LETTERE - Mondo Voc ottobre 2011                                                              Torna al sommario

 

 


perrone

 


Il nostro Paese è davvero caduto in basso!



Sono profondamente scoraggiata.

 



Risponde Padre Sandro Perrone

 


Il nostro Paese è davvero caduto in basso!

Caro Padre,  

probabilmente non è questa la sede adatta per fare delle valutazioni di ordine politico e sociale, ma non so davvero a che altri rivolgermi per lamentare il degrado incredibile in cui è caduta la nostra Italia. A cominciare dai massimi livelli, mi sembra che si sia toccato proprio il fondo! Ma il peggio è che, dopo averlo detto, ci si accorge che si sta scendendo ancora di più, si sprofonda in una palude mefitica nella quale non sembra esserci più scampo per nessuno. Il disgusto, la rabbia, lo schifo, il rigetto di questo mondo puzzolente e velenoso hanno raggiunto livelli incredibili, con un crescendo che non sembra aver più fine. Ecco, io mi domando: un cristiano, di fronte a tutto questo che cosa deve fare, come comportarsi, come agire e reagire? È vero che non siamo i soli in Europa e nel mondo, ma non credo che sia il caso di dire: mal comune mezza gioia. Qui si somma dolore a dolore e rabbia a rabbia. Attendo con ansia una sua risposta. 

(Pietro, Roma)


Caro Pietro, viviamo momenti difficili, è inutile negarlo: sia in campo politico che sociale o economico, la situazione non appare delle più rosee. Credo di non sbagliarmi nel pensare che, tuttavia, il motivo del tuo sfogo sia soprattutto dovuto alla pubblicazione di alcune intercettazioni che hanno scosso il nostro Paese (e direi anche tutto il mondo). Che si potesse arrivare a questi livelli è francamente difficile da credere. Ma, diceva qualcuno, provare per credere: ed abbiamo provato amaramente! Affermava lo storico Plutarco: “La moglie di Cesare non solo non deve essere colpevole, ma non deve essere nemmeno sospettata!”. E qui non si parla né di mogli né di fidanzate, ma di comportamenti assolutamente inaccettabili, sui quali, in campo religioso, è caduto un assordante silenzio. Non mi riferisco, è chiaro, ai giudizi politici, che sono tutti di parte: si sparla di te ma si tace di me! Mi riferisco ai responsabili a tutti i livelli in campo religioso che potrebbero e dovrebbero dire qualcosa in merito, altrimenti si può dar adito alla voce che, tutto sommato, i fatti non siano gravi e che riguardino unicamente la privacy personale. Non è vero: non sono fatti personali ma sociali, riguardano tutti, se non altro per l’esempio (cattivo) che viene dato. Se mi fosse possibile, vorrei lanciare una condanna chiara e completa di questi comportamenti moralmente sbagliati e umanamente inaccettabili. Ma siccome non sono nessuno, lo dico unicamente a te, caro Pietro. Ma tu, poi, fai la stessa cosa: condanna e non accettare; ripeti questa cosa quanto più è possibile, non accettarla mai e ti accorgerai presto che non sei solo, anzi, ed è da questa coscienza che nasce il rifiuto, la ribellione, l’opinione pubblica, alla quale certi signori sono molto (troppo) sensibili: se certi comportamenti non li cambiano per coscienza, lo facciano almeno per non perdere il posto (la faccia no, quella l’hanno persa già da un pezzo!).

 


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Sono profondamente scoraggiata 

Caro Padre,  

molto probabilmente le avranno già scritto in proposito, ma io sento il bisogno assoluto di sfogarmi con qualcuno e la prego vivamente di ascoltarmi, Sono una ragazza della Sicilia (della provincia di Palermo per l’esattezza), laureata con pieni voti in lettere. Il mio sogno, cullato fin da quando ero bambina, è di insegnare, non m’importa dove. Ho fatto un’infinità di domande e sono stata costretta a rivolgermi anche al mondo fuori della scuola. Ho bussato a mille porte e nessuna si è aperta. Sono da tempo sull’orlo della depressione, non riesco a vedere spiragli o soluzioni e non so più che cosa fare. Sono profondamente scoraggiata, anzi, completamente scoraggiata. Ho perso la fiducia in me stessa e nel futuro. Al di fuori di vaghe forme d’incoraggiamento, non ho avuto nessun aiuto. La grande maggioranza dei miei amici e delle mie amiche è nella stessa condizione. Mi sembra che siamo una generazione persa. Se non sei figlio di qualcuno o se non hai qualcuno alle spalle, non vai da nessuna parte, anzi, non sei nessuno. Se questo ti dà l’Italia, se questo è l’Italia, preferisco andare a fare la cameriera in Germania o negli Stati Uniti! Mi scusi lo sfogo, ma davvero non ne posso più. 

(Rosalia, Palermo)


Cara Rosalia,

qualche giorno fa leggevo il libro di Mario Calabresi, Direttore della Stampa di Torino (e figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso da Lotta Continua), “Cosa tiene accese le stelle”. Il libro vuole essere una risposta ai tanti che, come te, pensano che non ci sia più niente da fare e che l’unica soluzione sia quella di andare a cercare fortuna all’estero. Calabresi riporta varie testimonianze di persone che non si sono arrese e che alla fine ce l’hanno fatta, anche attraverso molti sacrifici. Ecco, Rosalia, a me sembra che oggi manchi proprio la capacità di sacrificarsi per ottenere qualche risultato. Nel 1968 era di moda lo slogan: Tutto e subito! Forse qualche strascico ce lo stiamo portando ancora appresso. I traguardi vanno raggiunti (anche) con la fatica e i sacrifici, rischiando, mettendosi in gioco, ricominciando mille volte. Mio nonno ha combattuto nella Prima Guerra Mondiale, mio padre nella Seconda: hanno attraversato e superato due terribili dopoguerra, che avevano ridotto l’Italia in condizioni ben peggiori di oggi. Il secondo dopoguerra, in particolare, ha visto esodi di massa dal Sud verso il Nord e l’estero, vere e proprie migrazioni; i sacrifici sono stati durissimi e la fatica immensa: ma ai nostri padri non sono sembrati tali, perché li facevano per noi, loro figli, perché avessimo un avvenire migliore e più sereno. Certamente oggi viviamo una difficile stagione di instabilità politica, sociale e, sopratutto, economica; ma non possiamo negare che ci sono molti più mezzi e possibilità rispetto al passato per crescere, migliorare, essere sereni. Un operaio, un falegname o un meccanico possono essere più soddisfatti e felici (si può dire?) di un architetto o di un politico. Non c’è nessuna vergogna a fare la cameriera (c’è invece a rubare o a fare la escort). Devi avere una profonda fiducia in te stessa e puntare con tutte le tue forze sul tuo futuro per costruirlo giorno per giorno: forse non sarà quello che sognavi ma rimane sempre la possibilità di costruire e realizzarsi. L’orizzonte non scompare se si chiude la finestra: è sempre là; attende solo che tu apra la porta e corra a raggiungerlo.