DIVERSO PARERE - Mondo Voc giugno - luglio 2012                                               Torna al sommario

 

 

I MESTIERI DEL FUTURO


Giovani, inventori naturali… del lavoro

 

Immaginano e vedono ciò che gli adulti nemmeno pensano

 

di Aldo Maria Valli

 

giovani_invetori_lavoroIl divario generazionale come opportunità da sfruttare

Tempo fa il mio figlio ventiquattrenne, che lavora nel campo dell’informatica, mi ha detto “Noi giovani dovremmo ringraziare voi vecchietti. Grazie alla vostra ignoranza e al vostro imbarazzo nel mettervi in rapporto con le nuove tecnologie, noi possiamo inventarci lavori e ottenere anche qualche soddisfazione”.

 

Sono rimasto stupito da questa riflessione. Di solito noi adulti (preferisco questa parola a quella usata da mio figlio) siamo abituati a sentirci criticare dai giovani. Ci dicono che non lasciamo spazio alle loro iniziative, che non ci facciamo mai da parte e che restiamo aggrappati alle nostre professioni impedendo alle nuove generazioni di sperimentare e di mettersi alla prova. Mio figlio, invece, sebbene in modo un po’ paradossale, ritiene che nella mia generazione ci sia anche un pregio: proprio perché noi padri non siamo ancora riusciti ad avere dimestichezza con l’informatica, ecco che loro possono entrare in campo e rendersi utili.

 

Se ci pensiamo, il divario tra i nativi digitali e noi cinquantenni è uno dei più significativi e profondi che si siano mai manifestati nella storia. Nel breve volgere di una generazione abbiamo due culture radicalmente diverse nel modo di accostarsi ala realtà e di rappresentare l’uomo. Dal mondo dei supporti rigidi (come la carta, il nastro per incidere, la pellicola, la macchina per scrivere) siamo passati a quello sempre più impalpabile delle notizie e dei messaggi che viaggiano senza che ci sia il bisogno di imprimerli in qualcosa che noi possiamo toccare. Inoltre, all’idea di realtà fisica si è sostituita sempre di più l’idea di realtà allargata e potenziata grazie al contributo dell’universo virtuale.

 

 

Tra realtà e fantascienza

nuove_tecnologieUna notizia di questi giorni dice che un professore americano, Frank Guenther, capo del Cognitive and Neural Systems Department di Boston, ha inserito nel cervello di un paziente un microchip per trasformare in linguaggio i suoi pensieri. Il volontario, in seguito a un incidente, ha perso la capacità di parola, e il microchip, piazzato sotto la calotta cranica, al confine della zona della corteccia cerebrale predisposta al linguaggio, dovrebbe aiutarlo a recuperare la capacità di espressione verbale.

 

Il connubio tra uomo e macchina ormai è un fatto, e in questo settore le possibilità applicative si stanno allargando con una rapidità senza precedenti, aprendo di conseguenza nuovissimi spazi professionali. Ma questo è solo un settore tra i mille che si possono citare. Pensiamo per esempio all’agricoltura e all’allevamento. Le più antiche delle attività umane stanno ricevendo un contributo importantissimo dalle nuove tecnologie. Ai giovani è chiesto di essere coraggiosi e fantasiosi. Il loro principale vantaggio, rispetto a noi “vecchietti”, è di riuscire a vedere ciò che noi non vediamo e di immaginare ciò che noi non riteniamo neppure lontanamente pensabile. Da parte nostra, si tratta di garantire loro le opportunità.

 

 

Superare i vecchi modelli e investire in fantasia

La crisi economica non è certamente propizia, ma non deve neppure diventare un alibi per giustificare l’immobilismo. Le crisi si superano soprattutto con l’innovazione, con il cambiamento dei vecchi modelli. A noi della generazione precedente tocca il compito di vigilare e aiutare, non certo di bloccare o mortificare.

 

Oggi, sempre più spesso, non si tratta tanto di trovare lavoro, quanto di inventarselo. I giovani sono inventori naturali. Lasciamoli fare!

 

 

 

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