ATTUALITÀ - Mondo Voc marzo 2011                                                                     Torna al sommario


Il cinema può diventare uno strumento utilissimo per la pastorale giovanile.


Formare con il cinema

Il cinema può essere un potente alleato nella formazione dei ragazzi: suscita curiosità, affascina, fa volare con la fantasia, emoziona. Ma soprattutto può far nascere domande e discussioni, provocare dibattiti e scambi, stimolare la riflessione. In tutta Italia stanno ricomparendo le sale della comunità e sono numerosissimi i cineforum organizzati da parrocchie, oratori e associazioni.


di Stefania Careddu


careddu_marzo1“Durante le lezioni, a volte, faccio vedere un film. Quella volta c’è stato uno che ha proposto Matrix, pellicola di fantascienza del 1999, perché secondo lui il protagonista, l’eletto a salvare il mondo, è Gesù Cristo nella contemporaneità. L’ho guardato: non era per nulla come dicevano i ragazzi, ma ne abbiamo discusso e poi, come sfida, ho voluto rivederlo insieme a loro, per arrivare a fargli capire che non era come dicevano”.

 

Don Giorgio Pontiggia, un sacerdote milanese scomparso nel 2009 che ha dedicato la sua vita all’educazione dei giovani, aveva imparato da don Giussani che il cinema poteva essere un potente alleato nella formazione dei ragazzi. Perché suscita curiosità, affascina, fa volare con la fantasia, emoziona. Ma anche perché può far nascere domande e discussioni, provocare dibattiti e scambi, stimolare la riflessione. In altre parole: aiutare a crescere. E perché no, a veicolare il messaggio cristiano, magari in modo originale e più accattivante di una tradizionale catechesi.

 

careddu_marzo2“In tanti anni di insegnamento – è la testimonianza di don Pontiggia - ho sempre cercato, appena trovavo qualcosa che rappresentasse visivamente quello che dicevo, di riproporlo. La questione visiva ormai è determinante, più che la lettura: genera immediatamente una sensazione”. L’immagine – che sempre più spesso rimanda al concetto di superficie e di ipocrisia – ha infatti la capacità di andare oltre, di scavalcare i muri del linguaggio e della logica, di arrivare in profondità. Non è un caso che la narrazione sia uno dei pilastri della tradizione cristiana e che Gesù parlasse alle folle in parabole.


“La crisi contemporanea della fede è in grandissima parte una crisi di immagini”, ripeteva il teologo gesuita Avery Dulles. Se dunque, come ha sottolineato mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei, “la fede ha bisogno di trovare conferma non solo nei cosiddetti motivi di ragione, ma anche nell’ambito dell’immaginazione”, il cinema può diventare uno strumento utilissimo per la pastorale, soprattutto di quella giovanile.

 

Così, mentre oggi la tecnologia sforna sofisticati e minuscoli apparecchi con cuffia per cui si ascolta e si guarda da soli, l’andare al cinema – oltre alla scelta della pellicola – sarebbe già un modo per recuperare la ricchezza del vivere un’esperienza insieme agli altri e dello scambiarsi opinioni e sensazioni. Ecco che risulta quanto mai strategico riscoprire il valore dei cinema parrocchiali e delle sale della comunità (che certamente non sono da considerarsi fratelli poveri delle multisala né luoghi appetibili per il basso costo del biglietto) come occasione di incontro e di formazione.

 

careddu_marzo3“La Sala della comunità diventa propedeutica al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani”, ha osservato recentemente il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, ricordando che proprio lì “la comunità ecclesiale, e la Chiesa più in generale, può percorrere nuove strade e usare nuovi linguaggi che riescano a metabolizzare i semi della cultura odierna, individuando cammini di avvicinamento all’uomo di oggi”.

 

L’emergenza educativa, insomma, si può affrontare anche con i vecchi – e forse per qualcuno superati (la diffusione sul territorio smentisce però giudizi affrettati) – cineforum, che secondo Pier Cesare Rivoltella, docente all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, costituiscono “gli unici luoghi in cui oltre a parlare dei film è possibile ragionare sul cinema” ma anche “un’opportunità educativa, essendo un luogo di socializzazione in grado di produrre cultura”.

 

Non si tratta di semplice teoria, perché in tutta Italia sono numerosissimi i cineforum organizzati da parrocchie, oratori, associazioni.

 

A Sassari, ad esempio, la pastorale giovanile diocesana in collaborazione con altre realtà ecclesiali propone da marzo a luglio un ciclo di visioni sul tema del lavoro: precariato, etica lavorativa, lavoro minorile, morti bianche e mobbing saranno affrontati a partire dagli input forniti da alcune pellicole.

 

careddu_marzo4Immigrazione e integrazione sono stati al centro del cineforum “Pensa”, promosso dal Vicariato della Val Fontanabuona, in provincia di Genova.

 

Lo scorso anno il Laboratorio Missionario "Oltre l'Orizzonte" della parrocchia di S. Ippolito Martire a Roma ha lanciato la rassegna cinematografica "Stili di vita... Vivere con stile" per parlare di missionarietà, inculturazione ed accoglienza.

L’Istituto superiore di scienze religiose "Ippolito Galantini" di Firenze ha addirittura ideato il laboratorio "Cinema e Pastorale" per coloro – animatori, catechisti e appassionati – che vogliono imparare a organizzare un cineforum e usare un film a scopo educativo.

 

Del resto, “perché mai i film dovrebbero servire soltanto a passare il tempo, quando possono e debbono illuminare gli spettatori e positivamente indirizzarli al bene?”, si chiedeva Pio XI nell’Enciclica “Vigilanti Cura” nel lontano 1936. Un interrogativo a cui vale la pena dare una risposta.

 

 

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