ATTUALITÀ - Mondo Voc novembre 2013                                                    Torna al sommario

 

 

 

“FINISCA IL RUMORE DELLE ARMI!”

 

“La pace è un bene di tutta l’umanità”

 

Le parole di Papa Francesco

 

Le parole forti e determinate di Papa Francesco che, in varie occasioni, a ridosso del pericolo del coinvolgimento delle Nazioni nella guerra in Siria, ha richiamato tutti alla preghiera e al lavoro per la Pace. Una denuncia perentoria – sulla scorta degli insegnamenti di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II –  della barbarie e della disumanità di tutte le guerre.

 

di Salvatore Izzo

 

Papa_Francesco_paceUniti in preghiera per la pace

Il grido della pace giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace”.  Sono le parole di Papa Francesco all’Angelus del primo settembre,  quando ha annunciato per il successivo 7 settembre - vigilia della ricorrenza della Regina della Pace - una Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, invitando ad unirsi “nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre religioni e gli uomini di buona volontà”. Con questa iniziativa, Bergoglio si è reso protagonista di una vera e propria campagna per fermare un possibile attacco alleato, caratterizzando così i primi mesi del suo Pontificato.


Accanto alla preghiera, la sua “strategia” (che ha ripercorso quella di Giovanni XXIII, che nel 1963 contribuì ad evitare un’escalation militare dopo la crisi della Baia dei Porci che coinvolgeva Usa e Urss, ma anche i tentativi - purtroppo non sempre fortunati - di Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger di fermare guerre e tensioni internazionali) ha previsto discreti contatti diplomatici ed un forte appello al G20, indirizzato al leader russo Vladimir Putin che lo presiedeva. “Il mio cuore – ha spiegato  Bergoglio per motivare i suoi gesti – è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato dai drammatici sviluppi che si prospettano”. Con grande saggezza e apertura interreligiosa, il Papa ha anche esplicitamente esortato a quella  lotta spirituale che il Corano chiama ‘jihad’ (mentre la guerra militare è la ‘piccola jihad’), come ben sanno gli islamici moderati che seguono con attenzione gli interventi di Francesco e che sono stati presenti in buon numero alla veglia di piazza San Pietro.

 


La condanna delle armi chimiche

Papa_Francesco_pace_2“Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche: ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini”, ha chiarito il Papa nell’Angelus del primo settembre , in risposta forse alle critiche ricevute su una presunta equidistanza (che non c’è) tra aggressori e vittime nella crisi siriana. Contro la repressione del regime sanguinario di Damasco, Francesco ha usato infatti toni molto duri.

 

“C’è un giudizio di Dio e della storia alle nostre azioni, a cui non si può sfuggire”, ha ricordato,  con parole simili all’anatema contro la mafia lanciato nel 1993 da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi: Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!”.

 

Rivendicando l’unità territoriale della Siria e il rispetto delle minoranze, Francesco si è però guardato bene dal prendere posizione a favore dell’uno o dell’altro dei contendenti.

 

La pace – ha detto – è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità mentre “non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli”.

 


Il dolore dei bambini

Guarda al dolore del tuo fratello! Pensa ai bambini, soltanto a quello: ferma la tua mano!”. Questa invocazione, rivolta ai moderni Caino (che “rinasce in ogni violenza, in ogni guerra”) ha commosso il mondo intero che il 7 settembre era sintonizzato con piazza San Pietro,  in occasione della giornata di digiuno e di preghiera. “Con altrettanta forza”, Francesco ha poi chiesto aiuto per le vittime del conflitto: “Esorto – ha detto – anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana”.

 

“Non sia risparmiato – si è raccomandato – alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto”.

 


Una guerra per guadagnare?

guerra_siriaMentre altri grandi leader giustificavano con la difesa dei diritti umani dei più deboli la possibilità di un intervento militare in Siria, Papa Francesco ha invitato a dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve; dire no alla violenza in tutte le sue forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. “Ce n’è tanto! Ce n’è  tanto!”, ha esclamato affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico, domenica 8 settembre.

 

Ed è in questo ragionamento che il Papa ha collocato la denuncia fortissima sul rischio che l’industria bellica condizioni le scelte dei governi: “Sempre – ha scandito – rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là, perché dappertutto ci sono guerre,  è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?”.

 

“Questi – ha spiegato – sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune”.

 


Distruzione e dolore seminati come fosse normale

Per Papa Francesco, “la violenza e la guerra non sono mai la via della pace”.  Invece, “come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte!”, ha denunciato. “Finisca il rumore delle armi!”, è dunque l’invocazione di Francesco. “La guerra  segna sempre il fallimento della pace, è sempre   una sconfitta per l’umanità, ha sottolineato ripetendo ancora una volta  le parole di Paolo VI alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965: “Non più gli  uni contro gli altri, non più, mai!... Non più la guerra, non più la   guerra!”. La pace – ha assicurato inoltre Papa Bergoglio, di nuovo con le parole  di Montini – si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità”.

 

 

 


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