tunnel della sofferenza, che da sfruttate si possa diventare simbolo e testimonianza del riscatto. In questa sua battaglia di liberazione non lascia da parte nemmeno chi questa situazione la sostiene: i clienti. “Gli uomini sono un anello fondamentale nella catena della prostituzione forzata e richiedono la medesima attenzione che viene data alle vittime.….hanno bisogno di comprensione, liberazione e formazione. Hanno bisogno di riscoprire valori umani perduti come l’autocontrollo e il rispetto di se stessi e degli altri”.

Maschio e femmina li creò
Proprio sulle Sacre Scritture suor Eugenia fonda la pari dignità dell’uomo e della donna. “L’espressione Maschio e femmina li creò sottolinea la differenziazione tra i due sessi. Tuttavia diversità non significa superiorità”. Gesù numerose volte nel Vangelo, nonostante la cultura maschilista dei suoi tempi, sottolinea la stima e il rispetto che nutriva verso le donne e che nemmeno gli evangelisti riescono a offuscare.
Ancora oggi molte situazioni di donne immigrate rievocano il passo di Giovanni nel quale Gesù incontra l’adultera che viene condannata – lei sola: ma l’uomo dov’era, si chiede sr. Eugenia – da Scribi e Farisei, difensori della Legge, che però di fronte allo spiazzamento della domanda di Gesù “Chi tra voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei” si dileguano. Le donne immigrate di oggi, sfruttate da protettori e clienti, vengono accusate, giudicate e condannate come uniche colpevoli e peccatrici. suor Eugenia non ci sta. Con la coscienza che siamo uomini e donne creati per vivere in relazione, che sia una relazione d’amore però e non di sfruttamento e di violenza, sottolinea l’importanza dell’educazione e della formazione e la necessità che l’amore e l’educazione sessuale siano una priorità educativa per famiglie, scuole e parrocchie. Esorta tutti coloro che sono chiamati a svolgere questi compiti a infondere nei giovani “...la capacità di rispettare la propria sessualità, di distinguere e controllare i propri sentimenti ed emozioni, di saper discernere ciò che è bene da ciò che è male. Ciò che costruisce da ciò che distrugge”.

(Monica Cantiani, su Testimoni 12 del 2012)