ATTUALITÀ  - Mondo Voc gennaio 2013                                                        Torna al sommario

 

 

Papa Benedetto cultore della bellezza 

 

“L’arte parla sempre della bellezza di Dio”


Il tema della bellezza è uno dei paradigmi principali con i quali interpretare il pontificato di Benedetto XVI. Un messaggio rivolto agli uomini e alle donne del nostro tempo, in particolare ai giovani, affinché scoprano tutta la bellezza di Cristo e il fascino del suo Vangelo.

 

di Salvatore Izzo


Benedetto_bellezza

“La vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della bellezza che ferisce l’uomo”. È un’immagine molto forte, e che a sua volta lascia il segno, quella evocata dal cardinale Joseph Ratzinger, in un messaggio indirizzato al Meeting di Rimini del 2002.

“La bellezza – aveva scritto il futuro Papa commentando il salmo 44 – è certamente conoscenza, una forma superiore di conoscenza (...) più reale e più profonda della mera deduzione razionale”. Dieci anni dopo, nell’omelia della Domenica delle Palme 2012, Benedetto XVI è tornato sullo stesso concetto per proclamare la necessità di uno sguardo “sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità”.


E appena pochi giorni fa, in un messaggio inviato al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della XVII seduta pubblica delle Pontificie Accademie sul tema “Pulchritudinis fidei testis”, il Papa teologo ha affermato che “l’artista, come la Chiesa, è un testimone della bellezza della fede”, la quale, ha aggiunto, “non può mai essere ostacolo alla creazione della bellezza artistica, perché ne costituisce in qualche modo la linfa vitale e l’orizzonte ultimo”.

 


Tema centrale del Pontificato
Benedetto_VangeloPossiamo dire che proprio il tema della bellezza è uno degli elementi che più hanno caratterizzato questo decennio del pensiero ratzingeriano, ricorrendo spesso nel magistero del Pontificato iniziato il 19 aprile 2005 con l’elezione avvenuta sotto la volta michelangiolesca della ineguagliabile Cappella Sistina.


Già nell’omelia per l’inizio del Ministero Petrino, cinque giorni dopo, il 24 aprile, Benedetto XVI si rivolse alla Chiesa e al mondo intero, e soprattutto ai giovani, con un appello forte e accorato dove il concetto è ripetuto più volte: “non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui... Solo in quell’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quell’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”.


Come in un crescendo, il 28 giugno successivo, presentando il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica osservò che “l’arte ‘parla’ sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile”.


E nell’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis, del 22 febbraio 2007, è evidenziato il rapporto essenziale e necessario tra bellezza e liturgia nella celebrazione dei Divini Misteri (“La liturgia – ha scritto il Papa – ha un intrinseco legame con la bellezza” che “non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo”). Il nesso tra bellezza e verità è approfondito poi nel messaggio del 24 novembre 2008, in occasione della XIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie.

 


La bellezza: via per il Trascendente

paesaggioÈ soprattutto nel memorabile Discorso del 21 novembre 2009 agli Artisti radunati nella Cappella Sistina, appartenenti a tutte le arti e provenienti da tutto il mondo, che Benedetto XVI ha però sottolineato più ampiamente la valenza religiosa della bellezza, rievocando l’incontro di Paolo VI con gli artisti (7 maggio 1964), e ricordando il decennale della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II, con una approfondita riflessione sulla bellezza e sul suo rapporto con l’esperienza di fede. “La bellezza – sono state le parole del Papa nella Sistina – proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull’abisso dell’Infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio”.


Per Papa Ratzinger, dunque esiste “una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica”. Il 31 agosto 2011, in una straordinaria catechesi sulla teologia della Bellezza tenuta all’Udienza Generale nella piazza di Castel Gandolfo, ha affermato poi che l’arte “è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto”.


E a 50 anni dal Concilio Vaticano II – concluso non a caso da un appello agli artisti – e a dieci dalla coinvolgente riflessione di Giovanni Paolo II nel suo Trittico Romano (opera poetica ambienta proprio nella Sistina) nei giorni scorsi, all’inizio dell’Anno della Fede, Benedetto XVI ha invitato gli artisti a far sì che il loro percorso artistico diventi “un itinerario integrale, in cui tutte le dimensioni dell’esistenza umana siano coinvolte, così da testimoniare efficacemente la bellezza della fede in Cristo Gesù, immagine della gloria di Dio che – conclude il messaggio al cardinale Ravasi – illumina la storia dell’umanità”.

 

 

 

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