STORIE DI VITA - Mondo Voc maggio 2013                                             Torna al sommario

 

 

La vita che ti sorprende


Una coppia di giovani pieni di sogni e di speranze. Una gravidanza inattesa, un parto travagliato, una vita bisognosa di un “supplemento” di cure e attenzioni, l’abbandono e la fuga dalle responsabilità da parte di lui, il lento riavvivinamento e, infine, la gioia di una riconquistata unità che si espande aldilà della coppia, e si allarga in una realtà di condivisione e di solidarietà.


di Michele Pignatale


ragazza_madreMaria Elena e Carlo, una giovane coppia della provincia di Agrigento. Si sono conosciuti durante il liceo. Insieme hanno iniziato a frequentare l’università a Catania, ma il percorso scolastico di lei si è interrotto a causa dell’attesa di un bambino. Un momento certamente difficile e problematico da gestire. Tra sogni che si ridimensionano e ansie che crescono. Mentre Maria Elena parlando con i genitori aveva preso la decisione di vivere fino in fondo questa nuova esperienza di maternità, Carlo invece, pressato dai genitori, preoccupati che la nuova situazione pregiudicasse il futuro del figlio, fin dal principio ha manifestato freddezza e preoccupazione. Era imprigionato dalle sue paure ed insicurezze e dall’incapacità di leggere la sua vita alla luce della presenza di un figlio. Pressato dai genitori Carlo decide di rompere ogni rapporto con Maria Elena.

 


Il dolore che prende il cuore

“Per me è stato un momento terribile – racconta Maria Elena – mi faceva male sapere che Carlo rifiutava la vita che insieme, in un atto d’amore, avevamo generato. Non era stato un gioco, una follia. Eravamo consapevoli e felici di quello che facevamo. Forse non tanto di quello che poteva succedere. Ma l’indifferenza di Carlo mi faceva soffrire e ancor di più quando seppi che si era trasferito a Roma per continuare a studiare e stare lontano da me”.


“Assumermi subito delle responsabilità mi faceva paura – ci dice Carlo con aria mesta – vedevo infrangersi sogni, speranze, ritmi di vita consolidati. Non mi sentivo pronto a questo evento e il parere dei miei genitori fece il resto. Ero incurante delle sofferenze che procuravo a Maria Elena e il trasferimento a Roma fu sicuramente una fuga pensata nella certezza che avrei risolto il problema soffocandolo nella lontananza. Quando tornavo a Catania, durante le feste, facevo in modo di non farmi vedere troppo in giro. Ma poi la vita riserva sempre delle sorprese…”.

 


La nascita e il distacco

ragazza_madre_2Maria Elena porta avanti la sua gravidanza, ma per un problema durante il parto, il piccolo Antonio nasce con un problema di autismo. Una sofferenza che si aggiunge a sofferenza. Ma non si scoraggia e Antonio diviene la ragione unica della sua vita. Il bambino ha bisogno di cure, attenzioni per dargli un futuro vivibile e di speranza. Carlo, apprende queste notizie da voci di amici comuni, ma non ha il coraggio di rendersi presente. Alla vigilia della laurea, Carlo incontra fortuitamente, Maria Elena in un negozio di una comune amica. L’imbarazzo è forte. Gli sguardi parlano da soli. Solo la lucidità dell’amica rompe quella difficile situazione con parole di meraviglia e di scherzo che allentò per un attimo la tensione. Lei lo avvicina e gli confessa  la sua difficoltà di vivere in un mondo abitato da persone che per sopravvivere al loro egoismo, schiacciano la vita degli altri. Lui la ascolta e si stupisce per parole così dure e visibilmente sprezzanti, provenienti da un dolore sofferto che non trova argine. Colpito dai segni evidenti di quel dolore e dalla vista del piccolo Antonio, sente crescergli dentro un senso di accoglienza e di solidarietà, ma anche di confusione.

 


La speranza si fa strada

ragazza_madre_3È questo stato d’animo che porterà Carlo a chiedere di essere aiutato. Consigliato da un caro amico, si rivolge ad un padre missionario tornato da poco dalla missione in Asia. Con lui si apre totalmente e in diversi incontri mette a fuoco la sua condizione di vita. Sente rinascere dentro un desiderio profondo per Maria Elena e il piccolo Antonio e la disponibilità ad iniziare un nuovo cammino. Ma come fare? Padre Sebastiano prende l’iniziativa ed incontra Maria Elena, la quale si dimostra non disponibile a riconsiderare alcuna ipotesi di incontro per qualsiasi motivo. Il cuore è indurito dal dolore e a Padre Sebastiano servirà molta pazienza  per scalfirlo.


“Non volevo prendere in considerazione nessun incontro – ci dice Maria Elena – il dolore era troppo forte e mi impediva di ragionare e di guardare le cose così come si stavano trasformando. La mia voleva essere una totale chiusura. Per me Carlo non esisteva più. Detti comunque la disponibilità a Padre Sebastiano per altri incontri. Era la luce che si accendeva  finalmente nella mia vita. Quella decisione rappresentava una grazia di Dio che mi veniva data gratuitamente per sciogliere il cuore. Cominciai a pregare e secondo l’invito del Padre, a chiedere le cose belle che desideravo. Era un esercizio difficile avendo tanta rabbia in corpo. Ma mi accorsi che lentamente avvertivo dei cambiamenti che mi aprivano naturalmente a considerare le situazioni in maniera diversa. Dopo alcuni mesi accettai la proposta del Padre ad un incontro con Carlo. Si riprodusse, in quella occasione, lo stesso imbarazzo del nostro precedente incontro, ma poi fummo presi per mano e portati in una piccola stanza. Uno di fronte all’altro. Attimi di silenzio. Occhi che diventavano lucidi e il rimbombo della parola “perdonami” che mi scuoteva l’anima  pronunciata con impeto e con le lacrime da Carlo. La sua mano si avvicinò, mentre la mia tremante era incapace di staccarsi dall’intreccio con l’altra. Fu ancora Padre Sebastiano a prenderle tutte e due e ad unirle. Sentii la stretta di Carlo molto forte ed una energia nuova che sprigionava da essa. Ci abbracciammo”.

 


Una solidarietà più ampia della vita di coppia

famiglia_numDa questo momento la storia di questa coppia prende una piega che solo l’amore può spiegare. Attraverso un cammino durato un anno arrivano al matrimonio e dopo un anno cominciano a ristrutturare una vecchio casolare di campagna per accogliere bambini in difficoltà, in affido, abbandonati. Oggi insieme ad Antonio vivono altri 12 bambini curati da Maria Elena e Carlo.


“Non si può fuggire dai problemi – si confessa Carlo – perché prima o poi le incongruenze saltano fuori, si devono affrontare. Serve un cammino insieme a persone esperte di vita. Io ho capito che proprio nell’imparare a dare la vita, nel desiderare il bene dell’altro, ho riscoperto chi sono e ho ritrovato il grande significato che un uomo e una donna stiano insieme per sempre. Ho imparato quanto sia importante ritornare dall’altro e umilmente chiedere perdono. In quel momento scoppia la vita, irrompe la grazia che poi devi meritartela con le tue azioni. Alle giovani coppie mi sento di raccomandare di mettere sempre Dio in mezzo e farlo vedere che abita, che vive e che opera”.

 

 

 

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