MEDIAEDUCATION - Mondo Voc febbraio 2014                                        Torna al sommario

 

 

DUE CAPOLAVORI A CONFRONTO

L’effusione dello Spirito Santo nell’arte

La Pentecoste secondo Giotto


di Stella F.


Pentecoste_Giotto_PadovaMentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At. 2, 1 – 4).

Con queste parole le Sacre Scritture descrivono “Il giorno di Pentecoste [al termine delle sette settimane pasquali, in cui] la pasqua di Cristo si compie nell'effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza Cristo Signore effonde a profusione lo Spirito” (cfr. At 2,33-36).

 


A Padova, nella Cappella degli Scrovegni

Tra il 1303 e il 1305, Giotto da Bondone raffigura la Pentecoste in un affresco del famoso ciclo nella Cappella degli Scrovegni a Padova. È la seconda volta che si cimenta con questo tema, già rappresentato ad Assisi nella controfacciata della Basilica Superiore.
La scena chiude le Storie della Passione di Gesù, collocate nel registro centrale inferiore della parete a sinistra dell’ingresso.

Fedele al racconto biblico, Giotto – molto probabilmente con aiuti – dipinge una loggia sotto la quale sono seduti Gesù (l’uomo il cui volto è coperto dalla colonna e di cui si vedono solo le inconfondibili ciocche di capelli cadenti sulle spalle) e undici Apostoli. Ne manca uno, Giuda, nel frattempo morto. In linea con la tradizione iconografica più antica, non viene raffigurata la Madonna che invece, nei racconti biblici, era presente con altre donne nel momento in cui soffiò il vento dello Spirito sui seguaci di Cristo.

Interessante la soluzione trovata per rappresentare le lingue di fuoco che discendono su ciascuno dei presenti. Giotto le immagina simili a raggi di luce, di una luce rossa – come il fuoco appunto – che irradia dall’alto, quindi da Dio Padre.

 


Nella serie sulla vita di Gesù

Pentecoste_Giotto_LondraUna ventina di anni dopo il pittore toscano torna sul tema della Pentecoste nelle Sette tavolette con storie di Gesù. Si tratta di una serie di dipinti a tempera e oro su tavola che raffigurano momenti salienti della vita del Messia. Il racconto parte con l’adorazione dei Magi e giunge alla Pentecoste, narrando – in quattro delle sette tavole – episodi legati alla passione e alla morte.
Il tema stavolta è affrontato facendo ricorso ad una soluzione spaziale innovativa, che mostra anche la crescita artistica di Giotto. Il loggiato sorretto da archi a sesto acuto, cede il posto ad una stanza in cui le pareti sono raffigurate per metà, lasciando libera la visuale sugli interni, di cui colpiscono i bellissimi decori del soffitto.

Stavolta il simbolo dello Spirito, identificato con la colomba, è presente in alto al centro, mentre i raggi che investono come lingue di fuoco gli Apostoli sono resi con delle fiammelle sulla testa di ciascuno.

Anche in questo caso è assente Maria, ma – in un quadro prospettico comprensibilmente acerbo – compaiono degli astanti che guardano ciò che accade nella stanza. I due in primo piano sono speculari e simmetrici, ottenuti dallo stesso cartone, ribaltato.

La tavoletta, che ha dimensioni contenute (45 x 43,5 centimetri) – come tutte quelle di questa serie – è custodita presso la National Gallery di Londra.

 

 


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