ATTUALITÀ - Mondo Voc ottobre 2011                                                                Torna al sommario

 

 

Crisi di valori e di ideali le motivazioni alla base del disincanto.


GIOVANI E POLITICA,


il binomio che non ha più convergenza


Non si interessano di politica e ne sono disgustati. Non hanno fiducia nelle istituzioni, tranne che nella Presidenza della Repubblica. È questo il quadro che emerge da una recente ricerca ISPO sul tema.

 

di Novella Caterina


novella_ottobre_1Il contesto socioeconomico e culturale

Figli del disincanto. Giovani e partecipazione politica in Europa”. È il titolo di un volume che raccoglie riflessioni sui giovani d’oggi e la politica, sui figli di una generazione che ha vissuto la caduta del muro di Berlino e la fine degli ideali e della passione politica e che paga il prezzo di un contesto ideologicamente incolore.


Ma sono anche i figli di una società provata fortemente dalla crisi economica e devastata dall’assottigliamento dello spessore culturale e morale.


Recentemente l’onorevole Andreotti nella prefazione al libro di Giovanni Di Capua e Paolo Messa, “Dc. Il partito che fece l’Italia”, ha scritto che se nella politica mancano la base morale e quella spirituale è difficile attrarre la gente e in modo particolare i giovani.


Sono questi gli elementi di contesto del binomio giovani e politica, che oggi sembra aver perso la convergenza, alla cui luce vanno letti i dati statistici sul fenomeno.


Delusi, disillusi, arrabbiati, indifferenti, sfiduciati. Sono questi i sentimenti nutriti dai ragazzi nei confronti dell’arte, quella di governare la società, più significativa e importante.


Lo si percepisce dalle loro affermazioni, lo si capisce dalla loro assenza nella vita politica del paese, lo si deduce dalla mancanza di conoscenze sulle questioni che riguardano questo tema.

 


I dati statistici

novella_ottobre_2Sono i numeri a supportare queste affermazioni.


Secondo una ricerca ISPO (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione), commissionata dal Ministero per la gioventù nell’aprile 2010, il 66% dei giovani non ha fiducia nelle istituzioni della politica. Ad essere meno apprezzati sono i partiti politici (solo il 18% crede in loro). Nella classifica precede di poco il Parlamento che si attesta su un 40% di favori e il capo del governo che, poco più di un anno fa, dava fiducia al 42% di giovani.


L’istituzione che ispira più fiducia è la Presidenza della Repubblica (84%) e il personaggio a cui va maggiore ammirazione è Sandro Pertini con il 16% (contro l’1% di Andreotti), anche se il 30% non ricorda alcun uomo politico con ammirazione. A pari merito con la Presidenza della Repubblica, in fatto di fiducia, si trovano le forze dell’ordine, seguite dalle forze armate (83%) e dall’Unione Europea (74%).


Il 22% dei giovani si dice arrabbiato nei confronti della politica. Il 14% diffidente e il 13% disgustato. Il 12% è indifferente e il 9 annoiato. Nel complesso il 58% dei ragazzi nutre sentimenti negativi. È solo il 5% a dichiarare passione per questo ambito.


E si vede.

Sono pochissimi infatti quelli impegnati direttamente e attivamente nella politica.

L’atteggiamento è sicuramente frutto del disincanto nei confronti della politica, ma in parte deriva anche dalla mancanza di informazione e conoscenza delle “regole del gioco”. O forse la suddetta ignoranza è proprio conseguenza del disinteresse e del disgusto che la politica suscita nei ragazzi.


novella_ottobre_3A che età si può votare per leggere un senatore?


La maggior parte sa che servono 18 anni per votare ed eleggere i membri della Camera. Mentre rispetto al diritto d’elettorato attivo dei deputati è infatti correttamente informato il 63% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 73% di quelli tra i 25 e i 34 anni, per l’elettorato attivo al Senato le percentuali scendono sensibilmente. Solo il 46% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni sa che si può votare per eleggere i membri del Senato al compimento dei 25 anni, mentre tra quelli della fascia 25 – 34 è il 54% a saperlo.


Scendono ancora di più le percentuali relative alla conoscenza del diritto di elettorato passivo, cioè dell’età in cui ci si può candidare ed essere eletti. La Costituzione indica 25 anni per presentarsi come deputato (lo sanno solo 46 giovani su 100 di ragazzi nella fascia 18 – 24 anni e 44 ragazzi su 100 di età compresa tra i 25 e i 34 anni) e 40 anni per candidarsi come senatore (lo sa il 41% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 38% di quelli tra i 25 e i 34).

 

 

La distanza

Insomma, il mondo giovanile è lontano dai partiti, dai palazzi e dalle istituzioni o forse, prima ancora, è la politica ad essere distante anni luce dal mondo giovanile. E a nulla valgono le riflessioni di sociologi e politologi sulle cause e le ragioni del fenomeno se poi, quando si arriva al dunque, non c’è mai spazio per le nuove leve nella politica attiva.


E sì che manca l’esperienza nei ragazzi, ma l’entusiasmo, la motivazione ed anche la purezza con cui si accostano ai fenomeni sono doti che mancano ai navigati del mestiere e alla politica farebbe proprio bene una ventata innovativa.

 

 

 

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