DIVERSO PARERE - Mondo Voc ottobre                                                                     Torna al sommario

 

 

DA EVENTO EPOCALE A STRUMENTO STABILE DELLA CHIESA


Istituzionalizzare il concilio

 

In attesa di un Concilio Vaticano III, una proposta che spaventa


Dalle parole del Cardinale Martini un’idea per alimentare costantemente il dibattito nella Chiesa: più spesso concili su temi specifici. Ma davvero sarebbe possibile e proficuo farlo? La Chiesa avrebbe bisogno più spesso di momenti di confronto, vista la rapidità delle trasformazioni che investono la società? Oppure il Concilio deve restare un evento straordinario, importante proprio in quanto tale?


di Aldo Maria Valli

 

vescovi_concilioCosì pensava Martini

Durante una conversazione sulla Chiesa e il suo futuro, il cardinale Martini mi ha detto che a suo giudizio bisognerebbe convocare i concili molto più spesso che in passato e a distanza più ravvicinata. Poiché oggi le trasformazioni che investono il mondo in tutti i suoi aspetti sono molto più rapide e più profonde di un tempo, la Chiesa cattolica – questo il ragionamento del cardinale – non dovrebbe temere di chiamare a raccolta i vescovi e i rappresentanti delle sue varie realtà per mettere a tema alcuni grandi argomenti. Secondo Martini, un concilio onnicomprensivo non sarebbe utile. Meglio procedere per settori, mettendo al centro di ogni concilio poche questioni. Per esempio, se ne potrebbe dedicare uno alla morale familiare e sessuale, uno alla situazione del clero, un altro al dialogo ecumenico, e così via. “Ma prima di tutto - mi ha detto il cardinale – ci vorrebbe un concilio per confrontare i diversi linguaggi che oggi si incrociano e spesso non riescono a stabilire una comune lunghezza d’onda. C’è un linguaggio della scienza e uno dell’economia, uno della politica e uno della Chiesa. Spesso usiamo le stesse parole ma non intendiamo la stessa cosa. Per esempio, la parola vita ha un significato diverso per la scienza e per la religione”.

 


Tra contro …

La proposta del cardinale Martini mi sembra degna di essere presa in considerazione, anche se mi rendo conto che può spaventare la macchina curiale. Un concilio è sempre, per il governo centrale della Chiesa, un avvenimento in una certa misura destabilizzante, un processo difficilmente gestibile, qualcosa che si sa come incomincia ma non si sa come, e quando, potrà finire. E non sottovaluterei nemmeno la questione dei costi economici. È un aspetto sul quale raramente si riflette, ma il Concilio Vaticano II ha dimostrato che un’assise del genere è decisamente costosa e questi in cui viviamo sono tempi di vacche magre.

 


…e pro

vescovi_concilio_2L’aspetto più convincente della proposta di Martini mi sembra che risieda nella possibilità di sdrammatizzare un po’ il concilio, pensandolo non più come avvenimento epocale, destinato a fare da spartiacque tra ere diverse, ma come uno strumento di confronto e di riflessione al quale far ricorso in modo più libero e anche più regolare. Non per cadere in un forma di assemblearismo, che potrebbe facilmente creare confusione e sconcerto, ma per dar voce a tutte le espressioni del popolo di Dio, soprattutto a quelle che normalmente non hanno l’opportunità di manifestare le proprie esigenze e il proprio punto di vista.


Qualcuno potrebbe obiettare che esistono già i sinodi dei vescovi, nati proprio dal Concilio Vaticano II per mantenere aperto il confronto tra i pastori. È vero, ma il sinodo, così com’è andato strutturandosi nel tempo, è diventato uno strumento troppo bloccato, troppo gestito dal governo centrale della Chiesa e poco aperto a un vero dibattito. Si è burocratizzato e ha perso per strada la sua valenza di autentico cantiere di idee e di proposte.


Avremo dunque un Concilio Vaticano III? Nessuno al momento lo può dire né è possibile fare una previsione circa i tempi. Molto dipenderà dal successore di Benedetto XVI. In ogni caso, con Giovanni XXIII, lo Spirito Santo ha già abbondantemente dimostrato di saper fare autentiche sorprese.

 

 

 

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