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toniolo3Maggio 2012

Giuseppe Toniolo, grande apostolo della "Rerum novarum"

"Voglio farmi santo!"

Uomo di studio, docente ed educatore, economista e sociologo, fu una figura significativa del pontificato di Leone XIII, proteso a reinserire la Chiesa nella società e nella cultura del tempo.Il suo proposito: “Voglio farmi santo”
La beatificazione di Giuseppe Toniolo, (Treviso 1845 – Pisa 1918) annunciata da Benedetto XVI il 14 gennaio scorso ha avuto luogo il 29 aprile a Roma nella Chiesa di S. Paolo fuori le mura. Già il 14 giugno 1971 Paolo VI aveva chiuso l’esame della sua vita col decreto di eroicità delle virtù, dichiarandolo venerabile.
Numerose le iniziative legate al nome di Toniolo: dall’Unione cattolica per gli studi sociali (1889), alla Rivista internazionale di scienze sociali (1893), alla Società cattolica italiana per gli studi scientifici (1889).Toniolo fu nel 1907 il grande artefice e promotore della Prima Settimana sociale dei cattolici italiani.
Si adoperò per costituire un movimento cattolico disposto al dialogo, tale da farlo uscire dall’isolamento e da collocarlo in una posizione utile alla società e al Paese. La sua figura rimane, perciò, significativa della stagione culturale caratterizzata dal pontificato di Leone XIII, proteso a reinserire la Chiesa nella società e nella cultura del tempo. Molto stimato da Leone XIII, Toniolo diventò apostolo della Rerum novarum, leader dei cattolici italiani del suo tempo. Una pagina interessante sull’attualità di Toniolo riguarda la sua concezione politica in relazione al tema dell’unità dei cattolici: egli percepiva l’importanza di individuare un punto di incontro e di sintesi per contribuire a ridare voce e ruolo a un cattolicesimo sociale, in un momento di disorientamento ma anche ricco di potenzialità. Da cattolico militante ed esponente originale e attivo dell’Azione cattolica, richiamò più volte la necessità di un risveglio del cattolicesimo sociale: parlò esplicitamente di un “ridestamento” dei cattolici, vivendo in pienezza una fede incarnata e la laicità cristiana, offrendo, attraverso lo studio, la lettura culturale delle situazioni e un generoso impegno nella politica, a servizio del Paese.

Famiglia e studio
Giuseppe Toniolo nacque a Treviso il 7 marzo 1845. Il padre Antonio, nativo di Schio (Vicenza), era ingegnere e funzionario del Genio civile. La madre, Isabella Alessandri di Massanzago (Padova), era casalinga. Genitori di sani principi, trasmisero a Giuseppe genuini valori umani, morali e religiosi. Per la professione del padre, la famiglia doveva spostarsi spesso di città in città. Proprio per questo, per non compromettere l’educazione di Giuseppe, i genitori pensarono di affidarlo al collegio “Santa Caterina” a Venezia. Qui affinò il suo carattere e maturò la sua identità umana e cristiana sotto la guida saggia del rettore mons. Dalla Vecchia. Poi Giuseppe seguì la sua famiglia a Padova, dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza. Ma la morte prematura del padre, portò Giuseppe a provvedere al mantenimento della sua famiglia – la madre, due fratelli e una sorella che morirà appena tredicenne – esercitando la professione di avvocato. Tuttavia l’interesse per gli studi sociali ed economici lo spinsero a riprendere gli studi in scienze economiche e politiche; nel 1867 conseguì brillantemente la laurea in diritto civile e canonico, dopo aver discusso la tesi su “l’elemento etico quale fattore intrinseco dell’economia”.

Economista e sociologo
Nel clima culturale del tempo, Toniolo cominciò a interessarsi attivamente all’Opera dei Congressi. Il 29 giugno 1867, nacque la Società della Gioventù Cattolica Italiana, primo nucleo dell’Azione Cattolica Italiana. Nel settembre 1875, durante il II Congresso generale dei cattolici italiani, si stabilì di promuovere, come organizzazione stabile, l’Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici, il cui primo presidente fu Giovanni Acquaderni, fondatore, con il conte Mario Fani, dell’Azione Cattolica. Il 29 dicembre 1889, a Padova, fu costituita l’Unione cattolica per gli studi sociali, il cui presidente e fondatore fu proprio Giuseppe Toniolo che, nel 1893, darà vita alla “Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”.
Toniolo elaborò una sua teoria sociologica, che affermava il prevalere dell’etica e dello spirito cristiano  sulle dure leggi dell’economia. Nei suoi numerosi scritti, propose varie innovazioni: il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi. Dal punto di vista religioso, dal 1894 in poi,Toniolo fu uno degli animatori del movimento della “Democrazia cristiana”. Difese il valore economico-sociale della religione, conciliando così fede e scienza. Nel 1908, pubblicò il Trattato di economia sociale.
Dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, Toniolo fu incaricato di redigere i nuovi statuti del movimento cattolico. Nominato presidente dell’Unione Popolare, nel 1906 ebbe il compito di coordinamento generale delle attività in campo cattolico. Dietro suo impulso, nel 1907 iniziarono le Settimane sociali. Dopo qualche anno, preoccupato della guerra in corso, elaborò uno statuto di diritto internazionale della pace che affidò al papa Benedetto XV.
Toniolo sostenne il suo servizio ecclesiale con fedeltà alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo.

Docente ed educatore
Nel 1873, Giuseppe conseguì la libera docenza in Economia politica. Un anno dopo incominciò a insegnare all’istituto tecnico di Venezia, poi nel 1878 fu chiamato come professore straordinario all’università di Modena e Reggio Emilia per approdare definitivamente come ordinario all’università di Pisa, dove tenne la cattedra di Economia politica dal 1883 fino alla morte, nel 1918.
Come uomo di studio, docente ed educatore, economista e sociologo, Toniolo è considerato il creatore della sociologia cristiana che, per suo geniale intuito, doveva conciliare i fermenti nuovi con i più solidi insegnamenti della verità, della giustizia e della carità contenuti nel Vangelo e con le conseguenti direttive della Chiesa.Tutto ciò in un momento in cui Moleschott insegnava materialismo all’università di Torino, il Lombroso applicava il materialismo alle scienze penali e il Labriola alle scienze economiche, Anguilli e Siciliani insegnavano positivismo all’università di Bologna.
Con l’arrivo di Toniolo a Pisa, l’insegnamento dell’economia politica conobbe una profonda evoluzione:Toniolo fu il primo economista italiano a esporre e applicare sistematicamente i principi della scuola economica etico-sociale cristiana che in altri paesi europei – in particolare Germania, Belgio e Francia – aveva già conosciuto un organico sviluppo. Coordinò la riflessione economica con le indagini della filosofia neoscolastica, con le ricerche storico-sociologiche della moderna scuola cattolica e le correnti politiche della democrazia cristiana.
L’ambiente universitario di allora era caratterizzato dall’anticlericalismo; molto presente e potente era anche la massoneria.
Spesso Toniolo veniva deriso e considerato clericale, ma lui non si intimoriva e continuava in quella testimonianza cristiana in cui fede e ragione contribuiscono a illuminare e a sostenere l’umana ricerca. Rigorosa era la preparazione delle lezioni, costante l’aggiornamento, anche con il ricorso al confronto con pensatori stranieri. Fondamentale il rapporto con gli studenti da «trattare – diceva – come sacro deposito, come amici del mio cuore da dirigere nelle vie del Signore». Con loro Toniolo era severo, autorevole e nello stesso tempo si dimostrava comprensivo e incoraggiante. Aveva legami di vera amicizia: spesso erano i giovani ad accompagnarlo a casa dall’università, ponendo domande, chiedendo chiarimenti, commentando i fatti del giorno e gli avvenimenti sociali.

Sposo e padre
Il 4 settembre 1878 Toniolo sposò Maria Schiratti nella parrocchia di Santa Maria Assunta di Pieve di Soligo (TV). Il loro viaggio di nozze ebbe come tappe Roma, Orvieto, Assisi.
Toniolo sperimentò nel matrimonio un’integrazione, un’intesa che lo sostennero e lo spronarono in tutti i campi del suo impegno. «Il papà – ricorda la figlia Teresa – aveva con la mamma una fiducia e una confidenza completa, tanto che la consultava non solo nella vita di famiglia, ma anche nei suoi lavori scientifici, nella sua attività sociale, nei rapporti con i colleghi». Il segreto di una vita di coppia così riuscita era nella condivisione della vita spirituale: incominciavano la loro giornata partecipando insieme alla prima Messa mattutina e scandivano le occupazioni quotidiane con ripetute preghiere.
La profonda unione tra Giuseppe e Maria, portò a rallegrare la famiglia con sette figli. La loro fede segnò tanti momenti di gioia, ma anche tanti di sofferenza: la scomparsa prematura dei genitori e di tre figli in tenera età e più tardi di Emilia, già suora di clausura. Nonostante i suoi numerosissimi impegni professionali e sociali, Giuseppe trovava sempre il tempo da dedicare ai suoi figli giocando con loro, leggendo libri e partecipando alle rappresentazioni teatrali che si realizzavano con il contributo di amici e parenti tra le mura domestiche.
«Tutte le domeniche – ricorda ancora la figlia Teresa – tornati da Messa, papà ci riuniva nel suo studio e anche le persone di servizio dovevano venire per ascoltare la spiegazione del Vangelo. Tutte le mattine, dopo la colazione ci leggeva una breve meditazione che ci desse il pensiero per tutto il giorno. Alle sei della sera dovevamo tutti ritirarci in camera per fare un’ora di raccoglimento e di studio; ed era solito ripeterci: per carità non vi dissipate». E alla sera benediva i figli dopo aver pregato insieme con loro. Giuseppe aveva molto a cuore e seguiva personalmente il percorso formativo dei figli e a questo proposito è significativa una lettera, ricca di richiami alla vita interiore, ma anche di consigli pratici, indirizzata al figlio Antonio: «Non stare mai in ozio, fa’ visite, parla con quelli di casa, va’ ogni giorno in bicicletta, passeggia, fotografa...». E alla vigilia della maggiore età, l’appello è ancora più intenso: «Non dimenticarlo mai; dentro di te e fuori di te poni a obiettivo della tua esistenza il quaerite primum regnum Dei e fa’ di cercarlo e di custodirlo con la pietà».

Al di là del suo sistema di pensiero e delle sue strategie operative, Giuseppe Toniolo va riscoperto proprio nella sua interiorità, quella che emerge con speciale intensità dalle pagine del suo diario. Lì si legge il proposito che attraversa tutta la sua vita: «Voglio farmi santo». Da una lettura attenta della sua corrispondenza e del suo diario emerge l’intuizione spirituale di essere chiamato a farsi santo nel quotidiano della comune vita laicale: famiglia e professione, fedeltà a Dio e all’umano.

(Anna Maria Gellini, su Testimoni 8 del 2012)