STORIE DI VITA - Mondo Voc febbraio 2013                                                                  Torna al sommario

 

 

 

La ricchezza del bene comune

 

 

La storia di Massimo che nel Molise coltiva la terra più come una missione a scopo umanitario che come una professione finalizzata al reddito, e scopre così la vera ricchezza del lavoro della terra in una condivisione di valori umani con molti lavoratori extracomunitari, che alla fine non sono più dipendenti ma collaboratori e amici.


di Michele Pignatale

 

contadino_toscano_agricoltore_pomodoriAlle origini di Massimo c’è il Molise, una piccola regione, morfologicamente varia, che pur subendo decise trasformazioni dal progresso, ha conservato, diremmo quasi intimamente, la sua natura derivante dalla cultura millenaria risalente all’epoca sannita e romana., Massimo, 24 anni, vive in campagna nella provincia di Campobasso dove ha fatto i suoi studi raggiungendo il diploma di perito agrario. Un indirizzo indotto dalla pratica della sua famiglia storicamente impegnata nel coltivare la terra e curare l’allevamento di bestiame.

 

Una tradizione, quella contadina – ci racconta Massimo – che ha caratterizzato la mia famiglia da diverse generazioni e che io ho voluto continuare soprattutto per amore della natura oltre che per dare continuità alla tradizione familiare. Sono cresciuto in campagna e ho vissuto nei pascoli. E questa realtà è diventata tutto uno con la mia vita anche se non è facile, come non lo è mai stato, vivere e lavorare la terra. La campagna per le sue dure leggi legate  a diversi fattori che ne condizionano il lavoro e i risultati, richiede impegno e sacrificio e se non sei disposto a questo vale la pena abbandonare e dedicarsi ad altro. Così hanno fatto diversi miei amici. Avendo avuto la possibilità di gestire della terra, alle prime difficoltà hanno gettato la spugna e sono partiti per altre strade. Io ho deciso di rimanere e di fare in modo che quel bene ricevuto potesse portare frutto per me e per quelle persone che mi danno una mano”.

 

 

Sogni e desideri

stranieri-italiaIn questa opera Massimo ha investito i suoi sogni e i suoi desideri ed anche una visione della vita che è andata maturando man mano che assumeva più responsabilità sul lavoro per sopperire alla malattia del padre. Non lo ha fermato neanche una velata malinconia derivata dalla partenza degli amici più cari. Anzi da qui ha saputo ricavare quel coraggio necessario per trasformare totalmente l’organizzazione del lavoro e delle diverse produzioni.


Ha cominciato a circondarsi di persone, tutte extracomunitari, che hanno bussato alla sua porta in cerca di lavoro e ha saputo, nonostante qualche esperienza negativa, assegnargli un compito ed una responsabilità, denunciando la loro presenza e regolarizzando la loro posizione. Una sfida folle avendo solo un piccolo capitale e sapendo i rischi che le coltivazioni riservano, specie in tempi meteorologici difficili. Ha costituito una piccola comunità di lavoro, ristrutturando delle stalle inutilizzate e creando delle piccole residenze autonome.

 

 

La prima risorsa è quella umana

“Non potevo immaginare di portare avanti questo lavoro solo con le mie forze e qualche aiuto sporadico di vecchi contadini a riposo. Se volevo salvaguardare il lavoro di tanti anni bisognava fare un cambiamento. Ho puntato sulla risorsa umana. Le persone che da qualche tempo si sono fermate qui, sono persone il cui unico desiderio era avere una vita normale, alla luce del sole. Ho trovato delle persone eccezionali, generose, disposte ad imparare e a credere nel lavoro. È stata la vera svolta.

 

Di fronte a fenomeni meteorologici  negativi che hanno messo a dura prova il risultato di un anno di lavoro, la reazione è stata quella di rimboccarsi le maniche per arginare le difficoltà e salvare il possibile, senza timore e senza tirarsi indietro. Questo per me ha rappresentato una forte spinta a considerare l’apporto di queste persone come un contributo alla realizzazione del nostro bene comune. E soprattutto ad aprire spazi di condivisione di vita. Senegalesi, pakistani e romeni nella loro diversità hanno cominciato ad aprirsi gli uni verso gli altri e loro con me. Ci sono delle serate bellissime che passiamo intorno al fuoco a raccontarci delle nostre speranze. E questo per me rappresenta un vero traguardo”.

 

 

Il bene comune per essere felici

20080402_FOTO_giovani_stranieri_d0Tutto questo Massimo ha potuto realizzarlo anche attraverso un cammino di conoscenza di quella che viene definita l’economia della felicità, sviluppatasi in questi ultimi decenni che riconosce la necessità di un nuovo approccio all’economia e tra gli obiettivi di questa la priorità della felicità dell’uomo e del bene comune, rigettando l’ipotesi che solo attraverso l’accumulo di ricchezza si ottiene la felicità.


“Ho letto e approfondito molto questo aspetto – ci dice Massimo – specie le tesi di Richard Easterlin, economista e demografo americano che constatò che, in un dato momento, chi ha più reddito è in media più felice di chi ne ha meno ma, con il passar del tempo, questa felicità va via via diminuendo man mano che crescono le aspirazioni dell’individuo. Ci sono diversi passaggi interessanti che io ho preso ed ho applicato e poi ci  ho messo anche un po’ di Vangelo specialmente per quanto riguarda la giustizia, il rispetto dell’altro, la pace. Non ho voglia di arricchirmi. Mi basta quel poco che possa creare e mantenere armonia con me stesso, con i miei dipendenti, con la terra che lavoriamo e con i nostri clienti che guardano la cura e l’amore che ci mettiamo nei prodotti che sforniamo e che finiscono sulle tavole degli italiani.


Vivo sensazioni straordinarie quando mi capita di condividere sorrisi e felicità dei miei lavoratori per il lavoro retribuito, per l’acquisto di una moto usata per essere liberi nei loro spostamenti, nella cura delle loro residenze, al ritorno dalle ferie passate nel loro paese fra i familiari. E per finire la condivisione di una gioia nuova: la nascita di un bimbo della prima coppia della nostra comunità di lavoro. A me basta tutto questo; è la mia vera ed autentica ricchezza.




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