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LETTERE - Mondo Voc dicembre 2012                                                                   Torna al sommario

 

 

perrone

 

  

√ Entrare in Seminario tra squilli di trombe

 

    e rullate di tamburi!!!


 

√ Adozioni da parte di coppie omosessuali...


Risponde Padre Sandro Perrone

  

 

Entrare in Seminario tra squilli di trombe e rullate di tamburi!!!

Caro Padre, la lettera del mese scorso sul sacerdote che ha “lasciato”, mi ha richiamato alla memoria un fatto di un paio di mesi fa. Un giovane della mia parrocchia, che era entrato in Seminartio tra squilli di trombe e una grande celebrazione in chiesa e relativa grande festa in oratorio, è “uscito” dal Seminario ed è “rientrato” in famiglia. Forse a causa di una certa vergogna, non frequenta più la parrocchia e temo che non vada nemmeno più in chiesa. Le chiedo: c’era bisogno di tutto quel “chiasso” per l’ingresso in Seminario e tutto quel “silenzio assordante” per l’uscita?

(Elisabetta G., Latina)


Cara Elisabetta, la risposta è chiaramente: no! Entrare in Seminario o in una Casa Religiosa, dopo un cammino più o meno lungo e serio di discernimento vocazionale non significa automaticamente “avere la vocazione” (espressione brutta che, però, rende bene l’idea). Il cammino vocazionale è lungo e non facile. Volutamente la Chiesa, madre e guida sapiente, richiede che le cose si facciano con calma e ponderazione. E questo anche per evitare quegli episodi terribili di “abbandoni” drammatici. L’entusiasmo, anche in questo campo, non dura molto a lungo; la strada si fa irta e difficile, i problemi e gli ostacoli sembrano moltiplicarsi continuamente. Ma Gesù ci ha avvertito chiaramente: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Chi vuol seguire Cristo, prima ancora di prendere la sua croce, deve rinnegare se stesso, cioè deve abbandonare tutto quello che il mondo chiama e reputa valori, per abbracciare i valori evangelici: l’umiltà, la carità, la generosità, ecc., come ha fatto il Signore Gesù. Comprendi chiaramente che non tutti se la sentono di percorrere questa strada, anche se l’hanno cominciata tra squilli di trombe e rullare di tamburi (per usare le tue parole). Il bene va compiuto senza fanfare e senza chiasso, anzi “non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6,3). L’umiltà è certamente la virtù più difficile, ma è anche la più utile!

 


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Adozioni da parte di coppie omosessuali

Caro Padre, le esprimo il mio disagio nel non saper rispondere molte volte nelle discussioni che ci sono sul posto di lavoro o nei viaggi di trasferimento da e per casa. Nel caso specifico, si trattava della possibilità delle adozioni da parte di coppie omosessuali. Personalmente sono contrario, ma non ho argomenti per controbattere quelli che parlano di “diritti civili” e di nazioni “più progredite” (rispetto all’Italia), a causa della religione cattolica, che sarebbe il motivo dell’arretratezza civile della nostra nazione. Cosa si potrebbe rispondere in proposito?

(Giacomo P., Monza)


Caro Giacomo, è molto difficile condensare in brevi righe un arghomento che di per se stesso è complesso e difficile. È vero che alcune nazioni, tra cui gli Stati Uniti e la Spagna, hanno varato una legislazione favorevole all’adozione anche per le coppie omosessuali (ma vi sono non poche differenze tra una legislazione e l’altra), sulla base del principio che una coppia – comunque sia – una volta che abbia contratto matrimonio “ha diritto” anche all’adozione di figli, nel caso che non ne potesse avere naturalmente. Il punto della questione è questo: di quale “diritto” si tratta? Del diritto dell’adulto di avere comunque una “famiglia” completa o di quello del bambino, che ha l’assoluto diritto ad una coppia genitoriale (papà e mamma), che lo accolgano con gioia, lo educano e lo introducono nella vita nel modo più sereno e sano possibile? Si parla sempre e solo del diritto degli adulti, ma mai dei diritti dei bambini “adottati”, che non potranno mai dire “papà” o “mamma” ai loro “genitori”. E non lasciamoci incantare dagli spot pubblicitari, che mostrano bambini felici e contenti con due “papà” o due “mamme”! La natura ha voluto questo e non c’è “cultura” che tenga. Come vedi, di proposito non ho voluto citare il “discorso religioso”, ma è sempre da lì che occorre ripartire: Dio ha creato l’uomo “maschio” e “femmina” (cfr. Genesi) e dalla reciproca donazione, immagine di quella trinitaria, nasce l’amore e i figli, frutto di questo amore. Come vedi, negato Dio, tutto è possibile! Altro che arretratezza e oscurantismo: con abili manovre di marketing “politicamente corretto”, si travolge ogni verità e valore: il bianco diventa nero e il nero bianco!. Ma la natura non si inganna: presto o tardi presenterà il suo conto da pagare e sarà molto salato.