ORIENTARSI - Mondo Voc febbraio 2011                                                               Torna al sommario

 

 

Gedeone, la salvezza viene da Dio.

 

La vocazione e la matematica del trascendente

 

Il Signore manda all’aria ogni umana pretesa di grandi numeri, perché sia chiaro che lui solo è il salvatore, e salva il mondo proprio con la nostra piccolezza.

 

di Amedeo Cencini

 

cencini_2Israele sta attraversando un periodo di grande crisi, religiosa e politica: rinnega il suo Dio ed è ridotto in grande miseria. Allora “gli Israeliti gridarono al Signore” (Gd 6,6). È un po’ un classico: quando Israele giunge in fondo al baratro delle proprie colpe “si ricorda” del suo Dio e fa giungere il suo pianto fino al suo cospetto. Dio, allora, ascolta e, pur rimproverando il suo popolo, interviene nuovamente nella sua storia. Anche Dio con uno stile inconfondibile: scegliendo un uomo per salvare altri uomini.

 

 

“Dammi un segno…”

Come in altri casi di vocazione, l’elezione divina cade su un uomo lontano dall’idea di essere lui il prescelto, uno dedito alle sue normali occupazioni in quel tempo di grande paura nei confronti dei Madianiti. Ma ciò che sorprende nel dialogo che nasce tra l’angelo del Signore e Gedeone è la sua quasi spavalderia nel chiedere conto a Dio di quanto sta succedendo, come fosse tutta colpa sua. Ed è ancora spavaldo, Gedeone, nello sfidare Dio, pretendendo da lui il segno che è veramente Dio a parlargli e a volerlo come strumento di salvezza d’Israele.

Ci sorprende questo atteggiamento un po’ irriguardoso. In realtà dice la realtà di un rapporto franco, senza paure né false riverenze; un rapporto vero, ove semmai Gedeone non teme di confessare la propria poca fede o l’immagine ancora un po’ infantile e ambigua che ha di Dio.


Ma la preghiera è proprio questo: uno stare dinanzi alla verità di Dio nella verità di noi stessi, senza voler apparire per quello che non siamo, senza metterci a fare le belle statuine per voler piacere a tutti i costi al Signore. Non ce n’è bisogno; Dio ci incontra dove noi siamo, piegandosi lui verso di noi. Com’è bello, infatti, che Dio non se la prenda con Gedeone per la sua pretesa, non faccia l’offeso, accetti Gedeone con tutte le sue ambiguità, e persino con la sua sfida.



“Io sono il più piccolo”

gedeonebibbiaAnzi, è Dio che lo sfida, scegliendolo come suo strumento di salvezza. Gedeone è lì, pieno di paura, a trebbiare il grano di nascosto, in un luogo improbabile come il frantoio, proprio per non farsi scoprire dai Madianiti, e il Dio d’Israele viene a investirlo di questa responsabilità. Ma questo Dio, sembra dire il nostro, si rende conto che è una proposta impossibile? Che io sono “il più piccolo” in una famiglia che è “la più povera”? Strano davvero questo “Dio dei nostri padri”!

E invece è un’altra bella lezione che ci ripropone il senso di ogni vocazione, quasi una sua caratteristica inconfondibile: la chiamata di Dio non è commisurata alle nostre forze e abilità, non è il vestito fatto su misura, né è scelta logica e naturale punto di convergenza di tutti i dati biografici e psicologici individuali. C’è sempre un che di strano e non consequenziale nella proposta divina, come un conto che non torna o un salto nel buio. Ed è così segno decisivo che è da dubitare, semmai, di una chiamata che appare troppo semplice e accessibile alle risorse del chiamato, o è da dubitare del chiamato che si sente capace, pronto, per nulla intimorito dinanzi alle pretese della vocazione. Attenzione dunque: un discernimento vocazionale non è un test attitudinale, e nemmeno un concorso da vincere battendo la concorrenza.

 

 

“La gente che è con te è troppo numerosa”

E, a proposito di concorsi, non è certo un concorso tanto affollato quello vocazionale, almeno ai giorni nostri. Come invece era numeroso l’esercito messo in piedi da Gedeone, quasi 32.000 effettivi, per liberare Israele in nome di Dio. Quel Dio strano che ora gli si rivolge ancora con parole strane: “chiunque ha paura e trema, torni indietro”. Ma come? C’è una guerra difficile da combattere, e tu mi ordini di lasciare andare chiunque semplicemente ha paura? Prima di una guerra un po’ tutti hanno paura. Vallo a capire questo Dio d’Israele!

 

gedeone_1Gedeone comunque obbedisce, e lo piantano in 22.000. Basta così? Nemmeno per sogno. Dio torna alla carica: sono ancora troppi, potrebbero alla fine dire, in caso di vittoria: “La mia mano mi ha salvato”, e vantarsene. E chiede a Gedeone di fare un’altra cernita con un singolare stratagemma. Alla fine saranno 300, una minima parte rispetto ai 32.000 iniziali!


Verrebbe da dire: molti i chiamati, pochi gli eletti. Ma ancor più viene da riflettere: noi oggi siamo sempre a lamentarci della scarsità di vocazioni, e Dio che si permette di giocare coi numeri chiedendone lui una drastica riduzione. Diciamolo francamente: la sua logica è esattamente il contrario della nostra. Noi abbiamo paura di essere pochi, lui chiede a Gedeone di rimandare indietro proprio quelli che hanno paura; noi siamo sempre lì a calcolare – più o meno compiaciuti – l’efficienza dei nostri strumenti, il Signore manda all’aria questa pretesa perché vuole che sia chiaro che lui solo è il salvatore, e salva il mondo proprio con la nostra piccolezza e debolezza.

 

 

“Non vi governerò io… il Signore vi governerà”

Gedeone mostra di capire molto bene la lezione. Quando, in là con gli anni, gli chiederanno di essere lui a governare Israele, non avrà dubbi nel rispondere che non tocca né a lui né a suo figlio assumere questo compito, ma al Signore e a lui solo.


È un messaggio che arriva a tutti noi. Che ci rasserena in questi tempi di ossessive preoccupazioni e di vocazionali angosce: la Chiesa è nelle mani di Dio, non saranno mai il nostro numero o i nostri mezzi l’elemento decisivo. D’altro lato la storia di Gedeone è anche un monito severo: potremmo essere anche noi tra quei chiamati che poi si sono lasciati prendere dalla paura o che si sono precipitati con avidità a dissetarsi. È un rischio che corriamo ogni giorno: essere chiamati e al tempo stesso sempre più dominati dalle nostre cose, interessi, piccole economie, grandi egoismi… Il Dio di Gedeone non sa che farsene di questi disertori, che scappano ancor prima che inizi la guerra.

 

 

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