ATTUALITÀ - Mondo Voc dicembre 2011 Torna al sommario
Stile di vita: un atteggiamento mentale più che un modo di vivere.
I "non" che fanno bene alla vita
Riflessioni e dati sul modo di vivere dei giovani
Non mangiare troppo né cibi troppo conditi, non fumare, non bere alcolici, non stare troppo ore seduti al computer o a guardare la tv sono tutte prescrizioni che aiutano ad avere uno stile di vita “buono”. Ma i dati sul modo di vivere dei giovani segnalano spie accese, che richiedono attenzione.
di Novella Caterina
Un’espressione a geometria variabile
Si sente tanto parlare di stile di vita, ma nessuno ha trovato ancora una definizione che possa spiegare esattamente cosa si intenda in realtà con questa locuzione. Il concetto cambia di senso con riferimento ai periodi, ai contesti sociali o agli ambiti a cui afferisce. Oggi è diverso da come fosse inteso ieri, varia anche da parte a parte del mondo ed ha implicazioni diverse a seconda dell’argomento a cui ci si riferisce. Nonostante ciò abbiamo tutti, più o meno, idea di cosa significhi.
Intanto quando si parla di stili di vita un primo distinguo che viene immediato fare è quello tra stili di vita sani o corretti e quelli insani o scorretti. Già questo permette di dedurre che per stile di vita si allude inevitabilmente al modo con cui viene gestita la propria persona, dagli aspetti che riguardano la salute, il benessere psicofisico, l’alimentazione, alle abitudini, al modo di vivere in generale.
A questa premessa viene facile aggiungere una riflessione e cioè che rispetto a ciascuno di questi aspetti il modo di comportarsi può variare. Ognuno di noi ha un proprio criterio per regolarsi rispetto ai vari ambiti citati, ma sicuramente le regole che applichiamo non sono sempre uguali. Siamo certamente più virtuosi e più attenti su alcune cose e meno su altre. Questa considerazione fa scaturire un secondo assunto. Uno stile di vita non è mai totalmente sano o completamente scorretto. Può essere prevalentemente corretto o meno.
Infine un’ultima considerazione riguarda l’esistenza di dottrine su cosa sia bene e cosa non sia bene fare, asserzione condizionata da fattori culturali, sociali e contingenti.
Oggi a contrassegnare uno stile di vita sano sono fattori come un’alimentazione equilibrata, con scarso apporto di grassi, la non sedentarietà, il non consumo di alcolici, fumo e sostanze stupefacenti, corretti ritmi sonno/veglia, controllo dello stress, scarsa esposizione a fonti energetiche inquinanti o dannose per la salute. Prescrizioni che hanno senso in una società come la nostra, dove l’uso delle tecnologie è quotidiano, con conseguente bombardamento costante di onde elettromagnetiche, l’opulenza porta a mangiare molto più del necessario, la qualità dei cibi fa nascere serie preoccupazioni sul nesso con alcune malattie “moderne”, a volte letali, la vita sedentaria ingenera problemi cardiocircolatori e di obesità. Tutte cose queste che 50 anni fa, ad esempio, non erano contemplate e le raccomandazioni per condurre una vita “buona” erano di altra natura, ad esempio igienica.
Un atteggiamento responsabile verso se stessi
Tuttavia uno stile di vita sano non è solo un modus vivendi; prima di tutto è un atteggiamento mentale. “Mens sana in corpore sano” scriveva Giovenale nelle Satire, assunto condivisibile se si pensa che alla base di tutto c’è un fattore culturale di educazione al vivere bene. Ci si forma in questo senso. Si impara ad avere cura della propria persona e del proprio corpo, a rispettarne le esigenze; e questo modo di fare deve essere qualcosa che ci appartiene, uno schema culturale nostro, che quindi sia naturale seguire e non rappresenti una costrizione.
Bisogna far propria l’idea che mangiare bene (in modo equilibrato) non è un dovere impostoci dai nutrizionisti o dai dietologici, ma un modo naturale, quasi istintivo, di prendersi cura di sé e tutelare in modo responsabile il proprio benessere psicofisico.
Qualche dato
I dati ci dicono però che, nonostante si parli continuamente della necessità di seguire certi dettami per vivere bene e in salute, nonostante si riconosca l’importanza di educare i giovani ad un corretto stile di vita, gli italiani restano un po’ discoli in materia e i nostri giovani ne sono una prova.
Troppe ore davanti al computer o alla play station, quindi vita sedentaria, esposizione alle onde elettromagnetiche, dipendenza. Alimentazione sbilanciata, con eccessivo apporto di grassi (mense scolastiche che somministrano prodotti fritti e panini iperfarciti, merendine a cominciare dalla colazione), quindi obesità, problemi di salute (dati crescenti in Italia).
Consumi precoci e smodati di alcolici e sigarette. Un’indagine condotta su un campione di 710 giovanissimi tra i 12 e i 14 anni, commissionata nel 2010 dal Ministero per la Gioventù e intitolata “Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani”, rivela che il 22,3% si è già sottoposto ad una dieta dimagrante (in un terzo dei casi per prescrizione medica), che il 62,9% guarda la televisione fino a 3 ore al giorno e che il 56% ha la tv in camera. Il 47,2% la guarda la sera tardi, prima di addormentarsi. Il 49,2% possiede il computer e lo usa in camera propria, collegandosi tutti i giorni fino a 3 ore. Il 47,6% spende da 10 a 30 euro per le ricariche telefoniche e il 27,7% fuma e il 9% ha provato a fumare una canna. Il 45,7% beve birra e il 39,8 vino. Eppure la percezioni che si tratti di azioni dannose c’è. Per il 54% degli intervistati bere alcolici è rischioso e per il 69,1% lo è fumare, ma il 68,2% dichiara anche di fare comunque cose che reputa “pericolose”.
Sempre i dati rivelano che dopo i 15 anni il consumo di alcolici e tabacco, a volte anche di sostanze stupefacenti, aumenta considerevolmente e aumenta, anche se di poco, la permanenza davanti alla televisione e al computer (studio HBSC 2009 - 2010).
Ma perché queste cose qualificano come insano uno stile di vita e perché è meglio evitare di compierle? La risposta, ovvia ma utile da ribadire, è in uno studio della World Health Organization che dimostra come chi fuma perde 12,2 anni di vita, chi beve ne perde 9,2, chi è in sovrappeso 7,4, chi conduce vita sedentaria 3,3. Fattori che possono anche sommarsi tra loro, riducendo ulteriormente la longevità.
Considerato che la vita media delle persone che vivono nel mondo cosiddetto sviluppato si attesta intorno agli 85 anni, basta fumare, bere di tanto in tanto e non fare attività fisica per accorciare di una ventina d’anni la propria esistenza.
Ecco dunque che qualche “non” serve alla vita. Non solo la migliora, ma la rende anche più lunga.
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